Mono Carrasco oggi, al lavoro con dei bambini

Mono Carrasco oggi, mentre dipinge con dei bambini

Mono Carrasco, i murales come arte necessaria

L’artista ha presentato un libro in cui la sua storia personale si intreccia con quella del suo paese, il Cile. A cinquant’anni dal golpe del generale Pinochet, l’occasione per riscoprire il muralista per il quale la creatività è coscienza e impegno politico

Sono trascorsi cinquant’anni da quell’11 settembre del 1973, quando il Cile sprofondò nella dittatura a seguito del colpo di stato del generale Pinochet. Un evento a cui il mondo intero assistette con il fiato sospeso e che aprì una stagione estremamente difficile per l’intero Sudamerica. Tra i testimoni di quegli eventi c’è Hector Carrasco, per tutti Mono, per l’agilità con cui, da ragazzo, si arrampicava. Carrasco, che mise le basi della sua carriera artistica proprio in quei tempi terribili, li racconta nel libro Cile Italia, sola andata. Storia di un profugo cileno, pubblicato nel giugno scorso dalla casa editrice FuoriAsse.

Storia di un profugo cileno

L’artista, che lo sta presentando in tutta Italia – recentemente è stato a Roma, a Palazzo Giustiniani presso il Senato della Repubblica –, ripercorre nelle pagine del libro la sua storia personale che si intreccia in maniera indissolubile a quella del suo Paese, tanto da far scrivere all’attuale presidente della Repubblica del Cile Gabriel Boric Font, che ne firma il prologo, che Carrasco appartiene alla generazione che «fece del muralismo un’arte utile e necessaria, popolare e onnipresente, un mezzo di comunicazione, ma anche un modo per portare bellezza e creatività fino agli angoli più remoti della nostra terra».

 

Un dipinto realizzato in una scuola del Quartiere La Victoria, Santiago de Chile
Un dipinto realizzato in una scuola del Quartiere La Victoria, Santiago de Chile

Memorie di una nazione

«Le memorie che emergono in questo libro – scrive ancora il presidente cileno – non sono però soltanto ricordi, poiché, come sottolinea l’autore nelle prime pagine, nascono anche dall’impulso delle proteste sociali del 2019. Esiste una relazione, per quanto non evidente ma certamente molto profonda, tra i giovani che durante l’ultimo decennio hanno messo sotto accusa le leggi non scritte della nostra convivenza e la generazione che visse, giovanissima, la concitazione degli anni Sessanta e la speranza collettiva che rappresentò il governo di Unidad Popular». Nato nel 1954, Carrasco era davvero poco più che un ragazzino quando iniziò il suo impegno politico. Un primo spartiacque, nella sua maturazione, fu l’alluvione del 1968, che lo vide impegnato a portare aiuto nei quartieri più poveri di Santiago. Sempre in quello stesso anno aderì alla Jota, la Gioventù Comunista del Cile.

La Brigada Ramona Parra

Fu la commissione di propaganda della Jota a decidere di creare un gruppo di propaganda che fece la sua prima apparizione pubblica l’anno successivo, in una marcia contro la guerra del Vietnam che venne ribattezzata la marcia delle tre A: Antimperialista, Antioligarchica e Antifeudale. Mono faceva parte di quel primo gruppo ed è in quell’occasione che sperimentò per la prima volta l’uso di vernice e pennelli come mezzo per veicolare il messaggio politico. Tra i fondatori della Brigada Ramona Parra, Carrasco scrive che «oggi il murale, questa forma d’arte popolare e collettiva tanto repressa in quegli anni, fa parte del paesaggio naturale e artistico del mio Paese. Molte di queste opere, trasportate e restaurate, si trovano all’interno della metropolitana di Santiago. Moltissimi dipinti realizzati tra il 1970 e il 1973 sono stati compleamente cancellati dalla dittatura. Altri invece, grazie ai restauri, fanno parte del patrimonio culturale del Cile. Nei tre anni dell’Unidad Popular il popolo cileno, attraverso i gruppi di pittura murale, inventò un linguaggio che fu poi distrutto completamente per azione dei militari, insieme alla speranza, all’allegria e alla libertà».

 

Guarda il video con l’intervista di Radio Popolare a Mono Carrasco

Il muralismo come missione sociale e politica

Lo stile muralista Brp, ovvero della Brigada Ramona Parra, che si era poi diffusa in gruppi, era una tecnica semplice, con colori piatti, linee spesse e figure facilmente riproducibili. Per questo, aggiunge l’artista, ha svolto la sua missione con estrema efficienza:

«Molte persone hanno potuto ripeterne il formato e con esso il messaggio. E dopo il golpe, in tutto il mondo, fu un innegabile successo grafico. La campagna di estrema destra contro la Brigada Ramona Parra non era nuova e sembrava in continuità con quanto in uso già prima della presidenza di Salvador Allende».

Per sostenere Allende, che aveva tra i suoi obiettivi di governo di dare l’arte alla gente, fino ad allora privilegio per pochi, Carrasco trascorre anni a lavorare con il buio, perché è durante la notte che si faceva più intensa la sfida per monopolizzare con i propri messaggi i muri, alcuni dei quali venivano dipinti tre o quattro volte nella stessa notte. Dei suoi murales, quello realizzato nel 1970 nella piscina municipale di La Granja con il famoso artista Roberto Sebastian Matta, coperto da sedici strati di vernice sotto la dittatura, è stato ripulito ed è diventato Patrimonio Culturale del Paese.

 

Un’arte che si fa in fretta

Una sera del 1974, dopo essere entrato da mesi in clandestinità, Carrasco appena ventenne riuscì a saltare il muro dell’Ambasciata Italiana e, successivamente, ad entrare nel nostro Paese come rifugiato politico.

«Lo sviluppo della creatività delle Brigadas Ramona Parra è continuato, si è moltiplicato nel mondo, seguendo le orme degli esuli, si è diffuso nei continenti, nella fantasia e nei colori».

Quella muralista è «un’arte che si fa in fretta, con la partecipazione di tanti, la maggior parte laici in materia pittorica». Un’arte che è una vera scuola popolare e che Mono ha portato avanti anche dopo aver lasciato il Cile. Tornato con una troupe della Rai a Santiago nel 1988, dopo la caduta di Pinochet, Carrasco decise però di restare in Italia, dove nel frattempo si era realizzato. Dopo gli studi in architettura e il matrimonio, continuò ad occuparsi di politica e di arte, anche fondando con altri esuli la Brigada Pablo Neruda. Un percorso di vita che l’artista, grafico e promotore culturale, racconta nell’ultima parte del libro.

Carrasco tra murales e Inti Illimani

Numerosi sono stati i murales dipinti da Carrasco in Italia e in Europa, lavorando spesso anche nelle scuole. Alcuni tra questi punteggiano il Monferrato, in Piemonte, dove vive da alcuni anni con la compagna Antonella. Nel 2004 l’ambasciata del Cile a Roma gli ha conferito la Medaglia Pablo Neruda. Mono è anche il rappresentante in Italia del gruppo musicale Inti Illimani Histórico, per il quale ha disegnato tre copertine e durante i cui concerti ha più volte, fin dagli anni settanta, creato suggestive opere murali.

Saperenetwork è...

Marina Maffei
Marina Maffei
Giornalista e cacciatrice di storie, ho fatto delle mie passioni il mio mestiere. Scrivo da sempre, fin da quando, appena diciassettenne, un mattino telefonai alla redazione de Il Monferrato e chiesi di parlare con l'allora direttore Marco Giorcelli per propormi nelle vesti di apprendista reporter. Lì è nata una scintilla che mi ha accompagnato durante l'università, mentre frequentavo la facoltà di Giurisprudenza, e negli anni successivi, fino a quando ho deciso di farne un lavoro a tempo pieno. La curiosità è la mia bussola ed oggi punta sui nuovi processi di comunicazione. Responsabile dell'ufficio stampa di una prestigiosa orchestra torinese, l'OFT, scrivo come freelance per alcune testate, tra cui La Stampa.

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