Giovanni Truppi durante un'esibizione dal vivo

Giovanni Truppi durante un'esibizione dal vivo

Giovanni Truppi, tra biografia e sogni d’anarchia

Il polistrumentista partenopeo apprezzato da cantautori come Vinicio Capossela si è fatto conoscere dal grande pubblico durante l’ultimo Festival di Sanremo. In realtà l’artista è in circolazione da oltre dieci anni e ha realizzato quattro album importanti. Riascoltarli percorrendo la sua carriera musicale è un’esperienza intensa e trascinante

«Stai andando bene Giovanni», così cantava qualche anno fa Giovanni Truppi e possiamo confermarlo. E non solo per l’esibizione all’ultimo Festival di Sanremo, e per aver raggiunto il grande pubblico con il brano Tuo padre, mia madre Lucia scritto con Niccolò Contessa e Pacifico. Ma perché  il cantautore partenopeo, a partire dai testi, si presenta come una alternativa di qualità alla trap music e a un certo it-pop. Da Arenella, Napoli, ci porta in mondi dove, infatti, non c’è posto per il machismo, il nonsense e la violenza, ma piuttosto per le fragilità dell’uomo: un animale che ha bisogno di riposte, spaventato dal tempo che passa.

 

Giovanni Truppi in concerto
Giovanni Truppi è nato a Napoli nel 1981. Ha iniziato a suonare il pianoforte a 7 anni, per poi imbracciare la chitarra elettrica in adolescenza. Nel suo repertorio sono forti le influenze rock, blues, punk, insieme a quelle della grande tradizione cantautoriale (Foto: Facebook)

 

 Consapevole, per usare le parole di Ezra Pound, che «ciò che sai amare rimane, il resto è scoria», già dal suo primo album C’è un me dentro di me (2010), Truppi ha dimostrato di essere un attento osservatore delle relazioni ed esploratore dei sentimenti. E lo ha riconfermato negli album successivi:  Il mondo è come te lo metti in testa (2013, I Miracoli – Jaba Jaba Music), Giovanni Truppi (2015, Woodworm), Solopiano (2017, autoprodotto), Poesia e civilità (2019, Universal), tramite  diversi stili di scrittura, attingendo dal blues, dal jazz, dal rock, dal punk, accompagnando tutto con il pianoforte (modificato nel corso degli anni) o la chitarra. 

 

 

 Sovversivo per la sua introversione, Giovanni Truppi racconta soprattutto storie – non soltanto autobiografiche-  dense di considerazioni filosofiche sull’identità, l’unicità, la solitudine. Si interroga su Dio e sulla Natura, spingendosi fino alla ricerca di ciò che ci unisce come esseri umani. Si legge nel testo L’unica oltre l’amore:

«Eppure c’è qualcosa che non dipende dal caso o dalle convenzioni/È l’unica oltre l’amore che resiste alle mutazioni/E ci fa assomigliare anche da lontani/Anche ora nel ventunesimo secolo, terzo millennio/In piena crisi del capitalismo/E del mondo com’era nel ‘900/Prima della rivoluzione digitale/Resta una cosa nel profondo di ognuno di noi/È l’unica oltre l’amore che dice davvero chi sei/È qualcosa che oltrepassa la storia e la geografia/La religione e l’ideologia». 

 

   Guarda il video live di Giovanni Truppi 

 

 

Parla di Mario, Eva, Superman, di addii, di cose  che non tornano più. Ci fa conoscere uomini e donne che hanno il coraggio di mostrare la loro tenerezza, alla ricerca della cura per affrontare la malinconia e il senso di vuoto. Creature di cristallo pronte a confondersi negli abbracci, alleati nelle situazioni di difficoltà e rivoluzionari nella loro normalità.

Canta così in Scomparire : «La vita è una cosa spigolosa/La gente corre dietro qualcosa/Ed io verrò da te/E tu verrai da me/Così vediamo se due che si abbracciano strettissimi ce la fanno  scomparire». 

Persone che considerano l’incontro con l’altro un paesaggio da scoprire. O come direbbe lo scrittore e saggista Ryszard Kapuściński: «un indovinello, qualcosa di ignoto se non addirittura di segreto». E anche qualcosa che va oltre la mera presenza fisica. Scrive Truppi nel brano Il mio telefono: «E tu in effetti non devi fare niente. Non devi stare con me. Non mi devi amare .Tu devi solo esistere/Tanto tra me e te non c’è niente di più di quello che c’è tra il papa e il fedele. Non dobbiamo dormire insieme/E tutto sommato non ti devo nemmeno incontrare/Mi basta sapere che esisti/il resto è solo un mio rituale». 

 

 

 

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Ma nelle canzoni di Truppi c’è anche altro: la critica sociale ispirata da particolari letture e ascolti. Ci sono  Jack London, Lewis H. Morgan, Engels, Jung, Dostoevskij. E poi Pier  Paolo  Pasolini – il libro La lunga strada di sabbia ha influenzato il suo  lavoro del 2019 – , ma anche Sufjan Stevens, Father John Misty, Sun Kil Moon, e gli italiani Rino Gaetano e De André, con i loro sogni d’anarchia. Una dimensione politica presente  in modo più evidente in Borghesia e  Nessuno:

«Perché Nessuno usa bene il potere. Perché a Nessuno mi posso affidare se voglio cambiare le cose che non mi stanno bene. Perché io delego a Nessuno. E Nessuno è delegato da me». 

 

E così, tornando a Sanremo, non deve stupirci la  scelta  della canzone Nella mia ora di libertà di De André, interpretata insieme a Capossela e Pagani nella serata dedicata alle cover. Né può considerarsi  una semplice provocazione il cuore anarchico, rosso e nero, cucito sulla canottiera realizzato da Goliardo Fiaschi, partigiano in Italia e Spagna e fondatore del Circolo Anarchico di Carrara. E nemmeno il fiocco rosso Lavallière indossato da Vinicio Capossela. Spiega infatti Truppi sui suoi profili social: 

«Sono convinto che non esistano poteri buoni e che l’unica strada per vivere bene sia abbandonare, oltre al capitalismo, l’organizzazione attuale della società per sperimentare nuove forme di governo e di rappresentanza. Dovremmo lavorare di meno, delegare di meno, e dedicare parte del nostro tempo alla gestione della nostra vita insieme su questo pianeta, che è responsabilità di ognuno di noi e alla quale tutti dobbiamo partecipare…Siamo tutti coinvolti, diamoci da fare».

 

 Guarda il video di “Borghesia” di Giovanni Truppi 

Saperenetwork è...

Michele D'Amico
Michele D'Amico
Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.

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