Sonya Guajajara con due collaboratori durante la campagna elettorale

Sonia Guajajara, a sinistra, con due collaboratori durante la campagna elettorale. L'ex insegnante già a capo dell'Articolazione dei popoli indigeni del Brasile, è la prima Ministra dei popoli nativi del Brasile (Foto: Flickr)

Il Brasile elegge la prima Ministra per i popoli indigeni. È l’inizio di una rivoluzione verde?

A pochi giorni dall’assalto al Planalto, l’esecutivo del presidente Lula si insedia e nomina Sonia Guajajara al neonato dicastero per i popoli nativi. Una notizia che fa ben sperare, ma che arriva in un momento particolarmente drammatico per il paese sudamericano

Si scrive Sonya Bone de Souza Silva Santos, si legge Guajajara, il nome della sua tribù che ha scelto per la vita politica. È di lei che si parla, e tanto, nelle ultime ore. La leader indigena si è infatti insediata come Ministra dei popoli indigeni, durante la cerimonia presieduta dal presidente legittimamente eletto del Brasile, Luiz Inàcio Lula da Silva. È un dicastero, quello presieduto da Sonya Guajajara, mai esistito prima di ora nel paese.

 

Sonia Guajajara
La neo ministra Sonya Bone de Souza Silva Santos ha scelto per la sua carriera politica di chiamarsi Guajajara, nome del suo popolo nativo (Foto: Flickr)

 

Per molti è una rivoluzione, dopo anni di (eco) mostruosità bolsonariane, con l’Amazzonia di nuovo sotto attacco come non si vedeva dagli anni ’80, dall’epoca della Rainforest Foundation, creata dalla popstar Sting per sensibilizzare il mondo sulle sorti del suo bistrattato polmone verde. Ed è proprio un’indigena, erede degli antichi popoli nativi, che con la Foresta vivevano in simbiosi e rispetto, che incarna il nuovo corso della nuova presidenza di Lula, già ex presidente dalla carriera politica travagliata e osteggiatissima, sorta di Conte di Montecristo carioca, accusato, incarcerato e poi prosciolto, e quindi di nuovo eleggibile. E difatti di nuovo Presidente, seppur con poco scarto dal rivale, il fascista, razzista, negazionista climatico e pandemico, Bolsonaro.

 

Guarda il video di Sting per la Rainforest Foundation

 

 

Nata nel remoto villaggio di Arariuroba, Guajajara, come lei stessa racconta, ha cominciato a far politica da piccolissima, combattendo l’invisibilità del suo popolo, e dei popoli indigeni in generale, per riportarli alla luce. Ex insegnante, ex infermiera, già a capo dell’Articolazione dei popoli indigeni del Brasile (Apib), Guajara l’anno scorso ha incontrato negli Stati Uniti il rappresentante del Clima, John Kerry, ed ha partecipato alla Cop27 in Egitto. Il suo ruolo sarà fondamentale per le cosiddette tribù incontattate, i gruppi di nativi non in contatto con la civiltà occidentale, privi di difese immunitarie che li proteggano dalle malattie del Mondo “civilizzato”, messi a rischio dalle politiche espansionistiche e dal land grabbing bolsonariano. «Gli indigeni sono nelle città, nei villaggi, esercitano i mestieri più diversi. Viviamo nello stesso tempo e nello stesso spazio, siamo contemporanei di questo presente e costruiremo il Brasile del futuro», ha detto. Per il Times è tra le 100 donne più influenti del mondo, e chi la conosce la definisce una eco guerriera pronta a combattere per i nativi e per il Pianeta.

 

 

Luiz Inàcio Lula da Silva, 77 anni, nuovamente presidente del Brasile dopo anni di delegittimazione politica e giudiziaria e un ballottaggio molto difficile
Luiz Inàcio Lula da Silva, 77 anni, nuovamente presidente del Brasile dopo anni di delegittimazione politica e giudiziaria e un ballottaggio molto difficile (Foto: Flickr)

 

Ma dopo l’assalto al Planalto di Brasilia, annunciato da mesi da bivacchi dei supporter di Bolsonaro e da ben due attentati a Lula, anche il trionfo della leader indigena appare più sfumato, a rischio, in bilico. Se, come dicono molti esperti di geopolitica, il rischio di un golpe è da considerarsi, almeno al momento, remoto, resta la constatazione di un Brasile nel caos, spaccato in due, alle prese con gli effetti devastanti di anni di propaganda fascista, sdoganata dalla pervasività degli strumenti social (come d’altra parte è avvenuto e avviene in tutto il resto del mondo), e resa ancora più pericolosa dalle preesistenti condizioni di estrema disuguaglianza sociale ed economica. Che spazio di azione concreta avrà l’esecutivo di Lula lo constateremo nei prossimi giorni, mesi. Di sicuro ci auguriamo che il Presidente e la Ministra dei popoli indigeni possano compiere il loro mandato nel migliore dei modi.

 

 

 

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Valentina Gentile
Nata a Napoli, è cresciuta tra Campania, Sicilia e Roma, dove vive. Giornalista, si occupa di ambiente per La Stampa e di cinema e società per Libero Pensiero. Ha collaborato con Radio Popolare Roma, La Nuova Ecologia, Radio Vaticana, Al Jazeera English, Sentieri Selvaggi. Ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma. Cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè.

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