Laura Pante

Laura Pante durante la performance che porta il suo nome, diretta dal coreografo Jérộme Bel (Foto: Carolina Farina)

Viaggi nel movimento e nel suono, alla ricerca dell’essenziale

Una serata al Festival Interazioni, appena concluso. Con il lavoro coreografico di Jérộme Bel e Laura Pante, sintesi estrema di una vita di esplorazione artistica e di confronto col presente. E con il rito generoso e salvifico del musicista Sergio Beercock

«Per motivi ecologici, la compagnia non utilizza l’aereo» si legge in calce alla homepage del sito di Jérộme Bel, noto e acclamato coreografo francese, da sempre interessato a una pratica scenica scarnificata fino agli elementi irrinunciabili. Cosa resta della danza senza coreografia, scenografia, musica? E se vengono meno anche le prove condivise, lo spazio vivo della sala, è ancora danza?

«La danza continua ad accadere» risponde per tutti Laura Pante al termine della “autobiocoreografia” che porta il suo nome e che ha appena chiuso a Roma “Interazioni”, il festival multidisciplinare di arti e culture diretto dal coreografo, regista multimediale e performer Salvo Lombardo, con la produzione di Chiasma.

Con la sua attenzione alla disabilità e all’etica, a un teatro partecipato e sociale che mai rinuncia all’autorialità, la performance di Bel, prodotta dal CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia co-diretto da Fabrizio Arcuri due anni fa, ha trovato un naturale approdo al festival Interazioni.

 

Il coreografo francese Jerome Bel

 

Festival che, attraverso 40 artisti internazionali e una tessitura di appuntamenti in vari luoghi della città, ha voluto interrogare le emergenze del nostro tempo – multiculturalirà e femminismo, inclusività e accessibilità tra le molte – amplificando domande e critiche, cercando “spazi tra” le monumentalità canoniche e colonizzanti dei nostri saperi, anche artistici.

«Già nel 2019 per motivi di sostenibilità ambientale, io e i miei collaboratori avevamo smesso di prendere l’aereo» ha raccontato il coreografo francese.

«Invece che viaggiare, ho iniziato a contemplare nuove pratiche coreografiche, con cast e assistenti tutti scelti a livello locale. Desideravo iniziare a scrivere partiture di danza per solisti che fossero di per sé eloquenti, in modo da non dover incontrare direttamente gli interpreti. E poi, mentre stavo creando gli assolo, il Coronavirus ha iniziato a diffondersi in tutto il mondo con grande rapidità e allora questo progetto è diventato ancora più urgente e necessario, proprio mentre i teatri di tutto il mondo stavano chiudendo uno dopo l’altro».

 

 

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Bel e Pante hanno cominciato a vedersi via Zoom per condividere testi, ritmo, movimenti e in una nuova DAD, danza a distanza che forse prenderà piede nel nome della sostenibilità. Ma come si è costruito lo spettacolo ce lo racconta lei stessa, Laura Pante, 40 anni, graphic designer e dottore di ricerca, danzatrice e coreografa. Pantaloncini e maglietta, lunga treccia bionda che scioglierà per mostrarci la strabiliante “Danza dei capelli”, assaggio del suo training con Cristina Rizzo,

Laura mette in scena nel palcoscenico spoglio e nero la sua vita, i passi – letteralmente – che l’hanno condotta ad essere la performer e artista che è.

Dagli esercizi ginnici della mamma professoressa di educazione fisica alle lezioni di danza, dai seminari con i più importanti nomi della danza italiana contemporanea, da Bertoni/Abbondanza a Sosta Palmizi, fino alle collaborazioni con Romeo Castellucci, Gisele Vienne, Scarlet Yu e Xavier Le Roy, Pante scandisce le tappe del suo cammino, seleziona l’essenza dei suoi allenamenti e ce ne mostra alcuni estratti.

 

Laura Pante festival Interazioni
La danza dei capelli di Laura Pante (Foto: Carolina Farina)

 

L’arrampicata in orizzontale, la camminata neutra, le movenze dei doppi fino alla metamorfosi forse più strabiliante, presa proprio da “Low pieces” di Yu e Le Roy portata alla Biennale, che trasforma la performer Laura Pante ora completamente nuda in una leonessa flessuosa, felina e perfetta in ogni mimetica postura.

Laura Pante è un album fotografico vivente, un libro pop-up che rivela, dietro l’asciuttezza e la misura, il grande lavoro di ricerca verso l’arte e le arti all’epoca della riproducibilità digitale, dell’iperconsumismo e del tramonto occidentale.

E’ un compendio di danza che si interroga, accade e indaga nel linguaggio del movimento e dell’immagine, nel punto sottile in cui il corpo incontra le geometrie e lo spazio, la relazione con gli oggetti e la memoria, la narrazione che dalla scena invade e si fa pervadere, inevitabilmente, dalla biografia.

 

 

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E in gran chiusura, nel palco ancora più nero e più spoglio, la trascinante esibizione di Sergio Beercock, giovane cantante, poeta e musicista anglo-siciliano. Human Rites, suo secondo albun, è un assolo per corpo, mani, parole, loop station e voce che su altre vibrazioni invita ad un viaggio sonoro e musicale potente e immaginifico, un rito condiviso condotto da un officiante che al pubblico si offre con umiltà e generosità assolute mentre evoca miti e sonetti, misteri salvifici, terremoti esistenziali.

 

Saperenetwork è...

Stefania Chinzari
Stefania Chinzari
Stefania Chinzari è pedagogista clinica a indirizzo antroposofico, counselor dell’età evolutiva e tutor dell’apprendimento. Si occupa di pedagogia dal 2000, dopo che la nascita dei suoi due figli ha messo in crisi molte certezze professionali e educative. Lavora a Roma con l’associazione Semi di Futuro per creare luoghi in cui ogni individuo, bambino, adolescente o adulto, possa trovare l’ambiente adatto a far “fiorire” i propri talenti.
Svolge attività di formazione in tutta Italia sui temi delle difficoltà evolutive e di apprendimento, della genitorialità consapevole, dell’eco-pedagogia e dell’autoeducazione. E’ stata maestra di classe nella scuola steineriana “Il giardino dei cedri” per 13 anni e docente all’Università di Cassino. E’ membro del Gruppo di studio e ricerca sui DSA-BES, della SIAF e di Airipa Italia. E’ vice-presidente di Direttamente onlus con cui sostiene la scuola Hands of Love di Kariobangi a Nairobi per bambini provenienti da gravi situazioni di disagio sociale ed economico.
Giornalista professionista e scrittrice, ha lavorato nella redazione cultura e spettacoli dell’Unità per 12 anni e collaborato con numerose testate. Ha lavorato con l’Università di Roma “La Sapienza” all’archivio di Gerardo Guerrieri e pubblicato diversi libri tra cui Nuova scena italiana. Il teatro di fine millennio e Dove sta la frontiera. Dalle ambulanze di guerra agli scambi interculturali. Il suo ultimo libro è Le mani in movimento (2019) sulla necessità di risvegliarci alle nostre mani, elemento cardine della nostra evoluzione e strumento educativo incredibilmente efficace.

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