Il convegno del Crea a Roma in vista del centenario della Iuss

Il convegno del Crea a Roma in vista del centenario della Iuss

Il suolo, spina dorsale del Pianeta. A Roma l’evento del Crea

Cibo, acqua, aria pulita. Lo strato più superficiale della crosta terrestre è una fonte inesauribile di servizi ecosistemici importantissimi. A ricordarlo, scienziati, esperti e rappresentati delle istituzioni internazionali, riuniti per le celebrazioni del centenario dell’Unione Internazionale delle Scienze del Suolo

Produzione di cibo, depurazione dell’acqua e cattura del carbonio atmosferico. Sono gli importanti servizi ecosistemici che il suolo, lo strato più superficiale della crosta terrestre, mette a disposizione del pianeta e dei suoi abitanti. Non solo umani.

Scienziati a confronto

A ricordare la centralità del suolo per la sicurezza alimentare e idrica, la tutela della biodiversità e la lotta al cambiamento climatico, sono stati i rappresentati di importanti organizzazioni internazionali, scienziati ed esperti di ecologia del suolo. Quelli cioè che si sono riuniti a Roma il 3 maggio, presso il quartier generale della Food and Agriculture Organization (Fao), in un incontro coordinato dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) che anticipa il centenario dell’Unione Internazionale delle Scienze del Suolo (Iuss), organizzazione scientifica che da un secolo è impegnata nello studio e nella difesa di questa preziosa risorsa.

Una risorsa per la vita

«Oltre alla sua importanza nella produzione del cibo, per il suolo passa circa il 97% dell’acqua disponibile per l’umanità. Anche la qualità dell’aria che respiriamo dipende in parte dallo stato di salute di suoli, considerando che fra il 50 e il 70 percento delle particelle microscopiche presenti nell’aria proviene dallo strato più superficiale del terreno», ha detto Giuseppe Corti, direttore del Crea Agricoltura e Ambiente, presidente della Società Italiana della Scienza del Suolo e responsabile del Segretariato Iuss, durante l’incontro alla Fao.

Come ricordato dai ricercatori, infatti, il suolo è forse la componente del nostro pianeta che si lega al maggior numero di obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

Passano per il benessere del suolo gli obiettivi di povertà e fame zero, con circa il 95% della produzione globale di cibo che dipende da questo strato di terreno. È il buono stato di conservazione del suolo che può garantire acqua pulita, con decine di migliaia di chilometri cubi d’acqua all’anno che vengono regolati e purificati passando per questo strato di terreno. È il suolo che può darci una mano nella lotta al cambiamento climatico come uno dei più importanti serbatoi di carbonio che abbiamo.

 

Giuseppe Corti, direttore del CREA Agricoltura e Ambiente, presidente della Società Italiana della Scienza del Suolo e responsabile del Segretariato IUSS (Foto: Crea)
Giuseppe Corti, direttore del CREA Agricoltura e Ambiente, presidente della Società Italiana della Scienza del Suolo e responsabile del Segretariato IUSS (Foto: Crea)

Salute nel terreno

Secondo un recente studio, circa l’80 percento del carbonio presente sulla Terra è immagazzinato nel suolo. La degradazione di questo serbatoio potrebbe quindi immettere nell’atmosfera anidride carbonica e gas serra in quantità tali da poter accelerare il cambiamento climatico ben oltre le previsioni attuali. Nel 2023, l’organizzazione Re Soil Foundation, in collaborazione con diversi istituti di ricerca italiani come Ispra e Crea e internazionali, ha realizzato il primo rapporto sulla salute del suolo italiano.

Secondo i dati, circa il 47 percento del suolo del nostro paese è degradato. In particolare, a soffrire sarebbero i terreni agricoli, dei quali circa l’80% è sottoposto a fenomeni erosivi.

Numeri che dimostrano come, senza un’inversione di tendenza, rischieremmo di perdere gran parte del suolo fondamentale per il benessere umano. Secondo le stime, circa il 90% dei suoli sarà a rischio entro 2050. «Solo in Europa, circa il 60% dei suoli è degradato, con un costo per la collettività di oltre 50 miliardi di euro all’anno», ha dichiarato Corti, sottolineando come il suolo sia una risorsa limitata e delicata, da proteggere.


Da cento anni in difesa della fertilità

Aiutare questa risorsa però non è così facile. Per formare un solo centimetro di suolo fertile ci vogliono dai cento ai mille anni e riportare in salute un lembo di terra degradato richiede molto più tempo di quanto ce ne sia voluto per danneggiarlo. «Il problema non sarò risolto in poco tempo. Dobbiamo continuare con gli sforzi compiuti dalla IUSS da ormai cento anni. Non solo per preservare il suolo ma anche per migliorarne lo stato di salute», spiega Corti. Per questo, oltre 1500 scienziati di tutto il mondo si riuniranno a Firenze, dal 19 al 21 maggio prossimi, per celebrare i cento anni di attività della Iuss e per confrontarsi sulla strada da seguire per la tutela di questa risorsa.

L’obiettivo è inserire la protezione dei suoli nell’agenda globale, promuovendo il progresso delle scienze del suolo.

Come ha dichiarato Lifeng Li, direttore della Divisione Terra e Acqua della Fao, «Mentre affrontiamo le sfide globali, la scienza del suolo emerge come spina dorsale per lo sviluppo sostenibile».

Saperenetwork è...

Enrico Nicosia
Naturalista rapito dal fascino per il mondo naturale, sommerso e terrestre, e dei suoi abitanti, spera un giorno di poterli raccontare. Dopo la Laurea in Scienze della Natura presso l’Università di Roma “La Sapienza” va in Mozambico per un progetto di conservazione della biodiversità dell’Africa meridionale. Attualmente collabora come freelance con alcune testate come Le Scienze, Mind e l’Huffington Post Italia, alla ricerca di storie di ambiente, biodiversità e popoli da raccontare

Sapereambiente

Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!


Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella di posta per confermare l'iscrizione

 Privacy policy


Parliamone ;-)