padre Alex Zanotelli

Missionario comboniano, Zanotelli ha lavorato otto anni in Sudan e dodici in Kenya, nella baraccopoli di Korogocho (Foto: Flickr)

Rompiamo il silenzio sulla guerra in Congo, l’appello di Alex Zanotelli

È urgente portare l’attenzione sul conflitto che travolge il ‘gigante’ d’Africa da oltre sessant’anni, oggi sempre più violento. E mosso dagli interessi economici internazionali intorno alle enormi ricchezze minerarie 

Condividiamo e rilanciamo l’appello di padre Alex Zanotelli, che chiede al mondo dell’informazione di illuminare il genocidio in corso nella Repubblica Democratica del Congo, che ha fatto già 12 milioni di morti. Missionario in Africa per oltre vent’anno, Zanotelli denunciò gli interessi italiani nei conflitti in Africa quando era direttore di Nigrizia.

«Il mio è un pressante appello a voi giornalisti e giornaliste perché facciate conoscere la drammatica situazione in cui vive la popolazione del Congo.

Alcuni anni fa vi avevo rivolto un altro appello:Rompiamo il silenzio sullAfrica con il quale non vi chiedevo atti eroici, anche perché sappiamo bene che i media sono nelle mani dei poteri forti’, ma uno sforzo per diffondere qualche notizia in più sui tanti drammi che vivono i popoli dellAfrica. E ringrazio tutti coloro che continuano a prodigarsi per questoOra sono qui a chiedervi di fare lo stesso per il Congo che vive una immensa tragedia. È stato il noto ginecologo congolese, Denis Mukwegea lanciare un grido di aiuto allOccidente per il suo popolodurante il suo soggiorno a Napoli. 

Guerre a confronto

«Il Premio Nobel per la Pace, nella sua lectio magistralis per la laurea Honoris Causa, conferitagli il 6 dicembre dallUniversità di Napoli Federico II, ha denunciato l’“Umanesimo variabiledellOccidente. Lo ha fatto mettendo a confronto la spaventosa guerra che insanguina il Congo, che non mobilita le coscienze dei paesi ricchi e la guerra in Ucraina che ha visto uno slancio di umanità e solidarietà senza precedenti.

 

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Denis Mukwege, nobel per la pace 2018, premio Sakharov per la libertà di pensiero 2014, Laureate Freedom from Want Award 2016, premio Onu per i diritti umani 2008

 

Nel pomeriggio, ospite del Centro missionario di Napoli, Il Premio Nobel ha accentuato lipocrisia occidentale e lignavia della nostra stampa. È incredibile notare quanto sia abbondante linformazione sulla guerra ucraina e quanto silenzio ci sia sulla guerra in Congo, ma anche su tanti altri conflitti africani dimenticati, come quello in Sud Sudan

Un conflitto per la tecnologia

«Unguerra, quella del Congo, che dura da sessantanni e ha già fatto dodici milioni di morti. E tutto questo per limmensa ricchezza mineraria del Congo che è diventata la sua maledizione. In quel paese, infatti, ci sono i minerali essenziali per lhigh-tech come il coltan, il cobalto, il litio (e altri), elementi fondamentali per i nostri telefonini, per le pile elettriche delle nostre auto Tutti questi minerali, frutto, spesso, del lavoro dei bambini, non passano per la capitale  Kinshasa, ma vengono trasferiti illegalmente in Ugandain Rwandaper entrare poi nel circuito internazionale. A guadagnarci è soprattutto lOccidente e le multinazionali, ma a perderci è il Congo, classificato come il terzo paese più povero del mondo.

Ecco perché il Ruanda sta facendo la guerra al Congo: per annettere le confinanti province dellIturi e del Nord Kivu, ricche di questi minerali

Lo fa oggi tramite il Movimento 23 marzo (M23) che sta avanzando verso Goma, il capoluogo del Nord-Est. Oltre al M23 ci sono altri gruppi che incutono terrore come il Maj-Maj e le Forze Democratiche Alleate.

 

miniera di coltan in Congo
Miniera di coltan in Congo, che ne produce circa l’80% a livello mondiale (Foto: Wikimedia Commons)

L’aggravarsi delle violenze

«Il movimento M23 lascia dietro a  una scia di sangue e di orrore: stupri come arma di guerra, neonati uccisi e pestati in mortai di legno, donne incinte sventrate e altri atti ancora più orribili. A fronteggiare questa spaventosa situazione cè lEsercito Congolesela missione ONU per la stabilizzazione del Congo, nota come Monusco, forte di 15.000 soldati ma incapace di assicurare una protezione alla popolazione. Ma nel Nord-est del Congo ci sono oggi anche soldati dellUganda, del Burundi e del Sud SudanNon solo,  ora anche il Kenya ha inviato, in nome della comunità dellAfrica Orientale, 900 soldati keniani.

“La parola giusta per definire quanto accade nel Kivu – ha detto il vescovo di Butembo, Melchisedek Sikul – è genocidio.”.

Sei milioni e mezzo di rifugiati

«Tutto questo ha indotto mezzo milione di congolesi a fuggire nei paesi vicini e sei milioni a cercare rifugio in altre parti del Congo. La situazione è talmente grave che molti temono che possa scoppiare la seconda guerra internazionale africana. (La prima è stata combattuta dal 1998 al 2003 ed ha coinvolto otto paesi e 25 gruppi armati, provocando ben 5 milioni di morti) Non dimentichiamoci che dietro alle forze in campo in Congo ci sono le grandi potenze: USA, UE, ma anche la Russia e soprattutto la Cina. In questo contesto è provvidenziale il viaggio apostolico di Papa Francesco in Congo e nel Sud Sudan (Papa Francesco andrà in Congo e Sud Sudan dal 31 gennaio al 5 febbraio 2023, ndr)Il mio è un appello accorato a voi giornaliste e giornalisti perché possiate divulgare più spesso notizie sulla guerra in Congo, che è un genocidio.

Non si vuol parlare di genocidio perché lOccidente ha troppi interessi in quel paese! Questa crudeltà può cessare solo sintervengono le democrazie occidentali. Rompiamo il silenzio sul Congo e sul suo popolo crocifisso.»

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