Paola Cortellesi in una scena di C'è ancora domani. Il film, esordio alla regia dell'attrice, è campione d'incassi (Foto: Claudio Iannone)

Paola Cortellesi in una scena di C'è ancora domani. Il film, esordio alla regia dell'attrice, è campione d'incassi nelle sale italiane (Foto: Claudio Iannone)

C’è ancora domani per la rivoluzione culturale

L’opera prima di Paola Cortellesi è campione d’incassi italiano 2023. Storia di una donna nella Roma del 1946, il film è ben congegnato e godibile. Ha il merito di raccontare la violenza sulle donne, purtroppo attualissima in queste ore, dopo il brutale femminicidio di Giulia Cecchettin. L’occasione per rilanciare la necessità di un’educazione sentimentale e affettiva nelle scuole

Puntava dritto a superare i numeri di Perfetti sconosciuti (17,3milioni nel 2016) il caso cinematografico dell’anno in Italia e l’ha superato di misura: C’è ancora domani, alla quinta settimana di permanenza in classifica, con 18,9 milioni di euro è diventato il quarto miglior incasso del 2023. Davanti a Paola Cortellesi per ora solo Barbie (32,1 milioni), Oppenheimer (27,9 milioni) e Super Mario Bros (20,4 milioni). E non è detto non prosegua nella sua crescita costante. Uscito in sala il 26 ottobre, prodotto da WildSide e da Vision Distribution in collaborazione con Sky, l’esordio alla regia di Cortellesi è stato il film d’apertura della 18esima Festa del Cinema di Roma dove, in concorso nella categoria Progressive Cinema – Visioni per il mondo di domani, ha ottenuto due premi – il premio speciale della giuria e una menzione speciale come miglior opera prima – oltre a conquistare il premio del pubblico.

E il pubblico continua a premiarlo, tornando in massa in sala come non si vedeva da tempo per un titolo italiano, complici il battage pubblicitario e il passaparola.

 

Citazioni neorealiste

Come spesso accade per i film molto amati dalle platee, non è semplice non allinearsi ai peana che vedono nell’opera prima dell’attrice (che, ricordiamolo, è solita portare un gran numero di spettatori davanti al grande schermo anche quando è interprete) un miracoloso capolavoro. Si vanno scomodando così illustri antenati, qualche volta sfacciatamente citati, altri frutto di strane suggestioni personali: il neorealismo rosa; la Anna Magnani dell’Onorevole Angelina diretto da Luigi Zampa, che vive in un sottoscala e che il quartiere vorrebbe in Parlamento, e quella di Bellissima di Luchino Visconti, che sogna un futuro migliore per sua figlia; Una giornata particolare di Ettore Scola, più volte citato in diverse sequenze (prima fra tutte la celeberrima terrazza con le lenzuola stese sui tetti romani); il militare americano, che strizza l’occhio al soldato nero di Paisà, di Roberto Rossellini e via così, in quel gioco di rimandi e confronti tanto amato dai cinefili.

 

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Terreno sicuro ma godibilissimo

Cortellesi, insomma, forte della sceneggiatura di Furio Andreotti e Giulia Calenda, si muove in un terreno sicuro per spettatori e spettatrici, confezionando un prodotto decisamente imperfetto ma godibilissimo. Così lo stentato bianco e nero, le acconciature tutt’altro che filologiche, gli inframezzi musicali, pur apprezzatissimi da molti, si fanno perdonare per un finale emozionante e ben congegnato che riscatta molte delle ingenuità disseminate lungo le quasi due ore di film. La trama ormai è arci-nota: nella Roma della primavera del ’46, Paola Cortellesi è Delia, sposata con marito manesco, Ivano (Valerio Mastandrea) e madre di tre figli. Divisa tra le faccende di casa e i mille lavoretti a cui è costretta per portare avanti la sua disgraziata famiglia, Delia spera solo di riuscire a ottenere un matrimonio felice per la primogenita Marcella (Romana Maggiora Vergano). «Sembra una delle trame — sempre un po’ sinistre — di molte fiabe per bambine e invece è storia, piuttosto consueta, di una famiglia italiana qualunque, nella seconda metà degli anni ’40», si legge nelle note di regia.

 

Guarda il video del trailer di C’è ancora domani 

Storie (stra)ordinarie di donne qualunque

Le cose, chiaramente, non andranno come sperato e non saremo noi a rovinare la sorpresa a quelle e a quei pochi che ancora non conoscono come vada a finire. Preme invece sottolineare che se la giovane Maggiora Vergano si prospetta un nuovo volto da tenere d’occhio, Emanuela Fanelli, nei panni dell’amica Marisa e Giorgio Colangeli, in quelli di Sor Ottorino, il gretto padre padrone allettato che Delia è costretta ad accudire, spiccano per bravura su tutto il cast. Girato tra il popolare quartiere di Testaccio e gli studi di Cinecittà, in cui la scenografa Paola Comencini ha ricostruito gran parte degli interni, tra cui la miserabile casa della protagonista, il lungometraggio si è avvalso dei costumi di Alberto Moretti, il montaggio di Valentina Mariani, Davide Leoni è l’autore della fotografia. «Con C’è ancora domani ho voluto raccontare le imprese straordinarie delle tante donne qualunque che hanno costruito, ignare, il nostro Paese. Delia è le nostre nonne e bisnonne. Chissà se abbiano mai intravisto un “domani”», scrive ancora Cortellesi.

 

Il merito di “C’è ancora domani”

Se dovessimo consigliare come trascorrere un pomeriggio o una serata al cinema, continueremmo a consigliare senza esitazione Misericordia di Emma Dante, gioiello passato alla Festa del Cinema e premiato al Tallinn Black Nights Film Festival come Miglior Film e per il Miglior Attore (a Simone Zambelli), in sala dal 16 novembre. Eppure al film di Paola Cortellesi – nella sua imperfetta godibilità – va dato il grande merito non solo di iscriversi nelle tante parole spese sui femminicidi in questi giorni di cronaca agghiacciante, ma di aver permesso alla neo-regista, sulla scia del suo dirompente successo, di invocare – pare con altrettanto successo – convergenze tra governo e opposizione, da parte delle due donne più potenti della politica italiana, Giorgia Meloni ed Elly Schlein, per un tavolo condiviso sull’educazione come strumento di prevenzione contro la violenza sulle donne. Chissà che da quei balletti surreali, in cui ogni schiaffo e pugno si traduce nel gesto di una coreografia, possa davvero nascere quella rivoluzione culturale così tanto invocata nel nostro retrogrado Paese.

 

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Francesca Romana Buffetti
Antropologa sedotta dal giornalismo, dirige dal 2015 la rivista “Scenografia&Costume”. Giornalista freelance, scrive di cinema, teatro, arte, moda, ambiente. Ha svolto lavoro redazionale in società di comunicazione per diversi anni, occupandosi soprattutto di spettacolo e cultura, dopo aver studiato a lungo, anche recandosi sui set, storia e tecniche del cinema.

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