Natale 2023, in attesa di un po’ di Pace

Guerre antiche e nuove, disastri climatici, nuove destre al potere e un capitalismo sempre più fagocitante. Con le Feste e le ricorrenze natalizie arriva il tempo dei bilanci. E della consapevolezza che abbiamo bisogno di nuove visioni e nuovi paradigmi

Torna il Natale, con lo spirito della festa, con la ritualizzazione del dono. Tra alberi illuminati, lettere a Santa Claus, e raduni familiari, si cerca di riscoprire il senso di un giorno speciale. Un nuovo Natale, con la stessa economia, con le stesse crisi globali. In un mondo dove, solo nel biennio 2020-2021, l’1% più ricco della Terra si è accaparrato i due terzi della nuova ricchezza generale. Dove 95 multinazionali dell’energia e dell’agrobusiness hanno più che raddoppiato i profitti rispetto al periodo 2018-2020. E circa 800 milioni di persone soffrono la fame. Un Natale disincantato, perché il messaggio di dare speranza agli ultimi dell’esistenza si scontra con la notizia che nel 2023 i morti in mare sono aumentati del 31%.

La difficoltà poi a immaginare un nuovo mondo di pace, sembra evidente.

Dopo la guerra in Ucraina, siamo stati travolti dal conflitto armato israelo-palestinese: ad oggi il numero delle vittime nella striscia di Gaza è salito a 19.453. Mentre a Betlemme sono scomparsi i presepi, le luci e gli alberi decorati. É sparita l’effervescenza collettiva, ha preso il sopravvento una sorta di rappresentazione plastica della morte di Dio. Per una perversa mentalità distruttrice, la vita si trasforma in oggetto da usare, sfruttare e annientare, mentre la Terra è sempre più schiava dei rapporti di forza fra gli Stati e delle leggi del mercato.

Ribaltare la mentalità

Dopotutto siamo noi che a livello globale stiamo consumando l’equivalente di 1,7 pianeti all’anno, cifra che dovrebbe salire fino a due  entro il 2030, in base alle tendenze attuali. E anche il Natale, il nostro Natale, coincide con il consumismo, con il Babbo Natale icona della Coca-Cola. Modello economico-sociale insostenibile.

Occorre, ormai è noto, un cambio di paradigma. Può bastare la transizione ecologica?

Non possiamo prevederlo. Intanto sappiamo che il benessere non può più coincidere con l’avere, con l’accumulo, con gli scarti materiali e sociali. E allora perché non incominciare ad applicare l’eco-sufficienza? Verifichiamo se davvero ciò che consideriamo necessario per la vita è realmente tale, se non vi sono beni materiali dei quali potremmo fare semplicemente a meno. Cosi come è urgente l’eco-efficienza: fare in modo che quei beni che consideriamo indispensabili per la qualità della vita pesino il meno possibile sull’ambiente.

 

Saperenetwork è...

Michele D'Amico
Michele D'Amico
Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.

Sapereambiente

Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!


Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella di posta per confermare l'iscrizione

 Privacy policy


Parliamone ;-)