Le foreste ospitano circa l'80% della biodiversità terrestre

Foreste, le nostre alleate contro il cambiamento climatico

In occasione della giornata internazionale delle foreste, il Wwf lancia l’allarme. Consumi, deforestazione e cambiamento climatico sono strettamente connessi: l’UE da sola è responsabile del 16% della deforestazione globale associata al commercio internazionale di materie prime

Com’era il mondo quando l’essere umano non aveva ancora preso il sopravvento? Sicuramente pieno di foreste, habitat preziosi, essenziali per la vita del Pianeta intero e di tutte le specie animali e vegetali. Svolgono un ruolo cruciale nella mitigazione del cambiamento climatico, coprono, oggi, il 31% delle terre emerse del Pianeta, ospitando circa l’80% della biodiversità terrestre. Eppure solo negli ultimi 30 anni ne sono stati persi 178 milioni di ettari a livello mondiale. Per capire la gravità della cosa, basti pensare che la cifra equivale a tre volte la superficie della Francia. Un fenomeno conseguenza delle nostre azioni e consumi, con un effetto a catena sulla crisi climatica globale.

Oggi, Giornata internazionale delle foreste, il WWF lancia l’allarme per questo ecosistema, alleato indiscusso anche nella lotta al cambiamento climatico, e ricorda Earth Hour 2024, la mobilitazione globale che sabato 23 marzo dedica un’ora alla Terra.

 

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Perché deforestiamo

La principale causa della deforestazione a livello globale è l’espansione agricola. Ogni anno vengono convertiti cinque milioni di ettari di foreste tropicali, in particolare per la produzione di carne bovina, olio di palma, soia, cacao, gomma, caffè e legno. Dalla produzione e dal commercio internazionale di questi prodotti deriva inoltre più di un terzo delle emissioni di CO2 causate dalla deforestazione. L’ecosistema più colpito è la foresta amazzonica: negli ultimi 50 anni è stato convertito in coltivazioni o pascoli ben il 17% della sua superficie (equivalente a due volte l’Italia).

Se questo fenomeno arrivasse a colpire il 20-25% dell’Amazzonia, si pensa che la foresta non sarebbe più in grado di sopravvivere, trasformandosi in una savana arbustiva nel giro di pochi decenni.

Nonostante questo, negli ultimi anni la tendenza non sembra migliorare. La distruzione del “polmone verde del pianeta”, sta avendo un impatto devastante anche sulla lotta alla crisi climatica globale. La sola foresta amazzonica immagazzina oltre 75 miliardi di tonnellate di carbonio (il totale nelle foreste mondiali sono 662 miliardi di tonnellate): non possiamo assolutamente permetterci di perdere l’Amazzonia e la sua capacità di assorbire CO2, nella lotta per evitare che il riscaldamento globale superi 1,5°C.

Incendi e siccità compromettono l’assorbimento di CO2

Recenti studi hanno scoperto che la concentrazione di carbonio nell’atmosfera amazzonica è maggiore negli strati d’aria più vicini alle chiome degli alberi, contrariamente a quanto sempre creduto. Questo dato è preoccupante in quanto indica che in alcune aree l’Amazzonia emette più carbonio di quanto ne assorbe e immagazzina: l’emissione netta è di circa 300 milioni di tonnellate di carbonio l’anno, quanto ne emette la Francia nello stesso arco di tempo. Questo fenomeno è legato alla deforestazione ma anche agli incendi e alla siccità, piaga un tempo sconosciuta in Amazzonia.

Se tutto il carbonio ora immagazzinato nella foresta amazzonica fosse rilasciato la temperatura media del pianeta aumenterebbe di 0,3 °C, rendendo impossibile raggiungere l’obiettivo posto dall’Accordo di Parigi.

Una catastrofe di cui sono responsabili anche i cittadini italiani ed europei. L’Unione europea e l’Italia sono infatti tra i maggiori importatori di diversi prodotti causa di deforestazione quali caffè, carne, olio di palma e latticini, rendendo l’Ue responsabile del 16% della deforestazione globale associata al commercio internazionale di materie prime (secondo più grande importatore al mondo di deforestazione dopo la Cina). I soli consumi dei cittadini italiani causano ogni anno 36.000 ettari di foreste distrutte (due volte la città di Milano).

 

Edoardo Nevola, responsabile Foreste al WWF Italia

 

Si chiama “deforestazione incorporata”, ovvero derivante dalla produzione di beni consumati in altri Paesi, e contribuisce a quasi l’80% della deforestazione mondiale.

Il regolamento UE contro la deforestazione

Spiega Edoardo Nevola, responsabile Foreste al WWF Italia: «Il ruolo di noi consumatori è centrale e solo utilizzando maggiore attenzione e responsabilità possiamo dare un contributo sostanziale, con un solo gesto, alla salute di questi ecosistemi, del clima e nostra: un modo è ad esempio informarsi tramite le etichette dei prodotti che vengono comprati per verificare la presenza di eventuali certificazioni e quindi capire se un prodotto proviene da foreste gestite responsabilmente».

Una prima misura atta a ridurre significativamente l’impronta ecologica del commercio internazionale è il nuovo regolamento europeo contro la deforestazione (EUDR).

Il regolamento riguarda 7 prodotti (soia, olio di palma, carne bovina, caffè, prodotti legnosi, prodotti stampati e la gomma) e i loro derivati che dal 30 dicembre 2024 potranno entrare sul mercato europeo solamente se le aziende saranno in grado di dimostrare che non sono causa di deforestazione. Ciò cambia le regole dei consumi in Ue: renderà obbligatori una serie di controlli annuali tramite la cosiddetta due-diligence per la quale le aziende importatrici dovranno tracciare i prodotti fino al luogo di produzione e tutte le fasi della catena di approvvigionamento.

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Anastasia Verrelli
Nata e cresciuta nella meravigliosa Ciociaria, sin da piccola sviluppa un amore smodato verso l'ambiente e il territorio. Durante gli anni di studi si avvicina sempre più al mondo del giornalismo, in particolare al giornalismo ambientale e culturale. Durante l'esperienza universitaria nel Dipartimento di Lettere dell'Università di Cassino contribuisce a far nascere la rivista Cassinogreen, oggi associazione con lo scopo principale di far avvicinare i giovani universitari e non solo al mondo green, di cui oggi è vicepresidente. Ha organizzato diversi webinar e seminari ospitando importanti esperti del settore. Nel 2020 inizia a collaborare come addetto stampa per l'ente territoriale del Gal Versante Laziale del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Laureanda magistrale in lettere moderne e studentessa di un master in Digital Communication, spera di migliorare le sue capacità comunicative per trasmettere ai suoi lettori lo stesso interesse per la sostenibilità.

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