I Denti della Terra. Intervista all’artista Davide Canali
Un progetto nato all’inizio del 2021, in Portogallo, tra scogliere calcaree che raccontano metamorfosi fisiche e antropiche. Due giovani artisti sperimentano l’arte intesa come storia, antropologia, patrimonio geomorfologico, tra resti di dinosauri e primi insediamenti umani. Con l’intento di riconnettere l’essere umano alla natura
La riscoperta della natura e del sacro, dell’uomo, della terra e dell’intangibile è l’anima del progetto artistico I Denti della Terra, ideato e curato da Helena Valsecchi e Davide Canali. Siamo tra Peniche e Lourinhã, in Portogallo, sulle scogliere calcaree che raccontano metamorfosi fisiche e antropiche da circa 20 milioni di anni. Un importante patrimonio geomorfologico che ha intrisa nelle sue rocce, la testimonianza del passaggio dei dinosauri e i primi insediamenti umani. I Denti della Terra è un progetto in cui le ricerche sul territorio si fondono con l’antropologia per far emergere il sacro rapporto che l’uomo ha con la natura.
«Originariamente, il senso del Sacro nasce nel rapporto dei popoli antichi con il loro al di là naturale, l’alternanza ciclica del Sole e della Luna, l’alterità potente del cielo e dei mari, la metamorfosi continua delle forme di una terra che accoglie e perennemente trasforma. È al cospetto delle manifestazioni misteriose della Natura che l’uomo prende coscienza, contemporaneamente, del Limite e della Trascendenza, di Sé e dell’Altro oltre sé», come spiega la psicoanalista e tesoriera del Centro SIPRe di Roma Maura Silvestri sul sito ufficiale del progetto.
Abbiamo chiesto a Davide Canali, giovane artista originario del frusinate, di parlarci di questo progetto che punta a riconnettere uomo e natura.
Con Helena Valsecchi ha ideato il progetto artistico I Denti della Terra. Cosa vi ha unito per intraprendere questo viaggio tra “la natura e il sacro, l’uomo, la terra e l’intangibile”?
La scelta di trasferirmi in Portogallo è stata prettamente personale perché sono sempre stato ammirato dalla cultura di questa terra. Ho conosciuto Helena per caso durante un mio lavoro e, nonostante proveniamo da due percorsi professionali diversi, abbiamo deciso di intraprendere questo viaggio insieme. Conoscerla è stata una fortuna. Lei è italo-portoghese e, infatti, grazie a lei ho imparato ad ammirare ancor di più la cultura e i luoghi di questa parte d’Europa. Io provengo da un percorso più accademico e il mio lavoro è stato quasi sempre proiettato sulla fotografia e il video, lei invece è più vicina a riflessioni pittoriche. Con il tempo questa differenza di approcci professionali si è sicuramente dimostrata una ricchezza.
Che lavoro e che organizzazione c’è dietro questo progetto dove l’arte incontra natura, antropologia e archeologia?
I Denti della Terra è nato all’inizio del 2021 e il fatto di partire da un luogo che Helena conosce benissimo è stato sicuramente un vantaggio. Il punto d’inizio è stato di per sé molto ambizioso viste le differenze professionali che ci sono tra noi e, unendo le nostre idee, è venuta fuori una rivisitazione della Land Art. Questa forma d’arte contemporanea molto in voga negli anni ’70 vedeva un intervento diretto dell’artista sul paesaggio naturale con elementi esterni. Noi, invece, riprodurremo il luogo utilizzando esclusivamente i suoi elementi naturali e antropici. La prima installazione avverrà in Portogallo nonostante i ritardi causati dalla pandemia e comprenderà una mostra con video, suoni, acquerelli su foto e scrittura.
Ritornare al sacro e riscoprire un innato e trascendente contatto con la natura è un insegnamento che oggi è ancor più importante. Come guiderebbe a parole coloro che decideranno di confrontarsi con questo bellissimo progetto?
Il rapporto uomo-natura, nonostante la maggior parte del mondo occidentale abbia deciso di dimenticarlo, è innato. Questo rapporto coincide con il sacro: è sacro. Per questo motivo l’uomo dovrebbe essere molto più attento a salvaguardarsi da sé stesso che dalla natura. In un posto come Peniche e Lourinhã ti accorgi di questo, di come la natura nonostante la sua potenza si modifichi con lentezza ed è per questo già perfetta da sé. Prima di cercare di salvare la natura, quindi, l’uomo dovrebbe salvare sé stesso riconnettendosi con essa. Il percorso naturale è un qualcosa prestabilito, la nostra scelta di salvaguardare o distruggere i suoi meccanismi dipende esclusivamente da quanto riusciamo a riconoscerci parte di questo equilibrio.
Nel mondo contemporaneo come si concilia questa presa di coscienza?
Secondo il mio punto di vista nel mondo occidentale si dovrebbe pensare di meno al profitto. L’egoismo che si trova dietro il suo meccanismo ha portato alle catastrofi ambientali che tutti conosciamo. È normale, quindi, che pensando al profitto ci si allontani dal benessere comune che risiede nella natura.
Oltre al Portogallo ci sono altri luoghi che verranno inseriti o che vi piacerebbe inserire nel progetto?
Il Portogallo è stato scelto per la sua forte connessione con la natura. L’idea sì, è quella di portare il progetto anche altrove, sicuramente in posti che possano dare gli stessi stimoli e la stessa tipologia di lavoro e di riflessione sul sacro e sul rapporto con la natura. A me personalmente piacerebbe esportare il progetto nei paesi nordici come Norvegia e Svezia e ovviamente mi piacerebbe anche esportarlo in Italia, magari nella maestosità di Roma. Con Helena è un continuo pensare a nuove cose da fare e anche a nuovi progetti. Ogni paese ha un proprio background culturale, paesaggi naturali e storia. Sicuramente ci potrebbero essere cose da aggiungere o cambiare in base al luogo, sarebbe molto interessante.
Saperenetwork è...
- Laureata in Media, comunicazione digitale e giornalismo e in Comunicazione pubblica e d’impresa presso l’Università La Sapienza di Roma, sin da bambina sogna di diventare giornalista. Tra ruoli da web content writer e copywriter ha collaborato e collabora con alcuni siti di informazione online parlando di cultura e viaggi. Appassionata anche di tematiche ambientali e sociali, crede fermamente che cercare, raccontare e condividere storie sia una delle chiavi di miglioramento per una società civile. Ama esplorare nuovi luoghi e si sente a casa quando passeggia e poi si ferma a leggere a stretto contatto con la natura.
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