Sono 22 milioni gli italiani che consumano abitualmente prodotti a base vegetale. Oltre 1 italiano su 2 li acquista con regolarità e il consumo sembra in costante aumento. È quanto emerge dall’indagine “Gli Italiani e i prodotti a base vegetale” proposta a un campione nazionale rappresentativo della popolazione tra i 18 e i 70 anni e condotta da AstraRicerche e Gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food (la più grande Associazione di rappresentanza diretta di categorie merceologiche nel settore alimentare in Italia e in Europa).

La ricerca ha messo a confronto 1.200 persone tra conoscitori di prodotti a base vegetale, consumatori (abituali e saltuari) e non consumatori, per capire quanto gli italiani conoscano i “plant-based”.

I risultati sono stati presentati ieri in un evento che ha visto presenti il presidente Unione Italiana Food – Prodotti a base vegetale, Salvatore Castiglione, la ricercatrice dell’Istituto Oncologico Europeo di Milano Lucilla Titta, Ludovica Principato, docente in Gestione Sostenibile d’Impresa all’Università di Roma Tre e Cosimo Finzi, direttore di AstraRicerche.

 

I relatori della presentazione dell’indagine UIF-Astraricerche dedicata ai Plant Based

 

Dalle 1.200 interviste somministrate online nel periodo dal 4 al 12 marzo 2023 emerge che il 75,5% di chi li conosce sa esattamente di cosa sono fatti. Merito anche delle etichette che per i consumatori sono chiare ed esplicite (80,9%), facili da leggere e comprensibili (78,3%), veritiere e non fuorvianti (79,6%). Per i consumatori sono buoni e gustosi (71,3%), digeribili (71,1%), un aiuto per una corretta nutrizione (71%) e per il Pianeta (70,3%), fatti sulla base di ingredienti di origine naturale (70,3%) e di alta qualità (70%).

Un supporto per una dieta varia

«I plant-based nascono da materie prime vegetali che fanno parte da sempre della nostra alimentazione, come verdure, cereali e legumi. Sono prodotti totalmente differenti dalla carne sintetica (o, per meglio dire, “carne coltivata”), tanto per caratteristiche quanto per composizione e non hanno punti di contatto.» ha spiegato la ricercatrice Lucilla Titta.

Spingono il consumo di questi prodotti l’esigenza di variare l’alimentazione quotidiana (41,8%, percentuale che sale tra gli over 55) e la voglia di ridurre il consumo di proteine animali (32,2%).

Molti sono i giovani che consumano prodotti a base vegetale

 

«Non dimentichiamo che prodotti come le polpette di melanzane, le panelle di ceci o il latte di mandorle (solo per citarne alcuni) fanno parte da sempre della nostra cultura culinaria. Il mondo delle aziende ha risposto in questi anni a una richiesta crescente del consumatore» ha spiegato il Presidente Castiglione.

L’impatto ambientale è minore

«Numerosi studi hanno dimostrato che i prodotti vegetali hanno un ridotto impatto ambientale» ha confermato la professoressa Ludovica Principato. «Il cibo che consumiamo ha un impatto diretto sul Pianeta e sull’uso delle sue risorse naturali: in Italia, l’adozione diffusa di una dieta ‘flexitariana’, più ricca di alimenti di origine vegetale (come verdura, frutta, cereali integrali, legumi), avrebbe effetti molto positivi in termini di minori emissioni di gas serra e maggiore risparmio idrico, rispetto all’attuale regime alimentare seguito nel nostro Paese: si produrrebbero gas serra equivalenti a 106 Mt CO2eq, anziché 187; verrebbero utilizzati terreni coltivati pari a 15.000 campi di calcio, anziché 20.000; l’acqua consumata sarebbe pari a 17 km³, anziché 26, con un risparmio idrico equivalente a 3 milioni e 600 mila piscine olimpioniche».

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