"Vita da gatto" di Guillaume Maidatchevsky è al cinema con Plaion Pictures dal 18 aprile 2024

"Vita da gatto" di Guillaume Maidatchevsky è al cinema con Plaion Pictures dal 18 aprile 2024

Vita da gatto, alla scoperta della libertà della Natura

Al cinema dal 18 aprile 2024 il film tratto dal romanzo di Maurice Genevoix, diretto da Guillaume Maidatchevsky, è la storia dell’amicizia tra una bambina e un micetto tigrato, trovato tra i tetti di Parigi. L’occasione per raccontare e scoprire la natura magica e selvaggia degli amati felini

«What Greater Gift Than the Love of a Cat?» («Quale dono più grande dell’amore di un gatto?»), recita una delle citazioni più celebri di Charles Dickinson, il cui legame con Bob è da sempre motivo di orgoglio per gattare e gattari di mezzo mondo. Ora arriva al cinema un piccolo e delizioso film, Vita da gatto, a raccontare una volta di più non solo e non tanto il legame che si può stringere con un gatto ma la sua natura selvaggia e fiera che ce lo fa amare e osservare per ore, quando si condivide con lui un pezzo di esistenza. Il lungometraggio, scritto e diretto da Guillaume Maidatchevsky, è tratto dal libro di Maurice GenevoixRroû, pubblicato in Francia per la prima volta nel 1931. «Ciò che abbiamo mantenuto di Maurice Genevoix è il punto di vista dell’animale, il modo in cui percepisce la natura. Questo è molto più interessante con un gatto perché, a differenza di un cane che può essere ‘addomesticato’ abbastanza rapidamente, il felino è al confine tra due mondi: quello domestico e quello esterno. Ha un lato indomabile, irrefrenabile. Come dice Genevoix nel suo romanzo, ‘il gatto acconsente”’ C’è questo lato in lui che dice: ‘Se mi va’”», ha detto Maidatchevsky.

 

 

Storia di amicizia e formazione

A lui il compito di attualizzare il romanzo e riuscire a mettere in scena la storia di amicizia e di formazione di Clémence (interpretata da una bravissima Capucine Sainson-Fabresse) e di un micetto tigrato nato in una soffitta, tra i tetti di Parigi. Maidacthevsky, specializzato nel riprendere la fauna selvatica, grazie agli studi in biologia racconta spesso storie con focus ecologico, filmando gli animali come farebbe con gli attori, ad altezza occhi. Ha spiegato ancora:

«Volevo raccontare la specie felina così com’è: a volte carina, ma anche cacciatrice, predatrice, capace di giocare con le sue prede. È l’animale che la mattina uccide un uccello in giardino e la sera fa le fusa sul vostro divano! Volevo che i bambini capissero che il gatto ha la sua libertà. E che sta a lui decidere se prenderla o meno».

 

Guillaume Maidatchevsky, regista di "Vita da gatto" è anche biologo (Foto: YouTube)
Guillaume Maidatchevsky, regista di “Vita da gatto” è anche biologo (Foto: YouTube)

 

Un racconto sulla Natura

Nel procedere del racconto, infatti, la piccola Clémence dovrà prendere atto che il richiamo della natura, una volta che Rroû conoscerà l’aria aperta, nella casa in campagna, sarà troppo forte malgrado il loro legame indissolubile, e che l’amore si esprime anche nel lasciare che l’essere amato sia libero. È una storia che potrà strappare più di qualche lacrima, non solo al pubblico più giovane, ma saprà far molto sorridere soprattutto nelle tante scene in cui Rroû scopre il mondo che lo circonda, sia da cucciolo che da adulto. Molto del merito va anche a Muriel Bec, addestratrice di animali molto nota oltralpe, che dopo aver trovato ben 4 gattini tigrati («ma uno di loro è stato responsabile dell’80% delle riprese. Con lui abbiamo instaurato un vero e proprio legame. È arrivato sul set a due mesi e mezzo e ha assorbito tutto come una spugna. È cresciuto davvero con noi sul set», ha raccontato il regista) ha fatto in modo che divenissero dei veri e propri interpreti.

 

Un'altra immagine tratta da "Vita da Gatto" (Foto: ©2022-MC4-ORANGE STUDIO)
Un’altra immagine tratta da “Vita da Gatto” (Foto: ©2022-MC4-ORANGE STUDIO)

Il gatto, animale domestico e selvatico

«La difficoltà con il gatto è che è classificato come animale domestico. Ma in realtà lo affronto come un animale selvatico. Perché, in definitiva, cos’è l’addomesticamento? Un animale selvatico selezionato per servire l’uomo. Certo, sono state create delle razze di gatti, ma dal punto di vista comportamentale il felino non è cambiato quando è entrato in contatto con l’uomo. Quest’ultimo ne ha fatto un alleato per preservare le proprie riserve di grano, ma il suo ruolo non è cambiato dall’antico Egitto. Non esiste, ad esempio, un “gatto da guardia”. Rimane un individuo libero, non vincolato nel suo rapporto con l’uomo. Anzi, è lui il capo: va a farsi accarezzare quando vuole, mostra gratitudine quando ne ha voglia…», si legge nell’intervista a Bec realizzata da Joséphine Lebard per il pressbook.

 

Guarda il trailer di Vita da Gatto

Animali fantastici e come raccontarli

E con i 4 gatti a interpretare Rroû, ci sono sul grande schermo Câline, la gattina bianca, Furyo, il mastino napoletano che diventa Rambo, il compagno di vita di Madeline (la “strega” che vive in mezzo al bosco, interpretata da Corinne Masiero, che aiuterà Clémence nel suo processo di crescita), e gli abitanti della foresta, il maestoso gufo reale, il piccolo cinghiale, la lince, tutti addestrati da Muriel Bec. «Io direi piuttosto che sono una regista di animali – si legge ancora – Il mio lavoro consiste nel preparare un animale in modo che sia disponibile per le riprese. Sono come l’istruttrice di un attore bambino. Faccio in modo che possa recitare il suo ruolo in condizioni che non gli sono naturali, rispettando i suoi codici. In effetti, il mio lavoro si basa su qualità molto specifiche che sono un po’ contrarie a ciò che la società di oggi promuove: pazienza, umiltà, rispetto. Richiede anche molto amore e la capacità di uscire dalla posizione di essere umano superiore che vuole controllare tutto».

Un piccolo inno alla libertà animale

Al netto di un pizzico di retorica di troppo e di qualche lungaggine nei dialoghi dove gli animali sono assenti, Vita da gatto si presenta in fondo come un piccolo j’accuse, contro il nostro amore che costringe i piccoli felini in appartamenti angusti, a osservare il poco di natura che c’è nelle città da una finestra, messa in sicurezza per impedir loro di cadere inseguendo la preda di turno.

In quante e in quanti di noi, gattare e gattari, saremmo così generose come la piccola Clémence nel vederli liberi di essere in tutto e per tutto loro stessi?

Vita da gatto di Guillaume Maidatchevsky è al cinema con Plaion Pictures dal 18 aprile 2024.

 

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Francesca Romana Buffetti
Antropologa sedotta dal giornalismo, dirige dal 2015 la rivista “Scenografia&Costume”. Giornalista freelance, scrive di cinema, teatro, arte, moda, ambiente. Ha svolto lavoro redazionale in società di comunicazione per diversi anni, occupandosi soprattutto di spettacolo e cultura, dopo aver studiato a lungo, anche recandosi sui set, storia e tecniche del cinema.

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