Vittorio Graziani, titolare della libreria Centofiori insieme a Fabio Masi

Vittorio Graziani, titolare della libreria Centofiori insieme a Fabio Masi

Il mestiere “resistente” del libraio. Intervista a Vittorio Graziani

Nonostante l’innegabile crisi dell’editoria, proprio durante il  lockdown in molti si sono accorti di quanto siano importanti i libri. E chi li sa consigliare. È l’inizio di una nuova era per i librai indipendenti? L’opinione del titolare di una storica libreria di Milano

Vittorio Graziani, napoletano, una laurea in giurisprudenza nel cassetto, padre di un bimbo di sette anni, dal settembre 2018 dirige la storica libreria Centofiori in piazzale Dateo, a Milano. Nata nel lontano 1975, Centofiori è famosa nel capoluogo lombardo per essere stata la prima libreria in città specializzata nella vendita di testi sulla psicologia. Alcuni anni fa Vittorio e alcuni soci, tra i quali Fabio Masi (già titolare di librerie sull’isola laziale di Ventotene e poi in Liguria, a Camogli e Genova), l’hanno rilevata e rigenerata dando vita ad una nuova gestione, coraggiosa e attentissima alla qualità fin dall’esordio: basti dire che l’unico libro in vetrina, al momento dell’inaugurazione, era “La frontiera” di Alessandro Leogrande, in edizione tascabile.

 

Siamo andati a trovarlo all’indomani della riapertura per capire insieme a lui, che in passato ha lavorato per alcune celebri catene di librerie nazionali e internazionali, che cosa significhi fare il libraio indipendente di questi tempi, fra crisi dell’editoria, vendite online e una pandemia che sembra aver riportato libro (ma anche il libraio?) al centro dell’attenzione.   

Medici e infermieri sono diventati, giustamente, gli eroi del momento. Ma anche un libraio in un certo senso cura le persone, normalmente quando sono ancora in salute. Ti senti un po’ eroe nello svolgere questo mestieri? Se non altro per aver scelto di abbandonare una realtà consolidata e rassicurante come quella in cui lavoravi per intraprendere l’attività in proprio?
Ma no, quale eroe. Durante il lockdown la gente ha semplicemente scoperto che aveva bisogno di libri oltre che di medici e infermieri. In una prima fase ne ha beneficiato esclusivamente l’online, poi anche le librerie indipendenti si sono organizzate, proponendo consegne a domicilio. Per noi ha avuto un valore altissimo, non tanto a livello economico, ma in termini di marketing. Ora che si sta tornando alla normalità, molte persone che non erano mai venute in libreria hanno iniziato a frequentarla.

Quando è nata l’idea di aprire una libreria indipendente, insieme ai tuoi soci ma con un margine di rischio certo non indifferente?
Il mio percorso editoriale comincia lavorando per una casa editrice. Per  quattro anni, fino al 2007, ho curato l’ufficio stampa di Castelvecchi. Il primo salto è avvenuto con il passaggio alla Fnac quando ha aperto il primo punto vendita a Roma. La catena francese in Italia non ha avuto particolare fortuna, ma ho fatto comunque in tempo a compiere un’intensa esperienza come buyer nella sede centrale, prima di essere assunto come responsabile letteratura della Feltrinelli di piazza Duomo, a Milano, nel 2010. Sette anni dopo sono diventato direttore di tutta la sezione libri della Feltrinelli di piazza Piemonte. L’idea di aprire una libreria indipendente, in realtà, l’avevo sempre avuta ma volevo acquisire tutta l’esperienza necessaria prima di compiere il grande salto. Forse è addirittura nata nel 2001, quando durante il periodo natalizio facevo il magazziniere alla Feltrinelli di Napoli.

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Ci hai accolto, qui nella Centofiori, all’interno dell’area ragazzi perché questo è il segmento che da qualche anno sta andando meglio?
Il reparto ragazzi e quello fumetti e graphic novel, subiscono meno la concorrenza dell’online. Il cliente ha bisogno di vedere il prodotto, toccarlo e sfogliarlo. Anche per questo abbiamo voluto dedicare un’area che corrisponde a un terzo esatto della libreria. Abbiamo studiato tutto nei minimi dettagli per offrire un luogo accogliente dove sia piacevole fermarsi. Il peso commerciale non arriva a un terzo dell’intero fatturato, ma è superiore agli standard del settore che si aggirano attorno fra il 14e il 18%.

Tra online e grandi catene, qual è la concorrenza più pesante per una libreria indipendente?
Secondo me l’online è un problema più ostico per le grandi catene, anche se la nuova normativa che regolamenta gli sconti massimi al 5% mette finalmente tutti sullo stesso piano. In realtà questa è soltanto la punta dell’iceberg di una legge che cerca di attribuire alle librerie non soltanto un valore commerciale, ma anche culturale.

Tu abiti nella zona dove si trova la Centofiori: è cambiato il tuo rapporto con gli abitanti del quartiere da quando l’hai rilevata?
Un bravo libraio deve capire i gusti della propria comunità, assecondarli, ma allo stesso tempo indirizzarli. Deve essere capace di spostare il gusto, senza forzare la mano. Sono equilibri delicati. Alla base di tutto deve esserci un’ottima conoscenza del mestiere. Quando lavoravo in Feltrinelli ero uno dei tanti dipendenti, giustamente dovevo sottostare alla filosofia della casa madre, anche quando non ero d’accordo. Da quando sono qui, invece, mi godo l’indipendenza ed è una sensazione impagabile.

 

Se domani tuo figlio ti dicesse che vuole fare il libraio indipendente, da padre come reagiresti?
Lo incoraggerei. A condizione che sia preparato. Ci sono troppi improvvisati nel nostro settore. Non basta avere la passione per i libri, è un mestiere complesso che va appreso. In Germania devi studiare due anni prima di  fare il libraio. Molte chiusure degli ultimi tempi sono conseguenza di questa mancanza di preparazione. So di non essere simpatico, ma dico che se lo meritavano. Aprire una libreria significa prima di tutto diventare imprenditori. Fare impresa significa rischiare, essere disposti anche a perdere dei soldi. Molti conoscenti e amici mi hanno chiesto come si fa ad aprire una libreria indipendente. Dopo aver parlato con me, hanno scelto altre strade.

Anche perché in Italia si legge poco…
Leopardi diceva che si legge poco perché il nostro è un paese divertente. Faceva un raffronto con le nazioni del Nord Europa, dove il clima è diverso, viene buio presto e la socialità è diversa. Per lui leggere era una sconfitta, perché quando immagini un momento molto bello della tua vita non è mai con un libro in mano. Alessandro Baricco ha rielaborato e corretto questo concetto: leggere è una splendida sconfitta. Anch’io la penso così.

Saperenetwork è...

Andrea Fontana
Andrea Fontana
Giornalista da sempre, professionista dal 1996. Ha lavorato in radio e periodici locali, ma soprattutto per giornali eriviste di spettacolo fino al 2000. Direttore responsabile di alcune testate giornalistiche online, principalmente dedicate allo sport, fino al 2010, quando ha iniziato a interessarsi di energie rinnovabili ed efficienza energetica. Si considera uno Spirito libero e nel 2012 si è autoprodotto il libro inchiesta ENEL BLACK POWER Chi tocca muore! Tra le sue passioni l’Inter e il motociclismo. Recentemente ha pubblicato il diario Poi è arrivato Mou!

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