Una manifestazione contro le armi nucleari

Una manifestazione dell'Ican, protagonista della Conferenza di Vienna sul trattato contro il riarmo nucleare

Vienna, la Conferenza per l’abolizione delle armi nucleari e l’Italia che non c’è

Nella Capitale austriaca l’evento che mira ad aumentare il numero di Paesi firmatari del Trattato. L’Italia unica dei quattro paesi Ue che ospitano testate Nato a non partecipare nemmeno come osservatore. E nel frattempo arrivano i primi F-35

L’accordo trovato sulla questione armi all’Ucraina, con la risoluzione messa ai voti del Senato approvata con 219 sì, 20 no e 22 astenuti, con Leu e i Cinque Stelle che sono riusciti a far inserire almeno l’impegno del governo a relazionare in Parlamento su summit internazionali soprattutto su ulteriori invii di armi a Kiev, è arrivata proprio nelle stesse ore in cui a Vienna si è aperta la Prima Conferenza del Trattato per l’abolizione delle armi nucleari.

 

 

       Guarda il video sul Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari 

Dopo l’adozione dal parte delle Nazioni Unite nel 2017 del Trattato per la proibizione delle armi nucleari, entrato teoricamente in vigore nel gennaio 2021, l’obiettivo della conferenza, organizzata dal Governo austriaco, è di arrivare ad una dichiarazione politica davanti alle recenti minacce nucleari ed aumentare gli sforzi affinché quanti più Paesi aderiscano al Trattato.

Unico accordo internazionale, almeno fino ad oggi, che mira alla messa al bando non solo dell’utilizzo delle armi nucleari, ma anche di un’ampia gamma di attività a esse legate, tra cui la minaccia dell’uso, lo sviluppo, il possesso e lo stoccaggio, il trattato è stato firmato solo da 86 stati. Tutti sprovvisti di arsenale nucleare e tendenzialmente di scarso peso geopolitico.

Stati che, all’epoca della Guerra Fredda venivano considerati “non allineati”, come la Namibia, la Giamaica, il Botswana e l’Uruguay. Nessun membro della Nato ha aderito. Ma Germania, Olanda, Belgio, Australia e Norvegia hanno deciso di essere presenti come Stati osservatori.

A differenza dell’Italia, l’unica dei quattro paesi dell’Unione Europea che ospita testate nucleari Nato sul proprio territorio a non partecipare.

Una scelta alquanto discutibile, che arriva in un momento delicatissimo, in cui l’opinione pubblica si interroga preoccupata sull’invio e sul tracciamento delle armi in Ucraina. Per la Rete Pace e disarmo la decisione dimostra «una mancanza di coraggio politico» da parte del Governo Draghi.

Come si legge in una nota della Rete: «Il rischio di una guerra nucleare è più alto di quanto non sia mai stato negli ultimi decenni: le conseguenze umanitarie sarebbero catastrofiche. Eppure, il disarmo non solo si è fermato, ma stiamo assistendo a una nuova irresponsabile corsa al riarmo nucleare».

 

 

Tutto sta avvenendo in una manciata di giorni molto particolari, dunque. E la cosa più grave, come avvertiva già diversi giorni fa l’agenzia Pressenza, è che il 16 giugno è stato consegnato il primo cacciabombardiere F-35 acquistato dal Governo Italiano a suon di 13 miliardi dall’allora governo Renzi(che oggi,  conferenziere internazionale di extra lusso, tra una visita e l’altra a Bin Salman, parla di pace votando la risoluzione a favore dell’invio di armi), ed equipaggiato per trasportare e sganciare le bombe B61-12, ordigni nucleari di ultima generazione. L’Aereonautica Militare ha destinato l’aereo alla base militare di Ghedi.

Come sottolinea l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti, secondo alcune fonti nella base in provincia di Brescia proseguirebbe il processo di ammodernamento delle testate nucleari presenti e la loro sostituzione con le nuove B61-12.

Alla Conferenza protagonista l’Ican Nuclear Ban Forum, coalizione che lotta per promuovere l’adesione e la piena implementazione del Trattato. Attivisti ed esperti di cambiamento e innovazione sociale affronteranno il problema degli armamenti nucleari, e il loro impatto umanitario. Sarà poi la volta degli stati parti del Trattato. Intanto, alla cerimonia d’apertura, ha commosso la partecipazione di alcuni sopravvissuti alla bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki. Per l’Italia, oltre a Laura Boldrini, è presente Etica Sgr, società di gestione del risparmio del gruppo Banca Etica. A livello istituzionale invece tutto tace. Un paradosso a pochi giorni dalle pubblicizzatissime “missioni di pace” in terra ucraina di Mario Draghi, insieme ai colleghi Macron e Scholz.

 

 

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Valentina Gentile
Nata a Napoli, è cresciuta tra Campania, Sicilia e Roma, dove vive. Giornalista, si occupa di ambiente per La Stampa e di cinema e società per Libero Pensiero. Ha collaborato con Radio Popolare Roma, La Nuova Ecologia, Radio Vaticana, Al Jazeera English, Sentieri Selvaggi. Ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma. Cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè.

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