Massimo Popolizio in scena, in Uno sguardo dal ponte

Massimo Popolizio protagonista della pièce di Arthur Miller nella traduzione di Masolino D’Amico (Foto: Yasuko Kageyama)

Uno scroscio di applausi ha salutato la prima capitolina al Teatro Argentina di Uno sguardo dal ponte, il grande affresco sociale in cui Arthur Miller, nel 1955, immortalò, ispirato da un fatto di cronaca, il dramma della morbosità famigliare e dell’immigrazione clandestina. A dirigere la pièce (nella traduzione di Masolino D’Amico) Massimo Popolizio, che si riserva il ruolo di Eddie Carbone, il protagonista; al suo fianco, Valentina Sperlì è sua moglie Beatrice e Gaia Masciale è la nipote Catherine; Michele Nani è l’Avvocato Alfieri e Raffaele Esposito e Lorenzo Grilli sono i cugini Marco e Rodolfo.

 

Il cast completo di Uno sguardo dal ponte
Il cast completo di Uno sguardo dal ponte (Foto: Yasuko Kageyama)

 

Rappresentato per la prima volta in Italia, al Teatro Eliseo, nel gennaio del 1958 per la regia di Luchino Visconti (salutata dalla critica come magistrale), vedeva protagonisti Paolo Stoppa, Rina Morelli, Marcello Giorda, Ilaria Occhini, Sergio Fantoni e Corrado Pani; le scene, particolarmente ammirate, erano di Mario Garbuglia. Nell’ottobre del 1967, nove anni più tardi, Raf Vallone, protagonista dell’allestimento parigino diretto da Peter Brook, aveva riproposto l’opera al pubblico italiano, con la propria regia e le scene di Enrico Job. Nel 1962, Vallone fu anche protagonista dell’edizione cinematografica del dramma (ruolo che gli valse un David di Donatello), accanto a Jean Sorel nei panni di Rodolfo, per la regia di Sidney Lumet, in un bianco e nero crudo e pastoso dell’autore della fotografia francese Michel Kelber (fortuitamente disponibile in versione completa su YouTube).

 

 

«Tutta l’azione è un lungo flashback. Eddie Carbone, il protagonista, entra in scena quando tutto il pubblico già sa che è morto. Per me è una magnifica occasione per mettere in scena un testo che chiaramente assomiglia molto a una sceneggiatura cinematografica, e che, come tale, ha bisogno di primi, secondi piani e campi lunghi. Alla luce di tutto il materiale che questo testo ha potuto generare dal 1955 a oggi, cioè film, fotografie, serie televisive credo possa essere interessante e “divertente” una versione teatrale che tenga presente tutti questi “figli”. Una grande storia… raccontata come un film… ma a teatro. Con la recitazione che il teatro richiede, con i ritmi di una serie e con le musiche di un film», ha spiegato Popolizio.

 

Guarda il film Uno sguardo dal ponte

 

Per l’allestimento essenziale e stilizzato, una produzione della Compagnia Umberto Orsini, del Teatro di RomaTeatro Nazionale ed Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro Nazioni, il regista si è avvalso dei suoi collaboratori ormai storici, lo scenografo Marco Rossi, il costumista Gianluca Sbicca (che stavolta ha dato il meglio di sé nel far confezionare eloquenti capispalla) e il sound designer Alessandro Saviozzi. Le luci sono affidate a Gianni Pollini.

Lo scheletro del ponte sovrasta l’azione, in primo piano i mobili di famiglia, poveri ma decorosi: Eddie Carbone è un immigrato siciliano che lavora come portuale; nella sua famiglia, come in tante altre arrivate nel Nuovo Mondo, usi e costumi della terra d’origine sono ancora vive e con fatica ci si è adattate a un ambiente di cui ancora non comprendono del tutto regole e abitudini.

All’Avvocato Alfieri il compito di introdurre e commentare la storia: «Questa non è la Sicilia – spiega all’inizio – è Red Hook; quella specie di bassoporto di Brooklyn, che dal ponte va verso l’Atlantico: ed è la gola di New York, che inghiotte tutto il tonnellaggio del mondo. Ormai siamo tutti americanizzati, tutti civili. Ci mettiamo d’accordo, trattiamo; e io non ho più bisogno di tenere una pistola nel cassetto della scrivania». E nel corso di Uno sguardo dal ponte, proseguirà a meditare sul concetto di legge, quella dell’istinto e quella di un Paese civilizzato come l’America, permettendo così a Popolizio di dar seguito a una riflessione sulla giustizia oltre a far da cassa di risonanza ai casi di cronaca e al dramma dell’immigrazione ancora oggi definita come clandestina.

 

Massimo Popolizio e Valentina Sperlì
Massimo Popolizio e Valentina Sperlì (Foto:Yasuko Kageyama)

 

Il destino di Eddie è ineluttabile, così come lo è quello di Marco e Rodolfo, i cugini siciliani sbarcati a New York uno nel disperato tentativo di affrancare dalla fame i proprio figli rimasti in Italia, l’altro in cerca di fortuna e – magari – di un po’ di quella luce che vede brillare a Broadway. A nulla vale la compassione che Eddie Carbone può provare nei loro confronti di fronte alla passione dilaniante – e incestuosa – verso Catherine, la bambina che sua sorella gli ha affidato in punto di morte e che ora, a 17 anni, è nel fiore della sua femminilità. Minacciato il suo legame con la ragazza per l’innamoramento con il biondissimo Rodolfo (che deve essere “non regolare”, come lo accusa più volte: troppo biondo, troppo dolce il suo modo di cantare, troppo femminile la sua capacità di cucire i vestiti), non gli resterà che ricorrere all’unico espediente permesso dalla legge dello Stato, ma contrario alla legge degli uomini: denunciare i due all’immigrazione e dar il via così a quella altrettanto ineluttabile vendetta da parte di chi è stato tradito.

La passione di Eddie, secondo le parole dello stesso Miller, «nonostante sia contraria all’interesse dell’individuo che ne è dominato, nonostante ogni genere di avvertimento ch’egli riceve e nonostante perfino ch’essa distrugga i suoi principi morali, continua ad aumentare il suo potere su di lui fino a distruggerlo».

Testo magnifico, Uno sguardo dal ponte conta su un cast di prim’ordine che ascrive lo spettacolo tra gli imperdibili di stagione per attualità dei temi e per il potente coinvolgimento della messa in scena. Al Teatro Argentina fino al 2 aprile. La tournée prosegue a Bari (dal 13 al 16 aprile), a Parma (18 e 19 aprile), Pistoia (22 e 23 aprile), Viterbo (25 aprile), Fermo (29 e 30 aprile). Gorizia (6 maggio) e Milano (dal 9 al 21 maggio).

 

 

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Francesca Romana Buffetti
Antropologa sedotta dal giornalismo, dirige dal 2015 la rivista “Scenografia&Costume”. Giornalista freelance, scrive di cinema, teatro, arte, moda, ambiente. Ha svolto lavoro redazionale in società di comunicazione per diversi anni, occupandosi soprattutto di spettacolo e cultura, dopo aver studiato a lungo, anche recandosi sui set, storia e tecniche del cinema.

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