oasi zegna

L'Oasi Zegna, terreno privato ad accesso libero, 100 kmq con pascoli e boschi

La storia della moda italiana coincide spesso con quella di imprenditori visionari, che hanno saputo aggiungere al fiuto per gli affari messaggi di eleganza senza tempo. È il caso di Ermenegildo Zegna, pimenotese, fondatore dell’omonima casa di moda nel 1910.  Zegna fu anche un grande esempio di mecenatismo ambientale, che aggiunse alla vocazione sociale un approccio responsabile nella tutela dell’ambiente, dando il via a un attento lavoro di riforestazione della montagna intorno a Trivero, nel biellese.

 

Ermenegildo Zegna
Ermenegildo Zegna è stato un imprenditore e filantropo italiano, fondatore dell’ omonima azienda d’abbigliamento di lusso maschile

Dal pensiero verde alla nascita dell’Oasi Zegna

L’Oasi Zegna è oggi un territorio ad accesso libero che si estende su 100 chilometri quadrati con pascoli e boschi, rappresentando un luogo perfetto per entrare in contatto con la natura nel pieno rispetto degli ecosistemi locali. Nel 2014 l’Oasi ha ottenuto il patrocinio del FAI Fondo Ambiente Italiano. L’Oasi è attraversata da una strada di montagna ormai iconica, la SP 232, conosciuta da tutti come Panoramica Zegna. Ermenegildo la fece costruire negli anni tra le due guerre ed unisce, in 26 chilometri, il biellese orientale alla Valle Cervo.
Per il Gruppo Zegna la SP 232 è diventata un simbolo che lega il passato al futuro.
«Con la stessa passione e lo stesso spirito, oggi continuiamo a percorrere quella strada che il fondatore Ermenegildo tracciò nel secolo scorso sulle Alpi piemontesi, dove all’epoca non c’erano altro che rocce e la sua viva idea di futuro. Il tessuto creato dal nostro fondatore doveva essere una forza positiva nel mondo, e la strada costruita una vera e propria scienza della qualità e della bellezza. Questa strada è diventata il simbolo della nostra innovazione, creatività e sostenibilità che ancora oggi continua a guidarci».

 

Panoramica Zegna Conca
Panoramica Zegna Conca dei Rododendri Cascina Caruccia (Foto: Oasi Zegna)

Percorrere la Panoramica permette di avere un colpo d’occhio sull’Oasi e sulle sue peculiarità: dai panorami sulla Pianura Padana a quelli sull’Alta Valsessera fino al Monte Rosa, dal Santuario di San Bernardo che fa capolino sul Monte Rubello alla Conca dei rododendri che, su progetto dell’architetto Pietro Porcinai in seguito ampliato da Paolo Pejrone, in primavera regala fioriture strepitose.

L’Oasi può essere esplorata attraverso i numerosi sentieri per trekking e per mountain bike. Tra le camminate più note quella nel Bosco del Sorriso, lungo un percorso progettato dall’esperto di bioenergetica Marco Nieri e che parte dal Bocchetto Sessera, a circa metà della Panoramica Zegna (il bocchetto era un antico valico utilizzato dai pastori). Oppure nella Foresta del Silenzio, dove si può sperimentare il forest bathing, pratica nata in Giappone e diffusasi in tutto il mondo. Tra queste montagne, dove passa la Linea Insubrica, una discontinuità tettonica nella crosta terrestre che separa geologicamente la catena principale delle Alpi dalle Alpi calcaree meridionali, nel Medioevo si rifugiò Fra Dolcino, eretico o riformatore a seconda dei punti di vista, che qui combatté l’ultima battaglia prima di essere catturato e condannato al rogo. Di Fra Dolcino parla la Divina Commedia di Dante Alighieri: il Sommo Poeta non lo incontra all’Inferno, perché il suo viaggio è ambientato nel 1300 ed il predicatore a quell’epoca era ancora vivo, ma gliene viene preannunciato, come profezia, il futuro arrivo.

Ermenegildo Zegna: imprenditore e mecenate

Straordinario esempio di mecenatismo ambientale, Ermenegildo non ha solo creato un marchio internazionale di successo, ma ha anche costruito una comunità attorno al suo Lanificio, valorizzato il paesaggio circostante con l’Oasi Zegna, creato un nuovo modello di imprenditoria etica e perseguito una filosofia basata sul “giving back”. Ermenegildo nacque a Trivero nel 1892 e vi morì nel 1966. Era figlio di Michelangelo Zegna, un ex orologiaio che aveva aperto un laboratorio tessile. L’arte di lavorare la lana, già praticata nel Medioevo, si diffuse infatti nel biellese grazie all’abbondanza e alla qualità dell’acqua, essenziale nel ciclo di lavorazione delle fibre naturali. A Trivero ha tuttora sede il Lanificio Zegna, dove si lavorano le materie prime più preziose come la lana merino, il kid mohair, il cashmere e la vicuña. Nei reparti, che possono essere visitati in occasione di alcune Giornate FAI di Primavera, si respira quell’alta professionalità e quell’amore per la qualità che sono alla base del migliore made in Italy. Ci vogliono oltre 500 mani, infatti, per realizzare un abito Zegna.
Lanificio, ciminiera
La ciminiera del Lanificio con la coccarda rivolta verso la tomba del fondatore (Foto: Marina Maffei).

Per scoprirne la storia e vedere come si proietta nel futuro, si può visitare Casa Zegna, centro culturale ed espositivo aperto nel 2003 all’interno del Lanificio, in una palazzina anni Trenta, parte della casa di famiglia. Casa Zegna, che è anche sede dell’archivio storico, è aperta da metà maggio a metà novembre. «Sorprende come, in quell’epoca, nel suo stato di famiglia e nella sua giovane età, Ermenegildo potesse avere una visione e un’ambizione così elevate. Allora le informazioni non circolavano con la facilità di oggi, non sappiamo chi potesse avergli dato ispirazione. Eppure, da subito, mio nonno decise di fare tessuti, credendo nel suo nome, credendo in una produzione italiana e con l’obiettivo di farli diventare i tessuti migliori al mondo. Quando morì, malato già da alcuni anni, io ne avevo solo dieci. Benché a noi nipoti sia mancata la cinghia di trasmissione diretta con lui, abbiamo sempre saputo che aveva testa e cuore pazzeschi». A parlare è Paolo Zegna, uno dei nipoti del fondatore.

«Il nonno era animato dal pensiero che se vuoi fare il bello, devi farlo in un ambiente bello, per questo ha trasformato un territorio povero e brullo in un polmone verde. Oggi, come famiglia Zegna portiamo avanti il suo messaggio».
Nel 2000 la terza generazione della famiglia ha per questo creato la Fondazione Ermenegildo Zegna con la missione di creare un futuro migliore per le prossime generazioni ispirandosi all’etica di restituzione alla propria comunità che guidò il fondatore del Lanificio fin dal 1910.
Guarda il video del Fai sull’Oasi Zegna

Zegna Forest: un progetto per guardare al futuro

Tra gli impegni della Fondazione, anche quello a favore dell’Oasi, dal 2020 è al centro di Zegna Forest, programma pluriennale per preservarne boschi e ambiente. Il patrimonio di 500 mila conifere è infatti messo a rischio dagli effetti del cambiamento climatico e dall’arrivo di patologie forestali mai riscontrate nelle nostre zone. La prima fase di intervento è iniziata a febbraio 2020 con un’opera di abbattimento selettivo su una porzione di bosco di 16 ettari che presentava particolari criticità. Al contempo si stanno piantumando nuove specie di alberi più adatte alle attuali condizioni climatiche, principalmente faggi e abeti bianchi.

La Fondazione BIellezza

L’impegno della famiglia nel 2020 si è concretizzato anche nella Fondazione BIellezza , costituita per volere di Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, Gruppo Sella e Gruppo Zegna, con il sostegno di Cittadellarte-Fondazione Pistoletto. Una iniziativa a cui hanno aderito oltre trenta tra associazioni, imprese, fondazioni e privati cittadini per dare una spinta all’economia del Biellese, in particolar modo nel campo del turismo. Paolo Zegna, che di questa nuova realtà presiede il consiglio di amministrazione, osserva:
«Vorremmo formare una nuova generazione all’attenzione all’ambiente, che sia orgogliosa di appartenere a questa terra e che ne riscopra la montagna. Per questo, molti dei progetti previsti quest’anno dalla Fondazione BIellezza riguarderanno proprio i più giovani. Saranno loro a cambiare il Biellese».

Un’idea che Ermenegildo avrebbe certamente apprezzato. Quasi un secolo fa, per primo portò in montagna i piccoli biellesi, affinché vedessero come si faceva il formaggio e come si viveva nelle valli. Zegna era ben conscio che si può guardare lontano solo se le radici sono ben salde. Per questo la coccarda innalzata sulla ciminiera del Lanificio ancora oggi è orientata verso la tomba del fondatore, che riposa in un piccolo cimitero sulla montagna che affaccia su Trivero.

 

Saperenetwork è...

Marina Maffei
Marina Maffei
Giornalista e cacciatrice di storie, ho fatto delle mie passioni il mio mestiere. Scrivo da sempre, fin da quando, appena diciassettenne, un mattino telefonai alla redazione de Il Monferrato e chiesi di parlare con l'allora direttore Marco Giorcelli per propormi nelle vesti di apprendista reporter. Lì è nata una scintilla che mi ha accompagnato durante l'università, mentre frequentavo la facoltà di Giurisprudenza, e negli anni successivi, fino a quando ho deciso di farne un lavoro a tempo pieno. La curiosità è la mia bussola ed oggi punta sui nuovi processi di comunicazione. Responsabile dell'ufficio stampa di una prestigiosa orchestra torinese, l'OFT, scrivo come freelance per alcune testate, tra cui La Stampa.

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