Sanremo 2022, il Festival si tinge di verde. O almeno ci prova

Torna la manifestazione canora più popolare d’Italia. Mentre fervono i preparativi nella piccola città ligure, è polemica per il “green carpet” sponsorizzato da Eni. Per Greenpeace è necessaria una legge europea contro le sponsorizzazioni alle industrie dei fossili

Have you seen her dressed in green?, verrebbe da chiedersi parafrasando i Rolling Stones di She’s a Rainbow. Già, perché non bastava la questione del tappeto verde Eni, nuova nuance creata per l’occasione.

Ci si mette anche il Teatro di Pordenone, che in attesa di vedere Ornella Muti salire sul palco dell’imminente settantaduesima edizione del Festival di Sanremo, ha chiesto ufficialmente, attraverso il proprio legale, che il cachet destinato all’attrice come ospite d’onore venga utilizzato per risarcire il teatro friulano.

Nel 2010 infatti, la diva nostrana avrebbe dovuto partecipare ad una serata nell’odeon pordenonese, ma aveva dato forfait all’ultimo istante, adducendo motivi di salute, che secondo diverse fonti giornalistiche si erano rivelati essere una cena di gala con il presidente russo Vladimir Putin, suo ammiratore e dominus di quelle fonti fossili da cui l’Europa è ancora fortemente dipendente, tanto da restare col fiato sospeso mentre l’ex funzionario del Kgb minaccia di invadere l’Ucraina.

 

 

Ma nel frattempo è verde, dicono compiaciuti dal palco dell’Ariston in queste ultime e concitate ore di allestimento, il colore di questa edizione del Festival, o per lo meno, è verde il red carpet che da rosso si tinge del colore della natura.

Erba vera e sintetica (dalle immagini pubblicate sui social si direbbe che prevalga la seconda), per questo “green carpet” che accompagnerà spettatori e ospiti all’interno dell’Ariston, e che qualcuno già bonariamente chiama con discutibile ironia “green pass-erella”, per l’edizione che segna il ritorno in presenza del pubblico della manifestazione, dopo le ultime due edizioni senza spettatori per via dell’emergenza pandemica. 

 

 

Verde natura, verde speranza, quella di uscire finalmente dalla crisi e dall’emergenza sanitaria. Un profluvio di belle parole quello che accompagna la scelta sanremese, nelle parole dell’assessore al Turismo della cittadina ligure Giuseppe Faraldi:

«Il colore verde, rispetto a quello rosso degli anni passati si riallaccia alla politica ambientale dell’unico sponsor del Festival di quest’anno, Eni, che promuove le energie rinnovabili».

È questo il punto, e il paradosso di tutta la vicenda. Le politiche ambientali della multinazionale italiana, a cominciare dal piano di decarbonizzazione, non sembrano affatto così orientate alla promozione delle rinnovabili, come hanno denunciato già da tempo gli azionisti critici. I quali accusano il cane a sei zampe di fornire spiegazioni evasive sul modo in cui si dovrebbero attuare i piani per l’azzeramento delle emissioni e sugli investimenti destinati ad attività non inquinanti.

Dello stesso parere Greenpeace, che tuona nelle parole di Federico Spadini, responsabile della campagna Clima ed Energia di Greenpeace Italia: «È inaccettabile che Eni sfrutti la vetrina di Sanremo e dei tanti altri eventi che sponsorizza per fare greenwashing e promuovere un’immagine di azienda d’attenta all’ambiente che non corrisponde affatto alla realtà».

 

Ornella Muti e Naike Rivelli
Ornella Muti, protagonista del prossimo “green carpet” sanremese, insieme alla figlia Naike Rivelli, con la quale ha creato una linea di prodotti a base di cannabis

 

Un’auto narrazione e una comunicazione senz’altro efficaci a livello d’immagine, ma che per l’associazione ambientalista si fermano all’apparenza, anche sul fronte della conservazione forestale e riforestazione.

Come evince da un recente rapporto  firmato Greenpeace insieme a Recommon, i progetti REDD+ (Reducing Emissions from Deforestation and Forest Degradation in developing countries) di Eni così come di molte aziende petrolifere e del gas, servono fondamentalmente a permettere di acquistare “carbon credit”, ossia a continuare ad inquinare.

D’altra parte a novembre 2021 il Tar del Lazio ha confermato una condanna per pubblicità ingannevole in riferimento al biodiesel Eni Diesel+ , presentato come “green” dall’azienda.

 

 

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Insomma, quello di Sanremo sembra più che altro un greenwashed carpet.

E mentre la Muti, che ha lanciato da poco una linea di prodotti a base di cannabis (erba vera, quindi) con la figlia Naike  stavolta senza l’accompagnamento di Putin, rompe con Giorgio Armani reo di non essere abbastanza “green” scegliendo un altro stilista per la sua apparizione sanremese, Spadini sottolinea l’inopportunità della presenza di Eni come sponsor “verde”:

«Il mondo della musica, della cultura, dello sport e dell’istruzione dovrebbero essere liberi dalla dannosa propaganda dell’industria dei combustibili fossili, così come sono già da tempo liberi dalle sponsorizzazioni dell’industria del tabacco».

La questione è spinosa, perché come si legge nel rapporto sopra citato, circa due terzi delle pubblicità online delle aziende dei combustibili fossili promuovono false soluzioni per il clima oppure enfatizzano piccoli progetti “verdi” mentre nella realtà continuano a fare affari d’oro con le fonti fossili. Motivo per cui Greenpeace chiede una legge europea che vieti le sponsorizzazioni dell’industria dei combustibili fossili. Un bel ginepraio. Speriamo almeno ci sia qualche canzone non dimenticabile.

 

         Guarda il video di “She’s a Rainbow” dei Rolling Stones 

Saperenetwork è...

Valentina Gentile
Nata a Napoli, è cresciuta tra Campania, Sicilia e Roma, dove vive. Giornalista, si occupa di ambiente per La Stampa e di cinema e società per Libero Pensiero. Ha collaborato con Radio Popolare Roma, La Nuova Ecologia, Radio Vaticana, Al Jazeera English, Sentieri Selvaggi. Ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma. Cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè.

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