Un piatto a base di tartufo bianco di Alba

La Fiera Internazionale del tartufo di Alba, fino al 4 dicembre nella città piemontese. È l'occasione per scoprire un territorio speciale e ricco di cultura e biodiversità

Ad Alba, dove il tartufo è cultura

Fino al 4 dicembre nella città piemontese, la Fiera internazionale dedicata al celebre fungo ipogeo. Un’occasione per assaporare piatti prelibati e di qualità, ma anche per scoprire un territorio unico, colto e ricco di biodiversità. Anche sulle orme di Beppe Fenoglio, il grande scrittore di cui si festeggia il centenario

«Time is up». Il tempo è scaduto. È uno slogan che è provocazione e, al contempo sfida, quello che accompagna ad Alba, capitale storica ed economica delle Langhe, la 92esima edizione della Fiera internazionale del Tartufo bianco . «Il tempo è scaduto, se non prenderemo coscienza dei rischi che il cambiamento climatico comporta», dicono dalla Fiera piemontese. Il tartufo, che nell’immaginario collettivo è per tutti una prelibatezza gastronomica, è anche un indicatore della salute dell’ambiente. Per questo, la città che dai primi di ottobre fino al 4 dicembre racconta, in tutte le sue declinazioni, il Tuber Magnatum Pico, quest’anno affronta il tema della sostenibilità e dei rischi connessi al cambiamento climatico, mettendo al centro del confronto l’urgenza di agire: rapidamente, consapevolmente, con etica e responsabilità sociale.

«Il tartufo è una perfetta rappresentazione dell’armonia naturale – spiegano gli esperti –. Cresce in simbiosi con le radici degli alberi, laddove le condizioni climatiche si presentino particolarmente favorevoli. Il 2022 ha segnato per il nostro Paese e in particolare per il Piemonte una siccità senza precedenti. L’assenza di precipitazioni è un segnale preoccupante per l’ambiente, per le coltivazioni e anche per il tartufo».

 

 

Alla scoperta del fungo ipogeo

Forse non tutti sanno che il tartufo è un fungo ipogeo, che vive quindi sotto terra, e che ha un tempo di crescita e maturazione di circa due mesi. La raccolta del tartufo bianco d’Alba, che è consentita dal 21 settembre al 31 gennaio, ad ottobre è stata scarsa. Si attende di vedere l’evoluzione nelle prossime settimane. E, come rileva prosaicamente Stefano Mosca, direttore della Fiera, «è vero che senza tartufi non si resta senza cibo, ma è altrettanto vero che, nel momento in cui questi non ci saranno più, significa che il cambiamento climatico avrà compromesso tutto». «La sfida che la Fiera si propone di raccogliere è quella di essere sempre contemporanei: ci rendiamo conto che per l’urgenza delle tematiche del cambiamento climatico abbiamo la necessità di affrontare e stimolare una svolta culturale che necessariamente deve coinvolgere sempre di più le nuove generazioni. Perché i giovani non sono il futuro, ma il presente», commenta la presidente dell’Ente Fiera, Liliana Allena.

 

 

Stefano Mosca, direttore dell'Ente Fiera
Stefano Mosca, direttore dell’Ente Fiera

Alba, città creativa

Per stimolare le riflessioni sul tema è stata organizzata anche una nuova edizione del ciclo di incontri «Sostenibilità incrociate», in cui la cucina d’autore dialoga con alta finanza e innovazione digitale, artigianato di eccellenza e alta moda, arte e musica, design e cultura. Per tutta la durata della manifestazione, Alba, dal 2017 Città Creativa per la Gastronomia Unesco, diventa destinazione privilegiata per chi desidera immergersi in una delle principali vetrine dell’alta gastronomia e delle eccellenze italiane e per chi vuole conoscere meglio questo angolo di Piemonte dove il tartufo, il bene più prezioso e raro del territorio, esprime l’unicità dell’ambiente. Conosciuto fin dall’antichità, nel Settecento il tartufo piemontese trovava posto su tutte le tavole delle corti europee e quello bianco era considerato il più pregiato. Il tartufo d’Alba acquista poi la fama che lo accompagna tuttora nel corso del Novecento grazie alla geniale opera di promozione del ristoratore e albergatore albese Giacomo Morra, che venne, non a caso, incoronato nel 1933 Re dei Tartufi dal Times di Londra.

 

 

Guarda il video della Fiera internazionale del tartufo di Alba 

 

Spore e cultura

Accanto alle iniziative enogastronomiche, ai corsi di cucina all’interno del Castello di Roddi, ai cooking show e alla possibilità di acquistare i tartufi dai venditori, si può quindi andare alla scoperta della città e del territorio circostante. I tartufi si sviluppano, sotto il segno della biodiversità, in quanto devono vivere in simbiosi con specifiche piante. È da questo incontro che prende il via il ciclo biologico del tartufo il quale, sottoterra, non può contare sulle correnti d’aria per dispersione delle spore. Ecco perché hanno un odore così intenso: questo attira insetti e mammiferi che, cibandosi del tartufo, provvedono poi a disperderne le spore. Ed ecco perché nella cerca e cavatura del tartufo in Italia, che da fine 2021 è è stata inserita nella Lista rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale Unesco, l’uomo si accompagna da sempre al cane. Vedere all’epoca un trifulau, come vengono chiamati in Piemonte i cercatori, ha un fascino innegabile. Chi fa la cerca è gelosissimo dei propri luoghi e opera approfittando del buio e facendosi accompagnare dal proprio cane, dal fiuto finissimo e allevato per riconoscere dall’aroma il tartufo. Una visita ad Alba da qui fino a dicembre permette di immergersi anche nel folklore e nelle tradizioni che accompagnano la manifestazione e, per dare la possibilità ai visitatori di avvicinarsi al mondo così segreto dei trifulau, vengono organizzate escursioni simulate alla ricerca del tartufo in compagnia dei cercatori e dei lori fidati animali.

 

 

Beppe Fenoglio
Lo scrittore Beppe Fenoglio

L’omaggio a Beppe Fenoglio

Ma Alba è anche la città dello scrittore Beppe Fenoglio, di cui quest’anno ricorre il centenario dalla nascita. La Fondazione Ferrero, voluta dal Cavaliere del Lavoro Michele Ferrero, che trasformò l’industria dolciaria fondata da papà e zio nella multinazionale che è oggi, dedica a Fenoglio la bella mostra Canto le armi e l’uomo. 100 anni con Beppe Fenoglio, a cura di Luca Bufano in collaborazione con Edoardo Borra e con l’allestimento di Danilo Manassero. Inaugurata a metà ottobre, resterà aperta fino all’8 gennaio e ricostruisce vita e carriera di Fenoglio, che rimase sempre profondamente radicato alla sua terra. «Sono nato ad Alba il 1° marzo 1922 e ad Alba vivo da sempre, a parte le lunghe assenze impostemi dal servizio militare e dalla lotta partigiana», scriveva. Impossibile uscire dalla mostra senza il desiderio di leggere, o di riprendere in mano, una delle opere dello scrittore, da Il partigiano Johnny a Una questione privata, «il romanzo che tutti avevamo sognato» come lo definì Italo Calvino.

 

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E se Fenoglio di Alba si era stampato «in testa i campanili e le torri», da poche settimane il profilo della sua amata città si è arricchito di un nuovo tassello: la scultura monumentale che ritrae una bambina, chiamata Alba, realizzata dall’artista Valerio Berruti. In acciaio inox bronzato, alta 12,5 metri di altezza e dal peso di 12 tonnellate, è il dono alla città della Fondazione Ferrero in ricordo di Michele Ferrero, al quale è dedicata anche la piazza che la accoglie.

 

 

Un'immagine della mostra dedicata a Beppe Fenoglio
Un’immagine della mostra dedicata a Beppe Fenoglio

Saperenetwork è...

Marina Maffei
Marina Maffei
Giornalista e cacciatrice di storie, ho fatto delle mie passioni il mio mestiere. Scrivo da sempre, fin da quando, appena diciassettenne, un mattino telefonai alla redazione de Il Monferrato e chiesi di parlare con l'allora direttore Marco Giorcelli per propormi nelle vesti di apprendista reporter. Lì è nata una scintilla che mi ha accompagnato durante l'università, mentre frequentavo la facoltà di Giurisprudenza, e negli anni successivi, fino a quando ho deciso di farne un lavoro a tempo pieno. La curiosità è la mia bussola ed oggi punta sui nuovi processi di comunicazione. Responsabile dell'ufficio stampa di una prestigiosa orchestra torinese, l'OFT, scrivo come freelance per alcune testate, tra cui La Stampa.

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