Il vaccino Mosquirix approvato dall’Oms. Basterà a salvare dalla malaria?

Il vaccino Mosquirix approvato dall’Oms. Basterà a salvare dalla malaria?

È stato definito una “svolta storica”, dopo oltre 40 anni di ricerca ed esperimenti. Ma la protezione arriva a poco più del 50%, ed è perduta dopo un anno. Perciò sarà fondamentale non abbandonare le altre misure di prevenzione e la profilassi stagionale

La lotta alla malaria si intensifica con l’approvazione, arrivata lo scorso 6 ottobre da parte dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità del vaccino Mosquirix, che potrebbe essere così largamente adottato dalle organizzazioni che promuovono le vaccinazioni nei Paesi più a rischio. Secondo le stime, la malaria ha causato la morte di 409 000 persone nel 2019, quasi tutte nell’Africa sub-sahariana, l’area più estesa del pianeta dove ancora non è possibile un controllo della malattia e dei suoi vettori, le zanzare del genere Anopheles.

La diffusione e la persistenza della malaria sono influenzate dall’agente patogeno, dalle condizioni climatiche e dal suo vettore. Tutti questi fattori rendono difficile il suo contenimento mettendo a rischio soprattutto i neonati e i bambini sotto i cinque anni, il gruppo più vulnerabile, che ha rappresentato, nel 2019, il 67% (274 000) di tutti i decessi per malaria nel mondo. 

 

Huambo, Angola. Un neonato in braccio alla madre viene visitato da una dottoressa o infermiera
Neonati e bambini sotto i cinque anni sono i più a rischio. Nel 2019 sono stati il 67% di tutti i decessi per malaria nel mondo

Il vaccino contro la malaria, un evento storico

La malaria rimane infatti una delle principali cause di malattie infantili e di morte nel Sahel. Si manifesta con febbre, mal di testa e brividi che possono evolvere nella forma grave, spesso mortale, che causa insufficienza multiorgano. Anche quando la malattia non è fatale, si può avere un indebolimento del sistema immunitario e nei bambini la gravità dei sintomi è maggiore, con coinvolgimento anche del sistema nervoso centrale.

«Avere un vaccino contro la malaria che sia sicuro, moderatamente efficace e pronto per la distribuzione è un evento storico» ha spiegato al New York Times il dottor Pedro Alonso, infettivologo e direttore del Programma Globale Oms contro la malaria.

Pedro Alonso, infettivologo e direttore del Programma Globale Oms contro la malaria
Pedro Alonso, infettivologo e direttore del Programma Globale Oms contro la malaria (Foto: Wikipedia)

L’efficacia del Mosquirix

L’approvazione quindi di un vaccino destinato proprio alla popolazione infantile è una pietra miliare, ma ha comunque destato alcune perplessità da parte della comunità scientifica. Mosquirix, sviluppato da GlaxoSmithKline con il cofinanziamento della Bill & Melinda Gates Foundation ha infatti un’efficacia che si può valutare come assai modesta se utilizzato da solo. La profilassi vaccinale richiede infatti quattro dosi di vaccino, le prime tre fra i 5 e i 17 mesi d’età e la quarta 18 mesi dopo.

In questo modo, la protezione contro la malattia, ad un anno, è circa del 56% ed è però completamente perduta dopo quattro anni dalla vaccinazione. Questo significa che la vaccinazione dovrebbe entrare a far parte di un programma annuale per il quale si dovrà tenere conto della difficoltà di diffondere adeguatamente la pratica vaccinale. 

Una donna di spalle, con il figlio, consulta un medico in un ospedale, probabilmente nell'Africa sub sahariana
Mosquirix, sviluppato da GlaxoSmithKline con il cofinanziamento della Bill & Melinda Gates Foundation, ha un’efficacia del 56%, che dura solo un anno

La profilassi stagionale

La sperimentazione che ha portato all’approvazione da parte dell’Oms è stata infatti condotta dal 2019 in Kenya, Malawi e Ghana, in condizioni particolarmente controllate e vantaggiose e in associazione anche con altri sistemi di difesa dalla malattia. Lo stesso successo potrebbe non essere ripetibile su più larga scala e un richiamo annuale potrebbe non essere sostenibile economicamente per molti Paesi.

Per raggiungere infatti una protezione dall’ospedalizzazione del 70,5% e dalla morte del 72,9% la vaccinazione deve essere accompagnata dalla profilassi stagionale con la somministrazione mensile della combinazione di tre farmaci: sulfadossina, pirimetamina e amodiachina. Sempre necessario resta poi l’uso delle zanzariere trattate con insetticida e il trattamento degli interni delle case. 

 

Un uomo in un villaggio africano mostra come utilizzare correttamente le zanzariere per proteggersi dalla malaria
Data la modesta capacità di protezione del vaccino, continuare la profilassi stagionale e la prevenzione sarà essenziale. Tra le misure più efficaci, l’uso delle zanzariere e la disinfestazione

La resistenza del parassita e la difficoltà di intervenire

L’uso però di questo primo vaccino potrebbe essere una svolta per il raggiungimento degli obiettivi Oms contro la malaria: riduzione dell’incidenza dei casi e i tassi di mortalità di almeno il 90% entro il 2030 ed eliminazione della malattia in almeno trentacinque dei Paesi più colpiti. L’importanza della vaccinazione è poi aumentata dalla difficoltà di intervenire in altro modo sul parassita, il Plasmodium falciparum, causa della forma più diffusa di malaria.

Il parassita attraversa infatti diversi stadi dello sviluppo, sia nelle zanzare vettore che una volta entrato nell’uomo, con suscettibilità diverse ai farmaci che richiedono la combinazione di più molecole con meccanismi diversi. Anche le scoperte più recenti, come il derivato dell’artemisia che è valso nel 2015 il Nobel per la Medicina alla ricercatrice cinese Tu Youyou, sta perdendo la sua efficacia a causa dello sviluppo di resistenza da parte del parassita. 

 

Un piano ravvicinato dell'Anofele (Anopheles gambiae), zanzara vettore della malaria
L’Anofele (Anopheles gambiae), è tra il vettore principale di trasmissione della malaria

Quarant’anni di ricerca e sperimentazione

Studiando una di queste fasi di sviluppo del patogeno, lo sporozoita, nel 1983 i ricercatori hanno individuato la proteina che ha portato al vaccino Mosquirix. Per giungere alla raccomandazione da parte dell’Oms del vaccino, che aveva già ottenuto nel 2015 l’approvazione dell’Ema (Agenzia europea dei medicinali), sono stati necessari perciò quasi quarant’anni, gli ultimi dei quali per accertare l’assoluta sicurezza proprio nei più piccoli. Sicurezza che si è dimostrata nella campagna vaccinale che ha coinvolto più di 800.000 bambini, con la somministrazione di più di 2,3 milioni di dosi. 

 

Altri vaccini all’orizzonte?

Presto però potrebbe rendersi disponibile un altro vaccino, in questo caso in grado di trovare ampio consenso. È infatti in programma la terza fase di sperimentazione del vaccino R21 sviluppato dal Jenner Institute dell’Università di Oxford, che nella fase II ha dimostrato un’efficacia del 77% , mentre altri vaccini attenuati sono in via di sviluppo.

«Abbiamo ancora una strada molto lunga da percorrere, ma questo è un passo notevole», ha dichiarato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, durante la conferenza stampa a Ginevra per l’annuncio dell’approvazione.

Prima che Mosquirix possa essere ampiamente diffuso trascorrerà infatti almeno un altro anno. Dopo la raccomandazione dell’Oms spetta all’Alleanza globale per i vaccini (Gavi) stabilire se il vaccino sia un investimento utile e quindi mediare l’acquisto per i Paesi che ne faranno richiesta.

 

 

Un’altra difficoltà potrebbe essere rappresentata dalla carenza di vaccino in un momento in cui la produzione di farmaci è volta a contenere l’emergenza Covid-19. Si stima comunque che l’adozione del Mosquirix, malgrado la sua bassa efficacia, potrebbe impedire la morte di 23.000 bambini sotto i cinque anni ogni anno, che giustifica l’entusiasmo con cui l’approvazione Oms è stata accolta.

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Maria Luisa Vitale
Maria Luisa Vitale
Calabrese di nascita ma, ormai da dieci anni, umbra di adozione ho deciso di integrare la mia laurea in Farmacia con il “Master in giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza” dell’Università di Ferrara. Arrivata alla comunicazione attraverso il terzo settore, ho iniziato a scrivere di scienza e a sperimentare attraverso i social network nuove forme di divulgazione. Appassionata lettrice di saggistica scientifica, amo passeggiare per i boschi e curare il mio piccolo orto di piante aromatiche.

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