Continua il nostro viaggio alla scoperta dei pittori che hanno scelto di raccontare la natura attraverso la loro arte, ciascuno con uno stile e un’interpretazione unici.

Georgia O’Keeffe

Georgia O’Keeffe nacque nel 1887 nel Wisconsin, da una famiglia di allevatori. Sin da bambina manifestò interesse verso tutte le forme d’arte e un grande amore per la natura, di cui sapeva cogliere gli aspetti più raffinati e nascosti. Intorno ai trent’anni, mentre era ancora un’artista pressoché sconosciuta, nonostante numerosi tentativi di inserirsi nei circoli newyorkesi e frequenti incursioni in città per visitare mostre ed esposizioni, i suoi quadri attirarono l’attenzione del fotografo e gallerista Alfred Stieglitz, proprietario della Gallery 291. Stieglitz si innamorò perdutamente dei suoi paesaggi idilliaci e al tempo stesso vivaci, nonché delle raffigurazioni dei fiori dai tratti sensuali e misteriosi. Proprio per quei “ritratti” floreali così particolari e suggestivi, l’arte di O’Keeffe sarà spesso considerata dalla critica come l’espressione femminista ed erotica del mondo naturale.

 

Georgia O’Keeffe (Foto: Wikipedia)

 

Ella continuerà però a ricondurre la sua ispirazione al puro desiderio di trasferire allo spettatore una concezione intima e profonda del rapporto con la vita vegetale:

«Quando prendi un fiore in mano e lo guardi davvero, per un momento diviene il tuo mondo. Voglio donare quel mondo a qualcun altro. La maggior parte delle persone in città non fa che correre, nessuno ha tempo per guardare un fiore. Voglio che lo vedano».

La collaborazione professionale tra la O’Keeffe e Stieglitz durerà per oltre trent’anni. Vita lunga, benché tormentata, avrà anche la loro storia d’amore. Tre decenni di esposizioni, di viaggi alla scoperta di nuove fonti di ispirazione (come quelle che trovò in Quebec, che ella stessa definì “un luogo grandioso per dipingere”), di ricerca artistica e successi (O’Keeffe fu la prima artista donna a cui il Museum of Modern Art di New York abbia mai dedicato una mostra) che la portarono a scrollarsi di dosso l’etichetta provinciale e ad affermarsi come icona del modernismo americano.

Sensibile, riservata e amante della solitudine quanto della libertà, Georgia O’Keeffe trovò infine nel New Mexico il suo luogo-studio ideale, dove perdersi tra suggestioni e misticismo.

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Cinque anni dopo la celebrazione del matrimonio con Stieglitz (avvenuta nel 1924) comprò una casa ad Abiquiú, piccola località a 80 chilometri da Santa Fe – che oggi ospita un museo a lei intitolato – e si dedicò alla scoperta del deserto e dei canyon, dei fiumi e delle cascate della Contea di Rio Arriba, lasciandosi ispirare da paesaggi e vegetazioni fatti di luce ovattata e colori pastello. Un’esperienza che lascerà un’impronta significativa nella sua arte, arricchendola di atmosfere lunari e di forme sempre più astratte.

Sir John Everett Millais

John Everett Millais è stato tra i fondatori della Confraternita preraffaellita, corrente artistica sorta nell’Inghilterra vittoriana che mirava a recuperare la purezza dello stile rifacendosi agli artisti anteriori a Raffaello, restituendo un’immagine fedele e quanto più veritiera della natura, senza rinunciare a temi romantici, storici e fiabeschi. Bambino prodigio proveniente da una famiglia benestante di Southampton, Millais fu tra i più giovani studenti della Royal Academy, dove a soli dieci anni vinse la prestigiosa medaglia d’oro delle arti.

 

Sir John Everett Millais (Fonte: Wikipedia)

 

Alla Royal Academy conobbe William Holman Hunt e Dante Gabriel Rossetti: la loro amicizia sarà il punto di partenza per la nascita del movimento preraffaellita, che fonderanno nel 1848. Sebbene la sua produzione sia molto vasta e spazi dai ritratti ai dipinti a tema sociale, è nella pittura naturalistica che Millais esprime al meglio l’essenza della filosofia di cui si fa portavoce. Ogni sua opera richiedeva uno studio preparatorio minuzioso che, in alcuni casi, durava svariati mesi: la perfezione era obiettivo primario, sia in termini di fedeltà della resa – quasi fotografica – che di cura ossessiva dei dettagli, dalla ricerca di una corrispondenza esatta tra realtà e tela nelle tonalità dei colori, sino all’attenzione matematica verso lo studio delle ombre.

Dettagli minuti e uso del chiaroscuro immergono lo spettatore nelle atmosfere fatate di boschi, torrenti e foreste. Radici e foglie bagnate di pioggia sono tanto realistiche da riuscire quasi a percepirne l’odore.

E proprio sui sensi gioca l’arte di Millais: la perfezione botanica e geologica delle rappresentazioni (si dice che sottoponesse ogni suo bozzetto all’esame di scienziati ed esperti naturalisti) si sposa con le percezioni visive e i simbolismi. Elementi vegetali e minerali si fondono in alchimie che alludono a un mistero, quello della bellezza della natura, difficile da decifrare. La sua opera più famosa, l’Ofelia, è un tripudio di piante e fiori dai significati simbolici: rose, viole, rametti di rosmarino e ortiche, margherite e viole del pensiero, dipinti con grande attenzione ai dettagli. John Everett Millais trasferirà la sua attenzione verso il mondo naturale anche al figlio John Guille, il quale diverrà uno tra i più famosi illustratori naturalistici del suo tempo.

Franz Marc

Il mondo animale in astrazione, per veicolare, attraverso la distorsione della figura e il simbolismo del colore, messaggi forti e profondi sul destino dell’umanità: l’arte di Franz Marc è tutto questo e molto di più. Figlio di pittori, nato a Monaco di Baviera nel 1880, Marc studierà ma non si diplomerà mai all’Accademia di Belle Arti, dove si era iscritto nel 1900. Il suo studio e il suo laboratorio diverranno invece visionari viaggi ed escursioni tra i boschi, le montagne, i laghi e le campagne tedesche.

 

Franz Marc (Fonte: Wikipedia)

 

Nonostante una carriera breve e una morte prematura, avvenuta ad appena trentasei anni (durante la Prima guerra mondiale, nella battaglia di Verdun), Franz Marc ci ha lasciato un patrimonio di dipinti e stampe dallo stile inconfondibile, che imprime un giro di boa nello stile dell’espressionismo tedesco. La sua visione della natura e in particolare degli animali fu insieme spirituale – Marc, prima di entrare in accademia, aveva studiato filosofia e teologia all’Università Ludwig Maximilian – e pragmatica. L’uso simbolico dei colori per contrapporre su tela materialità e virilità, modernità ed essenza, sarà mirato al riconoscimento dell’ordine superiore della natura.

Artista controverso, inserito dal regime nazista nella lista di “Arte Degenerata” e grande amico di Wassily Kandinskij con cui fonderà la corrente del “Cavaliere Azzurro”, Franz Marc considererà le foreste e gli animali, anche esotici, come espressione più pura del divino.

Essere umano e animale vengono posti sullo stesso piano e, guardando le sue opere, lo spettatore è invitato a immedesimarsi in quella sua visione, utilizzando l’immagine come totem, ispirazione e guida per lo spirito. Al tempo stesso, il paesaggio dipinto attorno alla figura animale appartiene all’animale stesso: è il mondo così come egli lo vede e lo vive, rappresentazione forte e primordiale di una realtà “altra” che non possiamo ignorare. Ogni forma è depositaria di uno spirito: volpi sognanti, cavalli selvaggi, tigri dall’aria nobile e fiera sono rappresentazioni di un’atmosfera psicologica precisa, che divengono raccordo essenziale e primigenio tra essere umano e natura.

Harald Oskar Sohlberg

Artista norvegese la cui fama in patria è seconda soltanto a quella di Edvard Munch, Harald Sohlberg ha saputo narrare il fascino della natura nordica attraverso opere romantiche, intense quanto intimiste, ricche di simbolismo e di mistero. Nato nel 1869 a Oslo, inizialmente autodidatta, perfezionatosi poi all’Accademia di Oslo, a Weimar e a Parigi, porterà avanti una riflessione artistica del tutto personale che mescolerà sapientemente romanticismo, simbolismo e naturalismo.

 

Harald Oskar Sohlberg (Fonte: Wikipedia)

 

Nella sua arte, il connubio essere umano-natura è portato all’estremo. La fusione con l’ambiente è totale e immersiva, in una visione sistemica del mondo che gli fu ispirata dal contatto con alcune delle aree più remote e impervie della Scandinavia, come il parco naturale dei monti Rondane.  Sulla tela la presenza dell’uomo non è mai esplicitata: è piuttosto un’eco sussurrata da dettagli che portano lo spettatore a immaginare storie.

Come per altri pittori di natura, non manca in Sohlberg una critica silenziosa all’impronta del progresso sull’ambiente, all’industrializzazione selvaggia e alla distruzione degli equilibri naturali.

L’essere umano, allora, non può che fare da sfondo alla maestosità della natura: una distesa di fiori fa sembrare poca cosa stalle e granai, il blu intenso della foresta di notte porta la rappresentazione luminosa di una casa a impallidire, le fronde di alberi imponenti giocano ad accarezzare la luna, mentre una barca a vela solitaria non osa sfiorare il riflesso sull’acqua, tramonti infuocati portano lo spettatore a inchinarsi al loro cospetto. Per Sohlberg la natura è culla malinconica in cui rifugiarsi a riflettere sul senso dell’esistenza e, al contempo, espressione di forze intense e a volte cupe, di fronte alle quali non possiamo che riconoscere la nostra fragilità. 

Thomas Cole

Fondatore della Hudson River School, corrente artistica statunitense che nella prima metà dell’Ottocento si ripropose di immortalare le bellezze naturali del nord America, Thomas Cole è considerato tra i più importanti paesaggisti della sua epoca. Di origine inglese ma emigrato negli Stati Uniti nel 1818 insieme alla famiglia, Cole aveva studiato arte da autodidatta. Conosceva bene le opere dell’inglese William Turner, di cui apprezzava lo stile romantico e la rappresentazione sublime e potente della potente bellezza della natura. Trasferitosi nella contea di Greene da Philadelphia, trovò nei suoi paesaggi l’ispirazione giusta per i suoi dipinti: scenari spettacolari incorniciati da cieli spesso carichi di nubi, boschi selvaggi ricchi di luci e ombre, rapide e cascate delimitate da rocce taglienti.

 

Thomas Cole (Fonte: Wikipedia)

 

Per Cole il paesaggio americano, così diverso da quello della campagna inglese, era espressione più concreta della wildernessquella stessa di cui scriverà Henry David Thoreau e che proprio in quegli anni diviene punto di partenza di quel movimento artistico e filosofico volto a ritrovare nella natura quanto perduto nei falsi ideali di un mondo protocapitalista.

La magnificenza dei paesaggi selvaggi lo porterà a riflettere e a criticare, attraverso le sue opere, i nuovi valori americani votati all’industrializzazione senza limiti, alla fretta che non lasciava più spazio alla contemplazione.

Cole era nato nel Lancashire, una delle contee inglesi che più avevano sacrificato alla illusione della rivoluzione industriale. Conosceva bene la realtà dell’inquinamento delle fabbriche che si contrapponeva alla semplice bellezza della brughiera incolta, in cui da ragazzo poteva correre libero. Nello scenario artistico statunitense porterà con sé tutta l’intensità di questa esperienza, svincolandosi però del tutto dalle atmosfere europee, dando vita a una pittura autenticamente americana. Dipingerà direttamente in natura, lungo l’area del fiume Hudson, così incontaminata eppure così vicina a New York. E così, il rifugio prediletto di ogni cittadino alla ricerca del pittoresco, diverrà scenario e simbolo più evidente della sua arte.

Saperenetwork è...

Anna Stella Dolcetti
Anna Stella Dolcetti
Anna Stella Dolcetti, laureata in lingue e culture orientali presso l’Università La Sapienza di Roma, ha conseguito un master in International Management alla Luiss Business School, si è specializzata in Marketing all’Istituto Europeo di Design e in Green Marketing all’Imperial College di Londra. È vincitrice e finalista di competizioni dedicate alle nuove tecnologie (Big Data e Blockchain) e lavora nella comunicazione per aziende ad alto tasso di innovazione. È diplomata in "sommellerie" e appassionata di alimentazione naturale. Nel tempo libero passeggia nei boschi, scala montagne e legge avidamente di biologia, astronomia, fisica e filosofia. Crede fermamente nella sinergia tra metodo scientifico e cultura umanistica e nell’utilizzo delle nuove tecnologie al servizio di etica, rispetto e sostenibilità sociale e ambientale.

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