L'artista Ilaria Paccini, specializzata nella pittura su acciaio ossidato

Ilaria Paccini, artista aretina e romana d’adozione specializzata nella pittura su acciaio ossidato, è l’ideatrice del progetto “Roma Speciale, Alieni in movimento a Roma Capitale” che fino a fine anno anima le piazze del I Municipio di Roma con performance di live painting e attività di divulgazione dedicate al tema delle specie aliene invasive. Per raccontare la nostra relazione con la natura e valorizzarne la complessità. Un progetto promosso dall’assessorato alla cultura di Roma Capitale e vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Culture in Movimento 2023 – 2024” curato dal Dipartimento Attività Culturali e realizzato in collaborazione con SIAE. Abbiamo raggiunto l’artista alla performance di Piazza Navona, dedicata ai pesci alieni invasivi, per chiederle di raccontarci la sua visione artistica di partnership con la natura e l’iniziativa “Roma Speciale”, coadiuvata dalla presenza dei divulgatori scientifici di LIFE Asap.

 

 

Ilaria, come nasce l’idea di una serie di performance nel cuore di Roma, dedicate al tema delle specie aliene invasive?

La mia arte vuole far riflettere sui lati scomodi e meno conosciuti della globalizzazione, come il suo impatto sulla biodiversità. Le specie aliene invasive, note con l’acronimo inglese di IAS (Invasive Alien Species), rappresentano una grave minaccia alla salute degli ecosistemi e alla sopravvivenza di specie autoctone già sottoposte a gravi pressioni ambientali. L’essere umano è spesso l’unico responsabile, per quanto a volte inconsapevole, dell’introduzione delle IAS. L’arte è un modo per spingere le persone a chiedere di più, a informarsi, ad apprendere il ruolo e l’importanza della biodiversità. Per questo, abbiamo coinvolto nel progetto anche gli esperti biologi e zoologi di LIFE Asap, come Lucilla Carnevali, che si occupano di diffondere la consapevolezza sul problema e di farci riflettere sulla nostra relazione con l’ambiente.

Quali messaggi veicola la sua scelta di dipingere su metallo?

Il metallo invecchia. Questa sua caratteristica naturale permette all’opera di manifestarsi come materia viva. Il contatto con l’aria comporta ossidazione, è inevitabile che, nel tempo, si formi della ruggine. Trovo sia un messaggio importante all’interno di una società che vorrebbe relegarci dentro corpi immutabili, che non mostrino mai gli effetti del trascorrere degli anni. La vita è bella nel momento in cui ha la possibilità di espletarsi in tutta la sua dinamica, un processo che si conclude, naturalmente, con una fine. L’ossidazione naturale è ciò che rende un’opera viva, permette ai colori più belli di venire fuori ed esprimersi, anche se questo vuol dire andare verso un disgregamento. Un messaggio che, nella mia visione, ridimensiona ogni antropocentrismo, ricordandoci che non siamo protagonisti eterni, un tema cruciale quando si parla di relazione con l’ambiente. Le mie opere d’arte nascono, maturano, invecchiano e, a un certo punto, giungeranno anche a morire. Non desidero vengano restaurate in futuro, perché considero l’azione del tempo parte del processo di creazione.

 

 

Nella selezione dei materiali c’è anche un’attenzione legata alla sostenibilità?

La scelta dell’alluminio, che è il supporto sul quale prendono vita le opere di “Roma Speciale, Alieni in Movimento a Roma Capitale”, non è casuale: può essere riciclato all’infinito senza perdere le sue caratteristiche, è leggero e duttile. Il fatto che sia un materiale pregiato dal punto di vista del riciclo ha il potenziale di trasformare i rifiuti cittadini in “miniere urbane”. Un elemento che potrebbe divenire la chiave di una riqualificazione, in ottica di multifunzionalità ecologica. Ma occorre agire in fretta. La qualità degli spazi è direttamente correlata alla qualità di vita e alla salute psicofisica dei cittadini.

In quali altri modi, nelle sue opere, la natura collabora con l’artista?

Nel processo di creazione, non desidero prevaricare la natura ma lavorare insieme a essa. Quando dipingo, mi piace valorizzare gli elementi che fanno già parte del supporto, come piccole caratteristiche del metallo, avvallamenti, apparenti difetti che per me diventano peculiarità da scoprire, rispettare ed evidenziare, poiché sono già parte dell’opera stessa. Allo stesso modo, il tempo lavora con me, modificando l’aspetto del metallo. L’insegnamento che desidero trasmettere è questo: dobbiamo agire “con” la natura e non “contro” di essa.

 

 

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Anche lo spettatore è parte di questo processo creativo?

Assolutamente. Durante le performance di live painting dedicate alle specie aliene invasive, un ritratto fotografico dei visitatori permette loro di “entrare” nell’opera. Il pubblico è anche protagonista attivo, attraverso le sue interazioni con il dipinto e con l’artista. L’essere umano è una “specie tra le altre specie”, per questo il suo posto non è al di fuori dell’ecosistema, bensì dentro, accanto alle specie aliene invasive che lui stesso ha introdotto nell’ambiente urbano.

Il progetto “Roma Speciale” unisce creatività e approfondimenti scientifici. Arte e scienza svolgono ruoli complementari?

Arte e scienza, da sempre, lavorano insieme. Nel caso delle scienze naturali, l’illustrazione naturalistica è il modo in cui per secoli l’essere umano ha catalogato e trasferito le sue conoscenze su piante e animali. Ma il disegno è anche un metodo per indagare la realtà, una tecnica di studio che aiuta ad avere una presa di coscienza su ciò che vediamo, a notare e interiorizzare i dettagli. Certe cose si vedono solo disegnandole. Leonardo Da Vinci disegnava costantemente e lo faceva, da scienziato, per chiarire certe idee in primis a sé stesso. Il disegno aiuta a comprendere le relazioni, sia interne all’oggetto che in termini di rapporto dell’oggetto con l’esterno. Attività che oggi stiamo demandando all’intelligenza artificiale, perdendo presa sul reale. Ma l’arte è un fondamentale allenamento al pensiero.

Che ruolo svolge l’estetica della natura nel processo creativo?

Le meraviglie e le stranezze della natura costituiscono una leva per la curiosità, ci spingono a interrogarci su di essa, ad avvicinarci, interagire con altre specie, porci domande. Ma la percezione della bellezza, a volte, è anche un limite, dettato dal fatto che il nostro sguardo è umano e dunque agisce come un filtro. Alcuni animali possono apparirci “meno importanti” solo perché non rispondono a determinati canoni estetici. O viceversa. Anche nel tema delle IAS, l’estetica, con tutto ciò che ne consegue, gioca un ruolo: ci sono specie che suscitano “più simpatia” di altre. Nella presa di coscienza sull’importanza di preservare la biodiversità, così come su molte altre questioni che coinvolgono la relazione tra essere umano e natura, è importante adottare una visione ampia e articolata. Il nostro è un mondo sempre più polarizzato. Ma possiamo sottrarci a questa logica, tornando a guardare la realtà nella sua dinamicità, evitando, così, di banalizzarla.

 

 

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Aggiunge la biologa Lucilla Carnevali, di LIFE Asap: «Alcune specie invasive, allo sguardo umano, appaiono come particolarmente gradevoli. Si tratta di animali acquistati anche per il loro aspetto – è il caso, ad esempio, dei parrocchetti dal collare – e poi liberati in natura, a volte fuggiti dalle gabbie. Il fatto che siano belli rende ancora più difficile convincere le persone della loro pericolosità ambientale, che va a scapito della sopravvivenza delle specie autoctone, soprattutto di quelle più fragili. Prendere atto del problema, però, non vuol dire cedere a visioni semplicistiche. Ricordiamolo, non possiamo “dare la colpa” alla natura. Le IAS sono state sottratte al loro habitat naturale dall’uomo e introdotte, sempre dall’uomo, in luoghi dove rappresentano un pericolo per altre specie. Spesso provocano danni economicamente significativi e solo allora si decide di agire. Ma pensare di risolvere il problema con soluzioni facili, come l’introduzione di un predatore, può portare a risvolti inaspettati, in cui la soluzione diventa parte del problema. La natura è più complessa di ciò che pensiamo e ogni azione deve essere studiata attentamente. L’aspetto della prevenzione resta fondamentale».

 

I parrocchetti dipinti da Ilaria Paccini

 

Ilaria, quali sono gli appuntamenti in piazza previsti per il mese di dicembre?

Dopo la performance dedicata al gambero killer dal 4 all’8 dicembre a Campo Boario, Ex Mattatoio Testaccio, dall’11 al 15 dicembre sarà la volta dello scoiattolo grigio, a Piazza Trilussa. Dal 18 al 22 dicembre saremo a Castel Sant’Angelo per l’appuntamento con l’anatra mandarina e dal 25 al 29 dicembre a Campo de’ Fiori, per l’opera dedicata al ratto asiatico. Sempre dalle 10 alle 16, ingresso libero. Ogni venerdì, dalle 15 alle 16, gli approfondimenti scientifici degli esperti accompagneranno la presentazione dell’opera realizzata nel corso della settimana.

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Anna Stella Dolcetti
Anna Stella Dolcetti
Anna Stella Dolcetti, laureata in lingue e culture orientali presso l’Università La Sapienza di Roma, ha conseguito un master in International Management alla Luiss Business School, si è specializzata in Marketing all’Istituto Europeo di Design e in Green Marketing all’Imperial College di Londra. È vincitrice e finalista di competizioni dedicate alle nuove tecnologie (Big Data e Blockchain) e lavora nella comunicazione per aziende ad alto tasso di innovazione. È diplomata in "sommellerie" e appassionata di alimentazione naturale. Nel tempo libero passeggia nei boschi, scala montagne e legge avidamente di biologia, astronomia, fisica e filosofia. Crede fermamente nella sinergia tra metodo scientifico e cultura umanistica e nell’utilizzo delle nuove tecnologie al servizio di etica, rispetto e sostenibilità sociale e ambientale.

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