bambini sedentari

Bambini italiani troppo sedentari e sovrappeso. Occhio alla loro salute!

Il report “Okkio alla salute 2019” dell’Iss, sulle abitudini dei bambini ci dà uno spaccato di un’infanzia troppo sedentaria e sovra alimentata. È necessario favorire uno stile di vita più sano. Sia sensibilizzando i genitori che con interventi istituzionali

I dati che emergono dall’ultimo report Okkio alla salute, sistema di sorveglianza coordinato dal Centro Nazionale per la Prevenzione delle malattie e la Promozione della Salute dell’Istituto Superiore di Sanità, sono molto preoccupanti: nel campione di 53.000 bambini di scuole primarie, la percentuale di eccesso ponderale (sovrappeso+obesi) è di 29,8%. Le regioni del Sud Italia sono le più colpite, con punte in Campania e Calabria dove i bambini in eccesso di peso e obesi superano il 40% della popolazione infantile.  

 

sovrappeso in Italia

Dov’è finita la dieta mediterranea?

Anche se in piccola riduzione rispetto al passato, l’Italia resta tra le nazioni europee con i valori più elevati di sovrappeso infantile. Secondo il report, nel 2019 un bambino su 4 ha consumato frutta e vegetali meno di una volta al giorno, i legumi sono stati consumati dal 38,4% dei bambini meno di una volta a settimana. Di contro, il 48,3% dei bambini consuma snack industriali dolci e salati più di 3 giorni a settimana. 

Poca attività fisica e troppi schermi

Per quanto riguarda l’attività fisica, non ci sono sostanziali miglioramenti in questi 10 anni. Il report evidenzia che il 43,5% dei bambini ha la Tv nella propria camera da letto e il 44,5% dei bambini trascorre più di 2 ore al giorno davanti a Tv/Tablet/Cellulare.  Il 73,6% dei bambini non si reca a scuola a piedi o in bicicletta, ma trasportati in auto (in minima parte con scuolabus). 

 

bambini con tablet
Secondo il rapporto Okkio alla saluta il 43,5% dei bambini ha la Tv nella propria camera da letto e il 44,5% dei bambini trascorre più di 2 ore al giorno davanti a Tv/Tablet/Cellulare.

Genitori inconsapevoli

La cosa davvero preoccupante è che molti genitori non sembrano avere coscienza del problema: tra i genitori di bambini in sovrappeso o obesi, il 69,9% pensa che la quantità di cibo assunta dal proprio figlio non sia eccessiva e il 59,1% dei genitori di bambini fisicamente poco attivi ritiene che il proprio figlio svolga attività fisica adeguata. 

L’autonomia dei bambini, perché è importante

Nel paese più motorizzato d’Europa, dove ci sono più auto (39 milioni) che bambini (8 milioni)  anche l’immobilità dei piccoli sembra ormai un dato di fatto accettato socialmente. Ma cosa ne pensano pedagogisti, psicologi e pediatri? Da anni l’Istituto di Scienze e Tecnologie della CognizioneCnr, guidato da Francesco Tonucci, porta avanti il progetto La città dei bambini per favorire la mobilità autonoma. Secondo l’ultimo studio del gruppo di ricerca: «L’indipendenza dei bambini è una pratica salutare importante per lo sviluppo di capacità motorie, permette una maggiore attività fisica, sviluppo della sfera cognitiva, emotiva e sociale, conoscenza ambientale e indipendenza in generale. La mancanza di esperienze autonome può compromettere lo sviluppo di competenze e la salute fisica dei bambini, esponendoli a rischi pericolosi come l’obesità infantile e malattie cardiovascolari dovute a cattive abitudini come la sedentarietà e l’uso eccessivo di spostamenti in auto da parte del genitore».

 

 Guarda l’intervento di Francesco Tonucci su La città dei bambini

Troppe auto, troppi pochi bambini

Con l’aumentare delle auto, i bambini sono stati tolti dalla strada e le città sono diventate sempre più insicure, in un circolo vizioso senza fine. In Italia nel 2002 la percentuale dei bambini della scuola primaria che percorreva il tragitto in autonomia verso casa era dell’11%, mentre nel 2010 è scesa al 7%, percentuale diversa sul piano internazionale: il 25% dei bambini inglesi e il 76% dei bambini tedeschi percorre il tragitto in autonomia (Renzi e Tonucci, 2013). La maggioranza delle scuole primarie, d’altra pare, obbligano i genitori ad accompagnare e ritirare i figli.

Da soli si può, se ci sono le condizioni giuste

Si tratta di una questione controversauna legge (art 19 bis legge n272/2017) permetterebbe ai minori di 14 anni di uscire autonomamente con autorizzazione dei genitori. Ma molte scuole primarie non accettano questa autorizzazione, per paura del traffico e di altri pericoli reali, soprattutto nelle città grandi e medie, e probabilmente anche per scarsa sensibilità verso l’importanza della mobilità autonomaPer ridare autonomia ai bambini, come ricordano le associazioni unite nella campagna #stradescolastiche, occorre rendere sicuri i percorsi casa-scuola e pedonalizzare le aree davanti alle scuole.

Il caso Pesaro. Ma come fare in contesti diversi?

Esistono città, come Pesaro, dove si sperimentano progetti per la mobilità sostenibile autonoma, come A scuola ci andiamo con gli amici, attivo dal 2001. Il comune marchigiano, oltre ad essere una città di medie dimensioni, è anche uno dei più ciclabili d’Italia. Ma anche nei contesti più difficili, dove ancora non ci sono percorsi sicuri, si può rendere il bambino attivo, evitando l’auto, accompagnandolo in bici o a piedi, oppure lasciandolo alle fermate del piedibus o bicibus, laddove presenti e attive. 

 

Un gruppo di bambini molto piccoli vanno a scuola a piedi accompagnati da un'adulta
Anche in contesti complicati, come le grandi città, è possibile creare le condizioni affinché i bambini molto piccoli sperimentino l’autonomia motoria

L’opinione dei pediatri

«I bambini si muovono sempre meno a piedi e in bicicletta, mangiano cibo industriale e trash food, giocano da seduti e si relazionano con i coetanei spesso a distanza», spiega Elena Uga, pediatra e referente del gruppo Pediatri per un mondo possibile-Acp, che da anni si occupa di sensibilizzare su questi argomenti. «Tutto questo – spiega la specialista – non ha solo ricadute dirette sui singoli bambini, ma peggiora la situazione ambientale andando poi a ricadere nuovamente sulla salute dei bambini». E i problemi non finiscono qua:

«Notiamo anche conseguenze sul piano fisico e psicologiche – conclude la dottoressa – legate alla mancata frequenza da parte dei bambini degli spazi naturali aperti, e ricadute legate all’assunzione di sostanze chimiche, come pesticidi e interferenti endocrini, tramite il cibo».

Alimentazione, attività e pandemia

Proprio a causa della pandemia, nel 2020 la situazione di sedentarietà e cattiva alimentazione dei bambini sembra essere peggiorata un po’ ovunque. «Alcuni studi svolti in contesti internazionali hanno evidenziato un peggioramento delle abitudini alimentari, una diminuzione dell’attività fisica e un incremento dello stato ponderale e del tempo di esposizione a vari device come Tv, videogiochi, Pc, tablet»,  spiegano Angela Spinelli e Paola Nardone, dell’Istituto Superiore della Sanità, coordinatrici del progetto Okkio alla salute:

«Noi cerchiamo di sensibilizzare per migliorare gli stili di vita familiari, sfruttando anche questo periodo di confinamento: mangiare più spesso tutti insieme, cucinare con i propri figli, spiegando loro l’importanza di alcuni cibi, come la frutta e la verdura, per difenderci dalle malattie».

 

È necessario coinvolgere le istituzioni

Ma per gli esperti non basta sensibilizzare solo i genitori: «Bisogna coinvolgere la scuola, i pediatri, le regioni e i comuni per migliorare le politiche locali e gli aspetti urbanistici delle città, e poi i Ministeri e gli Enti preposti per l’adozione di policy nazionali (come ad esempio l’adozione di tassazioni), le associazioni del terzo settore e il comparto dell’industria. Anche la scuola è uno dei principali contesti in cui si dovrebbe rinforzare l’adozione degli stili di vita corretti, il movimento all’aria aperta e il rispetto dell’ambiente». 

Il caso “sugar tax”

Purtroppo in Italia la proposta di una blanda “sugar tax”, già attiva in altri 50 paesi del mondo, ha fatto sollevare un vespaio di proteste e la sua applicazione è stata rinviata a luglio 2021. Lo stato di Oaxaca, in Messico, invece, oltre alla sugar tax già esistente da anni, nell’agosto 2020 è riuscito ad approvare una legge ancora più restrittiva, che vieta la vendita di bibite zuccherate e junk food ai minori, togliendo tutti i distributori dalle scuole. Una misura importante, che ha trovato slancio proprio durate la pandemia, anche per limitare i danni del Covid. Vari studi infatti confermano che sovrappeso e obesità sono tra i maggiori elementi di rischio per l’aggravamento dell’infezione Covid. 

 

Saperenetwork è...

Linda Maggiori
Linda Maggiori
Sono nata a Recanati nel 1981, vivo con mio marito e i nostri quattro bambini a Faenza (Ra), dove da alcuni anni sperimentiamo uno stile di vita sostenibile: senz’auto e a rifiuti (quasi) zero. Fin da bambina ho sempre amato scrivere, disegnare e difendere la natura. Lavoro come educatrice, sono laureata in Scienze dell’Educazione e Servizio sociale. Alla nascita del mio primo bimbo, con alcune amiche ho fondato un’associazione di aiuto sull’allattamento e sull’uso dei pannolini lavabili (Gaaf). Sono volontaria in varie associazioni contro gli inceneritori e per la mobilità sostenibile. Faccio progetti di educazione ambientale nelle scuole. Ho pubblicato vari libri: Anita e Nico di Tempo dal Delta del Po alle Foreste Casentinesi e Anita e Nico dalle Foreste Casentinesi alla Vena del Gesso, di Tempo al Libro Editore, Salviamo il Mare di Giaconi Editore, Impatto Zero, Vademecum per famiglie a rifiuti zero di Dissensi edizioni e Occidoria e i Territori Ribelli. Storia Fantasy sulle ingiustizie Nord Sud del mondo di Dissensi edizioni, e l’ultimo “Vivo senza Auto” di MacroEdizioni. Sono blogger di famiglie-rifiutizero e di famigliesenzauto e animo i rispettivi gruppi Facebook. Inoltre collaboro come giornalista con AAMTerranuova e con il mensile Fiab BC.

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