Già durante la manifestazione nazionale per la pace le femministe hanno diffuso il proprio messaggio di sciopero contro la guerra per la giornata di martedì 8 marzo (Foto: Non Una di Meno Roma, Facebook)

Non una di meno: l’8 marzo è lotta alla guerra

Il conflitto in corso è espressione del patriarcato, dell’autoritarismo e del neoliberismo, denuncia la rete internazionale di attiviste, e risponde lanciando manifestazioni in opposizione al conflitto e all’intervento armato per la giornata dell’8 marzo

Ancora in piazza contro la guerra, stavolta è Non una di meno a chiamare a raccolta cittadine e cittadinǝ. La denuncia è che sono sempre le donne e i soggetti più fragili a pagare la violenza che pervade il sistema, di cui i conflitti sono l’espressione più evidente. La richiesta è per la fine immediata delle azioni militari, per il disarmo e il rifiuto degli accordi militari a beneficio delle spese sociali da sempre depredate dal bilancio degli armamenti e per «libertà di movimento e un permesso di soggiorno europeo incondizionato per tutte e tuttx». Leggiamo nel comunicato che le femministe e transfemministe

«condannano Putin e un governo invasore che usa la violenza di stato e il nazionalismo con le parole d’ordine di casa, patria e famiglia, ma anche chi in Europa e in Italia strumentalizza questa condanna per fomentare una corsa agli armamenti e giustificare un intervento bellico».

Dalle femministe e transfemministe solidarietà a chi patisce le violenze del conflitto in Ucraina e «allə migranti, ucraine e non, che fuggono dalle devastazioni, a tuttə coloro che in Russia si stanno ribellando al governo autoritario di Putin e sfidano la repressione più dura, alle donne ucraine in Italia, spesso costrette a condizioni di sfruttamento e emarginazione dal vincolo del permesso di soggiorno» e condanna per chi discrimina i profughi a seconda della provenienza e del colore della pelle. Non una di Meno si oppone anche a chi, anche in Ucraina, utilizza il nazionalismo come strumento di oppressione e discriminazione.

«Mentre le sanzioni economico-finanziarie non scalfiscono il potere degli oligarchi russi ma stanno già duramente colpendo la popolazione civile, la guerra russo-ucraina sta rimettendo in discussione il già problematico progetto di rilancio economico europeo» denuncia la rete.

Leggi nel post ⬇️ tutte le manifestazioni previste in Italia, 30 le città coinvolte

Infatti Non una di meno segnala il rischio, col conflitto in corso, di una nuova crisi economica mondiale, di cui pagheranno le conseguenze «coloro che sono già stati pesantemente colpiti dalla crisi pandemica, le persone più povere, le donne, chi rifiuta i ruoli di genere, le persone migranti bloccate ai confini».

«Dietro questi schieramenti vediamo il tentativo di tutte le parti di ristrutturare con la forza un ordine che continua ad essere violento, e di affermare il controllo su territori e risorse strategiche, come l’Ucraina, riconfermando la centralità che le politiche estrattiviste continuano ad avere anche nella “transizione verde”».

E dopo aver rifiutato la pace armata perseguita da Italia ed Europa, Non una di meno contesta anche “la sostanza” della pace nel nostro contesto storico ed economico: «in un sistema capitalista e neoliberista la pace è gerarchia, è oppressione, è sfruttamento, è individualismo e atomizzazione sociale».  Il comunicato chiude con un appello tratto dal manifesto delle femministe russe: «Siamo l’opposizione alla guerra, al patriarcato, all’autoritarismo e al militarismo. Siamo il futuro che prevarrà».

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