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Voci di gente invisibile. Conapi racconta gli apicoltori

Un progetto partito da un libro è diventato docu-film. Attraverso le immagini in bianco e nero e le voci dei protagonisti, i racconti personali di chi difende i magnifici insetti impollinatori. Coraggiosi paladini di biodiversità sui territori che fanno di una passione il loro lavoro

Insieme possiamo nutrire l’umanità e il pianeta. Lo testimoniano le persone che ogni giorno con passione e dedizione lavorano con le api. Lo raccontano gli apicoltori. Quelli a cui Diego Pagani, Presidente Conapi ( Consorzio nazionale apicoltori) per 14 anni fino a novembre 2022, con il libro Ritratti di gente invisibile ha voluto dare un volto e una storia. Da quel progetto è nato il docu-film Voci di gente Invisibile (disponibile in versione integrale sul sito Storie di apicultori ), con il sostegno  finanziario del Ministero dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste. Si tratta delle storie di 15 apicoltori di Conapi, intervistati da Rosy Sinicropi ed Edoardo Rubatto, con la fotografia di Carlo Mossetti. Dalle immagini in bianco e nero e dalle voci dei protagonisti del documentario, si dispiega la rappresentazione del legame profondo fra i territori del Nord del Sud del Paese e quei lavoratori un po’ folli e romantici che continuano silenziosamente a difendere la biodiversità e la natura.

«Ho sentito storie di padri, di amori, di sconfitte, di cambiamenti, di dolori e di soddisfazioni, e inaspettatamente, nell’epilogo di questi racconti, ho trovato la ‘poesia’- spiega la regista – È come se le api fossero delle compagne di viaggio che hanno permesso a chi ho incontrato di guardare sé e il mondo con una prospettiva sempre nuova».

 

La regista Rosy Sinicropi
La regista Rosy Sinicropi (Foto: www.storiediapicoltori.it)

Storie di apicoltura, storie di coraggio

In un pianeta in cui il 75% delle culture alimentari dipende dalle api e dalle impollinazioni (come confermano gli studi della Fao), non esente dai cambiamenti climatici, l’apicoltore è uno spiraglio sul futuro della nostra specie. Un lavoro che in molti casi coincide con una vera e propria vocazione. «La mia strada doveva essere quella di fare il pastore di anime, ma ho pensato che fosse più facile fare il pastore di api», dice Gaetano, che ha trasmesso al giovane Giovanni i primi rudimenti di apicultura. Immergersi nel mondo delle api significa anche imparare molto sui nostri legami con tutto ciò che ci circonda. «Io definisco la nostra apicoltura “un’apicoltura lenta”, perché nella lentezza io ci metto anche un po’ di rispetto per quello che sono le connessioni, i legami che ci sono nei nostri sistemi naturali e nel nostro ecosistema in generale», chiarisce Irene, compagna di Andrea. Lei è laureata in scienze agrarie, lui è veterinario. Vivono e lavorano ad Argelato, dove ora gestiscono 400 alveari.

 

Le api, libere ma solidali

Per Carlo, apicoltore biologico nomade, il nostro futuro dipende dalla formazione dei più piccoli. Il suo asilo nel bosco nasce proprio con l’obiettivo di trasmettere ai bambini il rispetto del benessere della biodiversità. «Avere a che fare con un animale così diverso da noi, è già di per sé una magia- dice Carlo nel documentario- Le api ci insegnano la resilienza, la loro capacità di dire: “Bene noi ci proviamo ad andare avanti!”. Sta a noi dar loro un’opzione, riuscire a capire dove possono arrivare o dove dobbiamo arrivare per aiutarle». Le api ci affascinano, ci fanno sentire parte dello spettacolo della natura, che per durare nel tempo ha bisogno di cura. «L’apicoltore è un allevatore e allo stesso tempo anche ricercatore e scienziato». Sottolinea Martina, apicoltrice in Val di Pesa (FI). E aggiunge:« Le api fanno rumore, sono tante, tutte insieme ma una da sola non vuole dire niente. Alleviamo degli esseri che però sono anche un po’ selvatici, non li possiamo controllare totalmente. L’ape è libera, va dove vuole».

 

Due apicoltori al lavoro. L'immagine è tratta da docu-film "Storie di apicoltori"
Due apicoltori al lavoro. L’immagine è tratta da docu-film “Storie di apicoltori”

Tra difficoltà e voglia di non mollare

Negli ultimi 20 anni l’apicoltura è cambiata, ed è cambiato il contesto in cui le api vivono. Diversi fattori hanno reso questo lavoro incerto: mancanza di pascoli, fragilità delle famiglie, scarsa produzione. Ma c’è ancora qualcosa che permane. Ne è convinto Giorgio Baraconi, presidente Conapi:

«Non è cambiata però la relazione tra gli apicoltori e le api, fatta di osservazione e ascolto, in luoghi dove domina il ronzio, nel silenzio della natura. Questi racconti descrivono le diverse anime di uno straordinario alveare: Conapi, che sono orgoglioso di presentare anche in questa inusuale maniera».

 

Giorgio Baracani, presidente del Conapi (Foto: Storiediapicoltori.it)
Giorgio Baracani, presidente del Conapi (Foto: Storiediapicoltori.it)

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Michele D'Amico
Michele D'Amico
Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.

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