pescatore che recupera rifiuti in mare

Grazie alla legge Salvamare i pescatori potranno riportare a terra la plastica recuperata con le reti, senza essere accusati di traffico illecito di rifiuti, per avviarla al riciclo (Foto: AMP Regno di Nettuno)

Salvamare, un traguardo sulla via della transizione ecologica. Raggiunto anche grazie a esperienze pilota

Fortemente voluta dall’ex ministro Costa, e caldeggiata dalle Aree Marine Protette campane che le hanno dedicato una sperimentazione, la legge capovolge il concetto di rifiuto marino, coinvolge i lavoratori del mare, annovera l’educazione fra gli strumenti di salvaguardia

È giunto finalmente al termine del suo iter legislativo il DDL 1571, noto come “legge Salvamare”. L’11 maggio scorso il Senato ha approvato in via definitiva, con 198 voti favorevoli, nessun contrario e 17 astenuti, questo testo che rivoluziona le regole riguardo ai rifiuti in mare e alla loro raccolta. Una «pietra miliare», come l’ha definita l’ex Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che presentò il disegno di legge in Parlamento nel 2018, e che oggi non nasconde la soddisfazione per

«una legge di conversione ecologica» che «rende partecipativo il percorso di vita quotidiana, ci aiuta a convertire il cittadino verso l’ecologia».

L’aspetto più significativo della nuova legge è la norma che consente ai pescatori di portare a terra la plastica recuperata con le reti e avviarla al riciclo. Finora, infatti, trasportare e scaricare a terra rifiuti trovati in mare o nelle acque di fiumi e laghi era considerato traffico illecito di rifiuti.

 

Sergio Costa, ministro dell'Ambiente
Sergio Costa, ex ministro dell’Ambiente

 

Al successo parlamentare della legge hanno sicuramente contribuito alcune esperienze pilota, fra le quali la più interessante è il progetto ReMARE, nato nel 2018 da un gruppo di aree marine protette della Campania. All’epoca i pescatori erano soliti ributtare in mare la plastica trovata nelle reti, per non essere costretti ad accollarsene i costi di smaltimento. Infatti, la normativa allora in vigore equiparava i pescatori a “produttori” dei rifiuti rinvenuti durante le attività di pesca. Inoltre c’era l’esigenza di coinvolgere chi viveva del mare in un’opera di salvaguardia, in qualche modo legando economia ed ecologia delle aree costiere.

«Il DDL Salvamare languiva in Parlamento – ricorda Antonino Miccio, che all’epoca dirigeva l’AMP Punta Campanella e che oggi dirige l’AMP Regno di Nettuno – e c’era una duplice necessità: per i pescatori, quella di poter sbarcare i rifiuti trovati in mare senza subire conseguenze che potevano arrivare anche al procedimento penale, e per le AMP la possibilità di coinvolgere chi vive di pesca nelle attività dell’Area Marina, dando al contempo il segnale che si poteva lavorare insieme per migliorare le cose».

 

La sperimentazione fu avviata mettendo in rete prima le AMP Regno di Nettuno e Punta Campanella, e successivamente, grazie a un finanziamento della Regione Campania, anche le AMP Santa Maria di Castellabate e Costa degli Infreschi e della Masseta, estendendo la raccolta anche ai territori limitrofi, fino a coprire 50.000 ettari e quasi tutta la costa campana. I pescatori furono forniti di appositi “bag” per la raccolta, furono organizzati punti di conferimento con giorni e orari stabiliti e anche un piccolo incentivo economico ai partecipanti.

«Il bello del progetto ReMARE –  continua Miccio – è non solo nel successo della sperimentazione, ma nel fatto che l’abbiamo realizzato tutti assieme: le quattro AMP della Campania, cinque associazioni di pescatori, quindici porti di sbarco e relative amministrazioni comunali… una bella attività corale».

La sperimentazione effettuata dalle AMP campane ha avuto il merito di dimostrare che è possibile organizzare la raccolta dei rifiuti dispersi in mare e che i pescatori, ma anche i volontari che periodicamente effettuano pulizie dei fondali, possono essere dei preziosi alleati. Ora però la legge deve estendere la sua azione a tutti i mari italiani, e per questo è necessaria una buona organizzazione. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore, dovrà essere emesso un decreto attuativo che stabilirà i criteri e le modalità della raccolta e del conferimento. Una criticità in questo senso viene dalla cosiddetta “clausola di invarianza finanziaria” che stabilisce: «Dall’attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Le amministrazioni interessate provvedono alle attività previste dalla presente legge con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente».

 

Antonino Miccio, direttore Amp Regno di Nettuno all’Isola di Ischia

 

In altre parole, tutta l’organizzazione del servizio ricadrà sulle amministrazioni locali, che dovranno provvedervi con le proprie risorse. «Abbiamo potuto toccare con mano quanto sia complesso organizzare un tale servizio, e quanto possa essere, talvolta, costoso –  conclude Miccio – ma abbiamo anche dimostrato che si può fare».

La legge prevede anche la regolamentazione delle operazioni di desalinizzazione e l’istituzione di un tavolo interministeriale di consultazione permanente, «al fine di coordinare l’azione di contrasto dell’inquinamento marino, di ottimizzare l’azione dei pescatori per le finalità della presente legge e di monitorare l’andamento del recupero dei rifiuti».

Interessante e innovativo, infine, l’articolo sulla promozione dell’educazione ambientale nella Scuole di ogni ordine e grado, allo scopo di «rendere gli alunni consapevoli dell’importanza della conservazione dell’ambiente e, in particolare, del mare e delle acque interne, nonché delle corrette modalità di conferimento dei rifiuti» (art. 9).

 

la scatola del mare
Scatola del mare realizzata da bambini di scuola materna e primaria alla fine del percorso di educazione ambientale “Nettuno va a scuola” (conservata presso la Biblioteca comunale antoniana, Ischia. Foto: Lilly Cacace)

 

Anche questo articolo è stato fortemente voluto dall’ex Ministro Costa, che ha dichiarato entusiasticamente «Da oggi l’Educazione Ambientale entra prepotentemente in tutte le scuole italiane». Non si tratta, in verità, di una novità assoluta, poiché l’educazione alla sostenibilità è già stata resa obbligatoria dalla legge sull’educazione civica (Legge n. 92/2019), alla quale peraltro la Legge Salvamare fa esplicito riferimento, ma è significativo che una legge nata per proteggere e disinquinare il mare annoveri, finalmente, l’educazione fra gli strumenti fondamentali di salvaguardia.

Saperenetwork è...

Lilly Cacace
Educatrice ambientale di esperienza venticinquennale, coordina il gruppo Scuola di Legambiente Ischia. Per l’Amp Regno di Nettuno, dal 2016, progetta e coordina “Nettuno va a scuola”, progetto educativo gestito in collaborazione con Legambiente Ischia e con le Scuole delle isole di Ischia e Procida. Autrice di "Alberi: Storie di amicizia tra persone e piante" (Albatros Edizioni Equosolidali, 2005). Ha scritto per Ischia News, Kaire, La Nuova Ecologia, .eco. Dirige l’Associazione "Gli alberi e noi - Isola Verde", per la quale gestisce progetti educativi e di volontariato, fra cui “Un mese per gli Alberi”. Laureata in Filosofia, le sue ricerche riguardano il rapporto fra educazione, cura dell’ambiente e felicità individuale.

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