Martina Fontana: Cicatrici/portrait, Ritratto su bandiera in tessuto poliestere (Foto: Giulia Virgara)

Da oggi fino al 18 maggio, il rinascimentale Palazzo Besta a Teglio in Valtellina, accoglie le opere dell’artista Martina Fontana, in una mostra “site specific” intitolata “La natura della difesa” curata dalla direttrice del museo, Giuseppina Di Gangi, insieme a Giovanna Brambilla, storica dell’arte e responsabile progetti territoriali e organizzata dalla Direzione regionale Musei Lombardia del Ministero della Cultura. Emanuela Daffra, direttrice dei musei statali della Lombardia, spiega che Palazzo Besta «nasce come luogo di protezione e difesa, teatro di conflitti ma anche ricca corte abitata da donne colte e illuminate, trova inevitabili affinità con il lavoro di Martina Fontana e la sua ricerca artistica, che avvicina il corpo umano – soprattutto femminile – agli elementi della natura. Opere che rappresentano nuove metamorfosi, quasi un’eco del testo di Ovidio raffigurato in uno dei cicli affrescati nel palazzo».

 

 

La ricerca artistica di Martina Fontana si concentra sull’esplorazione della materia e trae ispirazione dalla natura e dalla sua fenomenologia. Tra tecniche e materiali di origine naturale, il suo lavoro improntato alla sperimentazione si confronta con l’ambiente, gli spazi e i visitatori. Da questo approccio nasce la mostra di Palazzo Besta, che si pone in un dialogo serrato con il Palazzo, i suoi cicli pittorici e il contesto naturale circostante:

alcuni dei lavori in mostra, progettati e pensati proprio per la dimora tellina, sono stati creati dall’artista sulla base di calchi tratti da alberi del territorio.

Come un’armeria medievale

L’interazione tra le opere di Fontana e il palazzo si articola su tre stanze: la Sala di Ariosto, la Sala Settecentesca e la Sala delle Metamorfosi. In questi tre spazi le sculture (in resina epossidica, cera, pelle, cinghie) suggeriscono una serie di busti e armature che lo spettatore può decodificare come elementi della natura di forma antropomorfa, strumenti di difesa o costrizione.

 

Martina Fontana: Cicatrici, Resina bicomponente, acrilico, foglia oro – 2019 (Foto: Daniela Pellegrini)

 

Spiega l’artista che ciascuna armatura «è frutto di una lenta campionatura dei segni di recisione e accrescimento di tante tipologie di piante: alcune più nette, altre più cicatrizzate, come tante ferite che si accostano e si sovrappongono. Attraverso un processo di simbiosi e di contatto con il corpo, questi elementi diventano esoscheletri da indossare.

«Le ferite aperte, rimarginate o cicatrizzate raccontano il passaggio del tempo: mostrano senza pudore la vulnerabilità di chi le veste, dando testimonianza della forza acquisita in questa stratificazione fisica e interiore di esperienze vissute».

Donne dell’immaginario rinascimentale

«La storia di Palazzo Besta è, anche, una storia di donne. Una presenza femminile, quella delle committenti e delle protagoniste delle raffigurazioni, che si intreccia con il tema del coraggio, dell’amore e del conflitto. È in questo arazzo di storie che va a inserirsi, come un ricamo che evidenzia le scene dipinte del palazzo, il lavoro di Martina Fontana, che della guerra, dell’identità femminile e della natura ha fatto gli elementi fondanti della propria poetica» sottolinea la curatrice della mostra e direttrice del museo Giuseppina Di Gangi. Alla mostra si affianca un programma di attività, incontri e laboratori realizzato con la collaborazione di associazioni e imprese del territorio.

Per saperne di più:

https://museilombardia.cultura.gov.it/eventi-musei/la-natura-della-difesa/

 

Martina Fontana: Elmo/portrait, Ritratto su bandiera in tessuto poliestere (Foto: Giulia Virgara)

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Redazione
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