Il riarmo devasta comunità e territori

In occasione delle Giornate globali di azione sulle spese militari, Rete Italiana Pace e Disarmo denuncia il crescente approccio militaristico alle relazioni internazionali e alle emergenze globali, approccio che non porta maggiore sicurezza e che impatta gravemente sull’ambiente

Secondo i dati dell’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (SIPRI), la spesa militare globale è aumentata del 19% tra il 2013 e il 2022, e dal 2015 è aumentata ogni anno. Tocchiamo con mano come tale aumento e l’intensificazione del militarismo non abbiano in nessun modo alleviato le tensioni internazionali. Al contrario, ciò che si va indebolendo è la cooperazione globale. In occasione delle Giornate globali di azione sulle spese militari (dal 12 aprile al 15 maggio) Rete Italiana Pace e Disarmo ha lanciato un comunicato con alcune richieste, di cui pubblichiamo di seguito ampi estratti.

 

 

«Oggi la spesa militare viene propagandata come una necessità per mantenere tutti gli aspetti della sicurezza. Nel frattempo, è emersa una vasta rete di interessi e di potere globale, guidata da pochissimi attori privati sovranazionali che controllano le imprese e influenzano i governi in modo puramente antidemocratico. Si tratta di una rete di potere globale che include e collega imprese militari e dell’energia fossile. Una rete in cui la militarizzazione non solo causa la morte di centinaia di migliaia di persone, ma diventa anche strumentalmente responsabile del disastro ambientale, proteggendo gli interessi dei combustibili fossili e gli attori predatori. Dobbiamo invece garantire il dispiegamento di un potere democratico in tutto il mondo.

Le spese militari non solo alimentano guerre e conflitti armati in tutto il mondo, ma sottraggono anche risorse che potrebbero essere destinate ad affrontare i cambiamenti climatici, a investire nella giustizia globale (compresi gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu) e a promuovere la trasformazione pacifica dei conflitti e il disarmo».

 

L’impatto ambientale

«Le forze armate sono tra i maggiori consumatori di carburante al mondo, con il 5,5% delle emissioni globali, mentre l’uso di sostanze chimiche inquina il territorio intorno alle basi militari, avvelenandolo per generazioni. L’uso continuo di mine e munizioni a grappolo, così come di armi convenzionali, lascia la terra inabitabile per generazioni. Siamo consapevoli che le attuali sfide che l’Umanità deve affrontare (guerre e conflitti, crisi climatica, crisi sociale, crisi della democrazia, pandemie, deforestazione, perdita di biodiversità e molte altre) sono globali e transfrontaliere. Queste sfide richiedono uno sforzo comune e coordinato che può essere raggiunto solo costruendo nuove alleanze tra una vasta gamma di attori – dalla società civile alle istituzioni internazionali, agli Stati, alle imprese e ai popoli – per finanziare e creare giustizia, pace e diritti umani per il pianeta. La riduzione delle spese militari è un primo passo necessario e la migliore opportunità per costruire la pace e creare un mondo sostenibile con dignità per tutti».

L’appello

«Chiediamo ai governi di ridurre le spese militari e di affrontare invece le pressanti sfide globali che richiedono tutte le risorse disponibili. Dobbiamo denunciare gli interessi e le pressioni nascoste del complesso militare-industriale.

Chiediamo sforzi reali per il disarmo globale, per fermare il commercio di armi e per cessare le spedizioni di armi ai Paesi in conflitto. È tempo che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si impegni a definire una data e una struttura definitive per una quarta sessione speciale sul disarmo, considerando che l’ultima sessione risale a 36 anni fa e che gli Stati hanno trascurato la loro responsabilità e il loro dovere di perseguire il disarmo attraverso il quadro delle Nazioni Unite.

Chiediamo ai governi di dare priorità alla giustizia rispetto ai profitti derivanti dal commercio di armi e in particolare, li invitiamo a cessare la fornitura e l’acquisto di armi da Israele e a utilizzare tutti i mezzi esistenti per spingere verso un cessate il fuoco e la fine del genocidio a Gaza.

 

Chiediamo una discussione sincera e attiva su architetture di sicurezza internazionali e regionali nuove e reattive, basate sulle idee di base della sicurezza comune e sulla Nuova Agenda per la Pace del Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres. Da Gaza al Sudan al Myanmar, i conflitti non saranno risolti con mezzi militari.

Chiediamo un cessate il fuoco globale; la logica della pace deve prevalere su quella della guerra.

Chiediamo una nuova geopolitica che si lasci alle spalle guerre e violenza, creando strutture di governance globale in un ambiente di cooperazione e dialogo. Deve fiorire una nuova era post-violenta, basata su una cultura di pace, su principi femministi e su una risoluzione dei conflitti basata sul dialogo.

Facciamo appello alla società civile a livello locale, nazionale, regionale e internazionale, affinché si unisca nella campagna per combattere la tendenza all’aumento delle spese militari, per rafforzare il movimento globale per la pace e la giustizia e per sfidare i responsabili delle decisioni che cercano di giustificare un militarismo senza fine in nome della nostra sicurezza».

Per saperne di più:

Disarmare ora per salvare le persone e il pianeta

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Sapereambiente è una rivista d'informazione culturale per la sostenibilità. Direttore responsabile: Marco Fratoddi. In redazione: Valentina Gentile (caporedattrice), Sarah De Marchi, Roberta Sapio, Adriana Spera. È edita da Saperenetwork, società del gruppo Hub48 di Alba (Cn). Stay tuned 😉

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