L'attività di cercatori di tartufi si è tramandata di padre in figlio per secoli (Foto: YouTube)

Il tartufo e la certezza della terra

Alla sua 93esima edizione, la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba valorizza tutta la storia e la cultura ambientale legate alla ricerca di questo fungo pregiato. Grazie ad esso, alcuni giovani arrivano alla riscoperta della natura e dell’importanza della terra

Nella notte scura, tra le colline ammantate di nebbia, si muovono silenziosi uomini che conoscono la loro terra palmo a palmo. Sono i cercatori di tartufi, che si avventurano nelle campagne accompagnati dai loro cani alla ricerca dei preziosi funghi ipogei. Esistono tanti tipi di tartufi diversi, ma sono meno di una decina quelli che si usano in commercio. In Piemonte, l’autunno è la loro stagione per eccellenza, poiché il 21 settembre si apre la cerca del Tuber Magnatum Pico, il pregiatissimo tartufo bianco che, sulla base di quanto stabilito dalla legge regionale, sarà in ristoranti, mercati e negozi fino a fine gennaio.
In questa caccia, dove il tesoro è gelosamente conservato sotto terra, è l’animale con il suo fiuto a guidare il cercatore, il quale dalla sua ha la conoscenza dei luoghi, del clima e dell’ambiente.
È l’uomo poi che, con estrema delicatezza, deve cavare il tartufo dalla terra usando il leggendario zappino per poi coprire tutto per non alterare l’ecosistema. La cerca e cavatura del tartufo, originale connubio tra abilità del cane e esperienza dell’uomo, risultato di un insieme di conoscenze e pratiche tradizionali trasmesse oralmente di generazione in generazione in varie zone del nostro Paese, è stata riconosciuta dall’Unesco Patrimonio culturale immateriale dell’umanità nel 2021.
Il grande fotografo Steve McCurry mentre ritrae i cercatori di tartufo piemontesi

La Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba

Celebrato in numerose manifestazioni in vari comuni, è il protagonista assoluto della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, dove per due mesi, fino al 3 dicembre, si possono acquistare tartufi provenienti dai boschi di Langhe, Roero e Monferrato direttamente dai venditori presenti, con la supervisione e il supporto della Commissione Qualità. Grazie a un ricco programma di eventi – dai laboratori, ai seminari di analisi sensoriale del tartufo, ai cooking show con chef di fama – la fiera albese mette in scena, e in tavola, le eccellenze agroalimentari ed enologiche del territorio.
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Nasce il MUDET

La Fiera quest’anno è accompagnata da una grande novità: la nascita del MUDET Museo del Tartufo di Alba. Nel cuore della città, nel Cortile della Maddalena su via Vittorio Emanuele, il MUDET racconta gli aspetti naturalistici, storici, culturali e gastronomici legati a questo fungo ipogeo che negli anni ha saputo affermarsi a livello mondiale. Fa parte dell’allestimento anche la serie di scatti «Truffle hunters and their dogs», realizzata dal celebre fotografo statunitense Steve McCurry, da oltre 50 anni una delle figure iconiche della fotografia contemporanea. Curata da Maurizio Beucci, raccoglie i ritratti realizzati da McCurry ai trifolau piemontesi, come vengono tradizionalmente chiamati i cercatori. L’esposizione, realizzata ad hoc per il museo, è prodotta ad opera della Città di Alba, con il coordinamento e la collaborazione del Centro Nazionale Studi Tartufo e il contributo della Regione Piemonte, oltre al coinvolgimento di Visit Piemonte e Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba.
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L’Alba del Futuro

La 93ª edizione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba è nel segno de “L’Alba del Futuro”. «È la prima volta nell’epoca moderna – spiegano gli organizzatori – in cui non c’è più una trasmissione di saper fare ed esperienze in campo lavorativo tra genitori e figli, essenzialmente per la velocità con cui stanno cambiando le competenze e gli strumenti per valorizzarle. La tecnologia sta stravolgendo il mercato del lavoro, i tempi, i profili e le tipologie di professioni. La velocità di questi cambiamenti, il venir meno di ideologie politiche e l’affievolimento dei credo religiosi, soprattutto nel mondo occidentale, sta creando smarrimento, soprattutto tra coloro che il futuro lo devono scrivere: i giovani. Ma il bisogno di trascendenza è insito nell’essere umano e la necessità di credere per sentirsi rassicurati altrettanto: la ricerca di riferimenti e certezze ci tiene vivi e ci tranquillizza.
C’è un nuovo bisogno di umanità e di territorialità, c’è una riscoperta della natura e dell’importanza della terra per ciò che ci può dare e per la possibilità di mettere radici che ci offre.
Nell’era tecnologica che ci pone di fronte a esperienze tra finzione e realtà, a cambiamenti epocali in tempi brevissimi sradicandoci da abitudini e convinzioni, l’essere umano torna ad avvicinarsi ai riferimenti atavici: la terra dove le radici affondano e da cui nasce la vita. Se il futuro ci riserva molte incertezze, la terra sarà una delle certezze del futuro».

Tartufi e ambiente

Ed è proprio nella terra che il tartufo bianco nasce e cresce e la sua magia deriva dal fatto che non lo si può coltivare. Il Tuber Magnatum Pico infatti cresce solo spontaneamente, in condizioni climatiche particolari ed in simbiosi con altre piante, come farnie, roveri, cerri, pioppi, salici, tigli, alberi di cui le zone piemontesi delle Langhe e del Monferrato sono ricche. Aree caratterizzate da un equilibrio ecologico delicato, sulle quali riflette anche il cambiamento climatico: la siccità è infatti tra i nemici dei tartufi. Questo spiega perché i fermi biologici, per consentire ai funghi di sviluppare il proprio ciclo vitale, sono essenziali. Altro aspetto che lo rende ancora più misterioso ed intrigante è il fatto che il tartufo dà odore solo quando è maturo e quindi il tempo utile per trovarlo è limitato, perché poi inizia a deperire. La passione per la cerca si tramanda spesso in famiglia, di padre in figlio, ma oggi ci sono anche ragazzi che si avvicinano a questo mondo affascinati anche dal rapporto che permette di vivere con la natura e dall’unicità della relazione con il proprio cane. «La voglia di cimentarmi nella cerca è nata per curiosità, alle superiori, ma ben presto è diventata una malattia», racconta divertito Stefano, uno di questi giovani trifulau, come vengono chiamati i cercatori in Piemonte. «Ricordo ancora il momento in cui io e il mio cane dell’epoca trovammo il primo tartufo, una emozione indimenticabile».

Saperenetwork è...

Marina Maffei
Marina Maffei
Giornalista e cacciatrice di storie, ho fatto delle mie passioni il mio mestiere. Scrivo da sempre, fin da quando, appena diciassettenne, un mattino telefonai alla redazione de Il Monferrato e chiesi di parlare con l'allora direttore Marco Giorcelli per propormi nelle vesti di apprendista reporter. Lì è nata una scintilla che mi ha accompagnato durante l'università, mentre frequentavo la facoltà di Giurisprudenza, e negli anni successivi, fino a quando ho deciso di farne un lavoro a tempo pieno. La curiosità è la mia bussola ed oggi punta sui nuovi processi di comunicazione. Responsabile dell'ufficio stampa di una prestigiosa orchestra torinese, l'OFT, scrivo come freelance per alcune testate, tra cui La Stampa.

Sapereambiente

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