La giornalista ed ecoblogger Letizia Palmisano

La giornalista ed ecoblogger Letizia Palmisano

Riduzione, riuso e riciclo: l’economia circolare nelle nostre vite. Intervista a Letizia Palmisano

La nostra impronta ambientale si può ridurre grazie al riutilizzo, alla condivisione, a scelte consapevoli di acquisto. Azioni concrete e alla portata di tutti, come la giornalista spiega nel libro “Sette vite come i gatti. Ridare valore agli oggetti. Storie di economia circolare”

Secondo il Global Footprint Network, organizzazione internazionale che calcola il nostro consumo di risorse naturali, nel 2023, al livello globale, ad agosto avevamo consumato le risorse messe a disposizione dal pianeta per l’intero anno. L’Italia era in debito con la Terra già da maggio. In pratica, ci servirebbero quasi due pianeti per soddisfare la nostra domanda di risorse. Come scrive nel suo nuovo libro Sette vite come i gatti (Città Nuova, 2023) Letizia Palmisano, giornalista ed eco-blogger, «la cattiva notizia è che non è possibile mantenere questo trend. La buona notizia è che oggi sappiamo come coniugare la limitatezza delle risorse con la sopravvivenza della nostra specie». A Sapereambiente, l’autrice racconta come.

Da dove iniziare per interrompere l’abuso di risorse?

Non esiste un unico punto di partenza. È come quando il medico ci dice che dobbiamo rimetterci in forma: ognuno di noi sceglie come farlo. Il primo obiettivo di tutti però deve essere la riduzione del consumo di energia e per riuscirci dobbiamo rivedere il nostro modo di usare gli oggetti. Spesso non ci rendiamo conto che c’è consumo di energia in tutto ciò che ci circonda. Dall’estrazione delle materie prime, allo smaltimento di un bene, passando per produzione, trasporto e utilizzo dei prodotti, in tutto ciò che usiamo c’è un uso consumo nascosto di energia.

Prolungando la vita delle cose che usiamo quotidianamente risparmieremmo energia.

Secondo il report Il Riciclo in Italia, il nostro tasso di riciclo dei rifiuti urbani è fra i più alti in Europa. Eppure, abbiamo finito le risorse prima di altri. Dov’è il problema?

Spesso si confondono i termini “riuso” e “riciclo”. Anche il riciclo consuma energia e ha un impatto più alto rispetto alla riduzione dei consumi. In Italia, per esempio, abbiamo una delle acque più buone del continente da bere, eppure siamo fra i primi consumatori di acqua in bottiglia. Sono prodotti usa e getta che dobbiamo eliminare e questo si può fare modificando alcune abitudini del nostro stile di vita. Dalla spesa per mangiare, all’acquisto di oggetti per la casa. Il riciclo va bene ma deve esserci prima una riduzione dei beni che consumiamo e il loro riuso. Sono le tre “r” dell’economia circolare e il riciclo non ci deve far sentire assolti dall’uso eccessivo di beni.

 

 

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In “Sette vite come i gatti” racconta storie di economia circolare che dimostrano come, con piccole attenzioni, si possa allungare la vita degli oggetti. Quali sono le abitudini quotidiani che possiamo rivedere per ridurre il nostro impatto?

Il modo in cui ci vestiamo è uno di quegli aspetti che può incidere molto su uno stile di vita più sostenibile. Secondo un rapporto del 2018 delle Nazioni Unite, l’industria della moda contribuisce al 10% delle emissioni globali di gas serra. Al tempo stesso, altri studi stimano che ognuno di noi, in media, abbia nell’armadio vestiti sufficienti a coprire sei generazioni. Questo succede perché spesso compriamo solo per l’impulso di comprare, magari senza neanche usare i nuovi vestiti in un fenomeno che chiamo “compra e getta”. Per la moda, un’alternativa sostenibile sono i mercati dell’usato e del vintage, che stanno diventando sempre più organizzati. È una guida agli acquisti che si può estendere anche ad altri oggetti. Perché, per esempio, non comprare stoviglie per la cucina di seconda mano, quando poi andiamo al ristorante e usiamo posate usate già da molte persone?

Come racconta però, l’attenzione ai consumi non si limita solo alla vita quotidiana

Spesso sottovalutiamo quello che possiamo fare quando usciamo dalla nostra routine. I viaggi in aereo per tratte brevi e vacanze di pochi giorni possono essere sostituiti da treni e pullman che viaggiano di notte. In questo modo abbatteremmo le emissioni delle nostre vacanze, risparmieremmo giornate di viaggio e ridurremmo i costi di alloggio. Anche sulla scelta degli alloggi in vacanza ci sono molte cose alle quali possiamo stare attenti, come scegliere strutture che nascono da storie di rigenerazione di spazi abbandonati oppure rivolgersi a nuove realtà turistiche, come gli alberghi diffusi, che mettono disposizione del turista case, servizi e parcheggi entro duecento metri dalla reception, usando strutture preesistenti. È un modello che si sta diffondendo soprattutto nei borghi e non comporta consumo di suolo legato alla creazione di nuove strutture, altro fattore che ci fa divorare risorse.

Per abbattere i consumi, il mondo digitale poi potrebbe darci una mano. Eppure, anche una mail ha un’impronta ecologica.

L’impatto del digitale è di due tipi. Da una parte c’è la filiera di produzione, uso e smaltimento di un bene, con un impatto che possiamo contenere rigenerando gli strumenti elettronici invece che comprandone di nuovi. A questo si aggiunge il consumo di energia nascosto legato al mantenimento dei dati. Per conservare e accedere a foto, documenti di lavoro e e-mail, servono enormi server che consumano molta energia. E la quantità di questi dati cresce ogni anno. Quello che possiamo fare è iniziare a smaltire il superfluo anche nel mondo digitale, eliminando e-mail archiviate, diminuendo il numero di persone in copia nelle comunicazioni e usando i cloud già condivisi per l’invio di documenti.

Alcuni consumi responsabili poi potrebbero anche aiutare l’ambiente. Come?

I libri sono un buon esempio. Gran parte della filiera italiana della carta oggi è certificata. Questo vuol dire che la carta viene da foreste gestite in maniera responsabile e usare il legno tagliato con criterio è un modo per aiutare i boschi. L’abbandono e la crescita incontrollata delle foreste facilita la diffusione di specie aliene e invasive, aumenta il rischio di incendi e riduce i servizi ecosistemici forestali. Scegliere libri stampati con carta certificata, provenienti da una filiera sostenibile, alimenta invece un circolo virtuoso che fa bene ai boschi. Gli ebook sono una valida alternativa, ma richiedono l’estrazione di materie prime meno rinnovabili e meno facili da riciclare rispetto alla carta. Per “ammortizzare” il consumo di questi strumenti serve usarli con regolarità e se capiamo che non fanno per noi possiamo rivenderli o regalarli.

Quindi “il miglior rifiuto è quello che non viene prodotto”: nel suo libro racconta di storie e luoghi che possono aiutarci a ridurre la quantità di oggetti che consumiamo

Dobbiamo mettere a dieta le nostre pattumiere e per farlo dobbiamo trovare anche nuovi strumenti di condivisione. Come le oggetto-teche: luoghi dove prendere in prestito le cose per usarle solo il tempo necessario allo scopo. Avremmo così meno consumi, minor impatto ambientale e oggetti di maggiore qualità.

 

Saperenetwork è...

Enrico Nicosia
Naturalista rapito dal fascino per il mondo naturale, sommerso e terrestre, e dei suoi abitanti, spera un giorno di poterli raccontare. Dopo la Laurea in Scienze della Natura presso l’Università di Roma “La Sapienza” va in Mozambico per un progetto di conservazione della biodiversità dell’Africa meridionale. Attualmente collabora come freelance con alcune testate come Le Scienze, Mind e l’Huffington Post Italia, alla ricerca di storie di ambiente, biodiversità e popoli da raccontare

Sapereambiente

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