Oltre l'80% degli abitanti di Gaza è in fuga dai bombardamenti israeliani (Foto:www.savethechildren.it)

Oltre l'80% degli abitanti di Gaza è in fuga dai bombardamenti israeliani (Foto:www.savethechildren.it)

A sette mesi di distanza dagli efferati attacchi di Hamas e nelle ore in cui il Governo israeliano ha deciso di iniziare l’invasione militare via terra tramite il valico di Rafah (quindi di fatto chiudendo l’unico passaggio di aiuti umanitari verso Gaza) continua a levarsi con forza la voce della società civile internazionale che chiede passi concreti per un “Cessate il fuoco” a partire dallo stop di tutte le forniture militari. Una volontà espressa con chiarezza nell’appello sottoscritto da oltre 250 organizzazioni internazionali a tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite affinché smettano di alimentare la crisi a Gaza, scongiurando ulteriori catastrofi umanitarie e perdite di vite civili, interrompendo immediatamente il trasferimento di armi, parti e munizioni a Israele e ai gruppi armati palestinesi. Armamenti che corrono un alto rischio di essere utilizzate per commettere o facilitare gravi violazioni del diritto internazionale umanitario o dei diritti umani.

I bombardamenti e l’assedio di Israele stanno privando la popolazione civile delle basi per la sopravvivenza e, in queste ore più che mai, stanno rendendo Gaza inabitabile.

Oggi la popolazione civile di Gaza si trova ad affrontare una crisi umanitaria di gravità e portata senza precedenti.

 

Leggi anche
Cessate il fuoco! L'appello di Amnesty International per Gaza

 

La risoluzione Onu e il cessate il fuoco

Il documento della società civile internazionale è stato rilanciato lo scorso 2 maggio con una Giornata di mobilitazione internazionale che oggi viene rafforzata: «I bombardamenti e l’assedio di Israele stanno privando la popolazione civile del minimo indispensabile per sopravvivere e stanno rendendo Gaza inabitabile», si legge nella lettera congiunta «oggi la popolazione civile di Gaza si trova ad affrontare una crisi umanitaria di gravità e portata senza precedenti».

A fronte di una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiede un cessate il fuoco, il governo di Israele continua a usare armi e munizioni esplosive in aree densamente popolate, con enormi conseguenze umanitarie per la popolazione di Gaza.

L’appello della società civile internazionale

L’attività militare israeliana ha distrutto una parte sostanziale delle case, delle scuole, degli ospedali, delle infrastrutture idriche, dei rifugi e dei campi profughi di Gaza. La natura indiscriminata di questi bombardamenti e la tipologia sproporzionata di danni ai civili che essi causano abitualmente sono illegali e possono costituire crimini di guerra.

Con l’aggravarsi della crisi, alimentata dalla proliferazione delle armi, è indispensabile chiedere che i Governi di tutto il mondo (Italia compresa) non si rendano complici di queste violazioni del diritto internazionale trasferendo armi a Israele.

L’impegno assunto dalla società civile mira dunque a mobilitare una solidarietà globale e a chiedere atti di responsabilità e umanità ai governi coinvolti nel commercio di armi. «Tutti gli Stati hanno l’obbligo di prevenire i crimini di atrocità e di promuovere l’adesione alle norme che proteggano i civili – evidenzia la Rete Italiana Pace e Disarmo – per cui insieme a tutte le altre organizzazioni firmatarie di questo Appello chiediamo alla comunità internazionale di tenere fede a questi impegni».

 

Leggi anche
Onu, il Consiglio di sicurezza vota per il cessate il fuoco a Gaza

 

Il Trattato sul commercio di armi e la campagna “Control arms”

La Rete rilancia dunque le richieste della campagna globale Control arms di cui fa parte, affinché siano rafforzate le norme internazionali sul controllo del commercio di armi che anche l’Italia ha sottoscritto. In tal senso il Trattato sul commercio delle armi (Att) è chiaro: qualsiasi trasferimento di armi, munizioni, parti e componenti che rischiano di essere utilizzate a Gaza è suscettibile di violare il diritto umanitario internazionale e, pertanto, deve cessare immediatamente.

Ormai è evidente come solo un cessate il fuoco duraturo potrà fermare l’ulteriore perdita di vite civili e garantire che aiuti sufficienti arrivino a chi ne ha bisogno.

 

Leggi anche
Palestina e Ucraina, mobilitazione nazionale per un cessate il fuoco

 

Le richieste della coalizione #CeasefireNOW

Ed è questo il punto centrale delle richieste della coalizione #CeasefireNOW, a partire dalla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sull’impatto devastante dei trasferimenti di armi sui diritti umani, in particolare nella Striscia di Gaza, dove i civili sopportano il peso maggiore della violenza. Occorre dunque:

– Fermare tutti i trasferimenti di armi, parti e munizioni utilizzate per alimentare la crisi a Gaza.

– Chiedere che i responsabili delle violazioni del diritto umanitario internazionale e dei crimini di atrocità siano chiamati a risponderne.

– Esortare i Governi a non essere complici delle continue violazioni del diritto internazionale, adempiendo ai loro obblighi legali e garantendo un cessate il fuoco permanente. Ora, con urgenza.

Saperenetwork è...

Redazione
Sapereambiente è una rivista d'informazione culturale per la sostenibilità. Direttore responsabile: Marco Fratoddi. In redazione: Valentina Gentile (caporedattrice), Sarah De Marchi, Roberta Sapio, Adriana Spera. È edita da Saperenetwork, società del gruppo Hub48 di Alba (Cn). Stay tuned 😉

Sapereambiente

Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!


Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella di posta per confermare l'iscrizione

 Privacy policy


Parliamone ;-)