Direttiva Case Green, una grande occasione per rinnovare le scuole italiane

Una classe liceale al lavoro. Dei 40.000 edifici scolastici in Italia, solo poco più della metà ha adottato misure per ridurre i consumi energetici (Foto: Wikimedia.com)

Direttiva Case Green, una grande occasione per rinnovare le scuole italiane

Aule sovraffollate, edifici vetusti, infiltrazioni, temperature estreme… La nostra edilizia scolastica è in grande sofferenza. L’obbligo di riqualificare gli edifici pubblici stabilito dall’Ue potrebbe segnare una svolta. A patto che l’Italia sappia recepire e attuare la direttiva

Edifici scolastici vetusti e obsoleti, aule sovraffollate, temperature estreme: questo è lo scenario prevalente dell’edilizia scolastica in Italia. Infiltrazioni dacqua, bollette salate, scarso riscaldamento e perdite di calore d’inverno, caldo estremo d’estate, infissi di cinquant’anni or sono. Un quadro che rappresenta non solo una sfida educativa, ma anche una minaccia per la salute di studenti e insegnanti, e che però per fortuna potrebbe migliorare decisamente grazie a una delle misure contenute nella cosiddetta direttiva europea sulle “case green”, che a breve vedrà la luce. E che conterrà una norma specifica sulla riqualificazione energetica degli edifici pubblici.

Efficienza al rallentatore

I numeri sono impressionanti. Con un’età media di 53 anni, il 42% delle scuole è stato costruito prima del 1976 e un edificio su quattro è stato soltanto riadattato a scuola dopo essere stato concepito per un altro uso, soprattutto in regioni come Campania, Emilia-Romagna, Umbria, Calabria, Lazio, Liguria e Puglia. Dei 40.000 edifici scolastici in Italia, solo poco più della metà ha adottato misure per ridurre i consumi energetici. Paradossalmente, il 75% di essi è classificato tra le categorie energetiche E e G, le più basse, come spiega il XXII Rapporto nazionale sulla qualità degli edifici e dei servizi scolastici di Legambiente. Gli investimenti previsti dal Pnrr, pur ingenti, sembrano ancora lontani dall’invertire questa tendenza.

 

Una classe elementare. Il 42% delle scuole italiane è stato costruito prima del 1976 e un edificio su quattro era stato concepito per un altro uso (Foto: Creative Commons/Marco Beltremetti)
Una classe elementare. Il 42% delle scuole italiane è stato costruito prima del 1976 e un edificio su quattro era stato concepito per un altro uso (Foto: Creative Commons/Marco Beltremetti)

Piano europeo

Una soluzione però potrebbe arrivare dall’Unione Europea, sotto forma di un vero e proprio “obbligo” per i Paesi membri di sistemare le cose. A metà ottobre il “trilogo” tra Commissione europea, Parlamento europeo e Consiglio dellUnione europea sullEnergy Performance of Building Directive (Epdb) – la cosiddetta direttiva europea case green” – ha trovato un principio daccordo proprio sulla riqualificazione energetica degli edifici pubblici. Sebbene sia stato concordato di allentare alcune restrizioni precedentemente in discussione, inclusi gli standard energetici minimi obbligatori per tutti gli edifici, la direttiva rimarrà focalizzata sulla ristrutturazione prioritaria degli edifici in condizioni energeticamente più critiche. Sulla base di un obiettivo di risparmio energetico, che sarà definito nel corso dell’ultimo round di negoziati, ogni paese dell’Ue svilupperà un piano nazionale per migliorare l’efficienza energetica di case, scuole e ospedali.

Qualità e salute

In Italia, si stima che oltre il 40% del patrimonio edilizio, comprese le scuole, necessiti di miglioramenti significativi. Così Rosa DAmato, europarlamentare del Gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea, grandi sostenitori del progetto di direttiva:

 

Rosa D'Amato, europarlamentare del Gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea
Rosa D’Amato, europarlamentare del Gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea

«La Direttiva Epdb pone finalmente lattenzione sulla necessità impellente di ammodernare gli edifici italiani, rendendoli più resilienti ed efficienti».

Prosegue la parlamentare: «È essenziale per i nostri figli: lo dico da insegnante, ho vissuto sulla mia pelle l’importanza di un ambiente scolastico di qualità. Le generazioni future meritano di frequentare scuole e abitazioni che non compromettano la loro salute». Tutto dipenderà dalle decisioni che Europarlamento, Consiglio e Commissione prenderanno nel prossimo confronto a tre, previsto per il 7 dicembre. In quella sede si definiranno il livello di risparmio energetico totale da raggiungere entro il 2030 e il 2035, e ovviamente D’Amato chiede determinazione: «È arrivato il momento di porsi obiettivi realmente ambiziosi» conclude.

Edifici colabrodo

Certo è che l’obsolescenza del patrimonio immobiliare italiano ha conseguenze dirette anche sulle condizioni di salute degli studenti del nostro paese. Secondo unindagine condotta tra docenti e dirigenti di scuole di ogni ordine e grado dalla rete Scuola di Cittadinanzattiva e pubblicata allinterno del XXI Rapporto dellOsservatorio Civico Sicurezza a Scuola, il 42% degli edifici scolastici presenta tracce di umidità, il 33% soffre di infiltrazioni d’acqua, e il 22% degli intervistati ritiene scarsa la qualità dell’aria nelle aule, a causa di muffe e sistemi di riscaldamento inadeguati.

 

Katiuscia Eroe, Responsabile Energia di Legambiente
Katiuscia Eroe, Responsabile Energia di Legambiente

«Il patrimonio edilizio italiano è un colabrodo» spiega Katiuscia Eroe, Responsabile Energia di Legambiente.

Per questo, prosegue l’esponente ambientalista, è importante che lItalia non solo recepisca la Direttiva, ma che la migliori a stretto giro, ponendosi obiettivi chiari e ambiziosi, per esempio definendo degli incentivi che premino lefficacia degli interventi degli amministratori pubblici delle scuole.

Stop alle allergie

Spiega inoltre Maria Teresa Maurello, medico ed esperta di Igiene Epidemiologica e Sanità Pubblica e Presidente della sezione Isde (Associazione Italiana Medici per lAmbiente) di Arezzo:

 

Maria Teresa Maurello, medico ed esperta di Igiene Epidemiologica e Sanità Pubblica e Presidente della sezione Isde (Associazione Italiana Medici per l’Ambiente) di Arezzo
Maria Teresa Maurello, medico ed esperta di Igiene Epidemiologica e Sanità Pubblica e Presidente della sezione Isde (Associazione Italiana Medici per l’Ambiente) di Arezzo

«Lo scarso isolamento termico delle scuole comporta che dinverno le finestre delle aule rimangano chiuse».

Questo implica un aumento dellumidità che si deposita sulle pareti fredde, perché non coibentate, creando condensa e favorendo la crescita di muffe, che sono tra le cause più frequenti dello sviluppo di patologie come lasma, le riniti allergiche, la tosse e la rinocongiuntivite allergica. Senza contare, continua Maurello, che «in ambienti con scarso riciclo daria è più facile trasmettere malattie infettive di tipo aereo, dallinfluenza o il Covid al morbillo, la varicella e la rosolia. E chiaramente, i giorni di scuola persi hanno un impatto diretto sulle competenze, sui risultati scolastici e sul potenziale di reddito futuro».

Cambio di classe

Modernizzare i sistemi di riscaldamento e raffreddamento e migliorare la ventilazione non solo gioverebbe alla salute dei 7,3 milioni di studenti italiani, ma porterebbe anche benefici economici significativi. Secondo Eroe, di Legambiente, l’edilizia scolastica può beneficiare di un mix di cinque elementi chiave. Questi includono l’isolamento termico degli edifici, la sostituzione degli infissi, la transizione dall’uso del gas verso fonti rinnovabili per il riscaldamento e per l’elettricità, mediante l’impiego di pannelli fotovoltaici e pompe di calore. «Passare da una classe energetica G a una classe A – afferma Eroe – può generare un risparmio fino all’80% sulle bollette energetiche».

Isolare conviene

Inoltre, si stima che riducendo lesposizione a umidità e muffe, l’Italia potrebbe generare guadagni diretti e indiretti superiori a 3 miliardi di euro entro il 2060. Se si considerano tutti i paesi dell’Unione Europea, il potenziale beneficio supererebbe i 40 miliardi. In termini di risparmio sui costi sanitari (dovuto alla diminuzione delle visite mediche e dei ricoveri ospedalieri per patologie respiratorie), lUe recupererebbe gli investimenti nelle ristrutturazioni degli edifici più inefficienti ed energivori in appena un anno e mezzo.

Saperenetwork è...

Roberto Giovannini
Sono giornalista e comunicatore. Scrivo di economia, politica, tecnologia, ambiente ed energia. Ho cominciato a “l’Unità”, poi per venti intensi anni ho lavorato a “La Stampa”. Al quotidiano torinese ho fatto il redattore, il vicecapo della Redazione Romana, l'inviato in tanti Paesi, e ho potuto progettare e dirigere il magazine “La Stampa Tuttogreen”. Dal 2020 al 2022 sono stato dirigente e manager in Terna, come Responsabile sostenibilità. Premio Reporter per la Terra nel 2017, Premio Ischia Giornalisti per la sostenibilità nel 2018, sono socio di Oxfam Italia.

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