(Foto: creativeart, freepik)

La soluzione è il problema (se mai pensaste che l’uomo è un essere razionale)

Guardare alle questioni sempre dallo stesso punto di vista non ci permette di uscire da percorsi mentali già battuti, spesso condizionati da ideologie e pregiudizi più o meno consci. Ma è sempre possibile sperimentare strade nuove…

“La soluzione è il problema” è un concetto che dovremmo avere presente nelle vicende umane. Spesso e volentieri, infatti, le soluzioni che proponiamo per i problemi sono basate sulla ripetizione stereotipata di comportamenti, e di azioni e reazioni in un circolo distruttivo e senza soluzione, almeno nell’ambito di una logica lineare.

Quindi molto spesso le soluzioni proposte creano o sono il problema, nel senso che lo perpetuano.

Per vedere come si potrebbero invece affrontare i problemi con uno sguardo più aperto e libero e trovare possibili vie di uscita, ci aiuta una storiellina. Si narra di una duchessa molto grassa che non riusciva a dimagrire e a smettere di mangiare. Vari medici si erano alternati con le loro proposte, comunque proponendo diete severe che la duchessa non metteva in pratica continuando a ingrassare. Un medico, alla fine, disse che era evidente che la principessa mangiava perché era debole e aveva l’esigenza di nutrirsi. E quindi le proponeva di effettuare una abbondante merenda con latte e malto mezz’ora prima dei pasti principali in modo da sopperire ai suoi fabbisogni. Si capisce come andò a finire: la principessa vide riconosciuta la sua esigenza di cibo, ma le merende prima dei pasti principali le davano un senso di sazietà che la portava a non mangiare in maniera compulsiva come prima. Il medico, in maniera astuta, aveva agito sulla sensazione di fame e quindi sull’appetito.

Alla ricerca di approcci alternativi…

Questo corrisponde allo stratagemma cinese: “Spegnere il fuoco aggiungendo altra legna”, frutto dell’uso di una logica non ordinaria, paradossale, che affronta il problema con un approccio “a zig-zag”, non lineare. Il libro “Trentasei stratagemmi” (disponibile presso diversi editori, ndr), scritto da autore non ben definito probabilmente nel XIV secolo in Cina, ma comunque basato su una ricca tradizione tramandata oralmente o per iscritto, è un trattato di strategia militare che descrive una serie di astuzie usate in guerra, ma anche in politica e nella vita sociale, e che tendono a far vincere con mezzi ingannevoli o non convenzionali. Questi stratagemmi (vedi anche il libro del V secolo a. C. attribuito a Sun Tzu: “L’arte della guerra”) ci possono indirizzare per risolvere, o perlomeno approcciare in maniera non convenzionale, i vari problemi.

…1) Droghe leggere

Consideriamo il caso della droga il cui uso è giustamente stigmatizzato. Le soluzioni adottate finora (il tentativo di reprimere qualsiasi uso, di qualsiasi sostanza, a partire dalla marijuana) non hanno sortito alcun effetto e anzi il mercato è sempre più esteso, anche con l’introduzione di nuove sostanze, gli sforzi delle autorità sono (inutilmente) ingenti, i cartelli della droga prosperano e guadagnano cifre astronomiche, pervadono tutta la società e certamente, a ogni nuova stretta, aumentano i guadagni. La Direzione Nazionale Antimafia (DNA), in una relazione del 2015, ha denunciato apertamente, a proposito dell’azione di contrasto alla diffusione dei derivati della cannabis, «il totale fallimento dell’azione repressiva» e «la letterale impossibilità di aumentare gli sforzi per reprimere meglio e di più la diffusione dei cannabinoidi». D’altra parte, aggiunge la DNA, dirottare ulteriori risorse su questo fronte ridurrebbe l’efficacia dell’azione repressiva su «emergenze criminali virulente, quali quelle rappresentate da criminalità di tipo mafioso, estorsioni, traffico di essere umani e di rifiuti, corruzione» e sul «contrasto al traffico delle (letali) droghe “pesanti”».

Una strategia

Lo stratagemma da applicare in questo caso è invece: “Rimuovi la legna da sotto il calderone” cioè “Se qualcosa deve essere distrutto, allora distruggi la fonte e quindi da dove il problema si alimenta.” E quindi, secondo gli stratagemmi cinesi, la depenalizzazione delle droghe leggere sembra un intervento di buon senso. In questa direzione, come dice la DNA, politiche di depenalizzazione potrebbero dare buoni risultati «in termini di deflazione del carico giudiziario, di liberazione di risorse disponibili delle forze dell’ordine e magistratura per il contrasto di altri fenomeni criminali e, infine, di prosciugamento di un mercato che, almeno in parte, è di appannaggio di associazioni criminali agguerrite».

Se non si ricorre agli stratagemmi, né al buonsenso, significa che c’è l’interesse a mantenere il problema, per motivi ideologici, o di compiacimento becero dell’elettorato, acritico, che si sente rassicurato dalle azioni di forza senza vedere che queste perpetuano il problema.

…2) Migrazioni

Consideriamo ora il caso delle migrazioni, e non parlo di immigrati, ma del termine più ampio, migrazioni. Le migrazioni esistono fin da quando gli uomini “sapiens sapiens” (che ironia!!) si sono spostati dall’Africa per spargersi in tutto il mondo, circa 70.000 anni fa. In quel caso siamo stati noi sapiens che abbiamo effettuato una “sostituzione etnica“ in Europa, spodestando i Neanderthal. Non è comunque completamente chiaro come i Neanderthal si siano estinti, e in realtà sembra che qualcosa di loro sia rimasto nel nostro corredo genetico, in particolare sembra si sia trattato di un insieme di geni che ha aumentato la resistenza dei sapiens al freddo. E quindi la sostituzione etnica ha portato a noi dei vantaggi questa volta, ma non solo questa volta. Certamente ci sono altre sostituzioni o occupazioni di una precedente nicchia ecologica che non sono vantaggiose per chi le subisce.

In un mondo ove una minoranza sfrutta impunemente le risorse del pianeta, indovinate chi ci rimette? I più deboli, la maggioranza, che vive in paesi che si stanno desertificando o finendo sott’acqua per colpa dei nostri consumi, o che comunque noi sfruttiamo con disinvoltura.

 

migranti abbandonati nel deserto del Niger

 

Qual è stato l’approccio attuale di fronte alle migrazioni, sia che avvengano per cause climatiche e per fame, che per guerra o persecuzioni? Bloccare tutti i canali di migrazione, non mettere in atto canali legali, evitando che i migranti possano inserirsi correttamente nel nostro contesto, e apportarvi i benefici che derivano da persone mediamente molto più giovani per cui la migrazione si risolverebbe in un vantaggio per tutti. È chiaro (ma non ai nostri governanti e a una rilevante parte dell’opinione pubblica, impaurita dai messaggi catastrofici che le arrivano), che definire tutti i migranti come irregolari, non dandogli la possibilità di avere un regolare permesso di soggiorno in tempi brevi, criminalizzandoli e lasciandoli nelle grinfie della criminalità organizzata o a subire lo sfruttamento di lavori precari e in nero, produce una situazione di degrado e/o microcriminalità che favorisce il nostro senso di insicurezza.

Effetti dell’ideologia che tutto fa tranne che permetterci di ragionare lucidamente, e quindi le soluzioni che stiamo mettendo in pratica sono “il problema” nel senso che lo incancreniscono ulteriormente.

Soluzioni e percezioni

In questo caso, se si volesse risolvere il problema senza tanto chiasso, uno stratagemma sarebbe quello di “Traversare il mare all’insaputa del cielo”, cioè compiere azioni senza sbandierarle e quindi rendendole più accettabili. In questa maniera si aggredisce il problema della percezione della pericolosità delle migrazioni, modificando di fatto la sostanza delle cose e creando un contesto più favorevole ad una pacifica coesistenza. Infatti, vediamo cosa è successo in Germania quando la Cancelliera Merkel decise, dal 2015, di aprire le frontiere a un milione e mezzo di profughi siriani. A distanza di alcuni anni, l’esperimento ha mostrato luci e ombre, nel senso di una ragionevole integrazione dei profughi, con spese per lo stato ma con creazione di benessere per tutti, ma anche con un rifiuto da parte soprattutto dei tedeschi dell’ex zona est, dove la percentuale di immigrati è più bassa che altrove ma dove la distorta percezione fa sì che partiti di estrema destra, con parole d’ordine contro gli immigrati, stiano avanzando. E quindi, si vede quanto sia importante una corretta percezione del problema.

 

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Allo stesso modo, in Italia, dove si fanno alto-là per ogni singolo immigrato che arriva a Lampedusa, sono entrati nel 2023 circa 160.000 persone, prevalentemente dall’Africa subsahariana, quindi circa lo 0,25% della nostra popolazione totale. Non ditemi che sarebbe difficile risolvere il problema di questa ridotta percentuale di migranti, se non avessimo sentimenti di repulsione alimentati non dalla situazione effettiva ma da come ci viene presentata. E comunque abbiamo, anche in Italia, l’esempio dei rifugiati ucraini che, a maggio 2023, erano circa 170.000. Avete sentito lamentazioni contro di loro? Vero che lo Stato ha fornito loro un supporto molto limitato e che se ne è fatta carico soprattutto la diaspora ucraina in Italia, ma quando si parla di immigrati si fa riferimento quasi solo a quei disgraziati che arrivano (quando arrivano) traversando il Mediterraneo.

Eppure li richiediamo

Eppure, la richiesta di manodopera non comunitaria, evidenziata dal “click day” celebrato lo scorso 27 marzo 2023, ha visto oltre 250 mila domande presentate dagli imprenditori italiani, il triplo rispetto agli 82 mila ingressi consentiti dal decreto flussi per il 2023. E quindi? È proprio il caso di dire che i nostri governanti (e larga parte degli italiani) sono stupidi, nel senso che, egoisticamente, ci servirebbero più migranti regolari, ma piuttosto che avere i vantaggi preferiamo avere i problemi di un’immigrazione non controllata, con tutte le conseguenze che abbiamo già citato. Aprendo canali regolari si possono anche selezionare i migranti in base alle loro competenze professionali, e non solo avere mano d’opera sfruttata (in nero) a basso costo ma a bassa professionalità. Certamente occorrerebbe pagare stipendi decenti e non al limite della sussistenza mentre (contrappasso!!) i nostri giovani migliori, i più qualificati, devono emigrare per trovare un lavoro pagato decentemente.

È utopia? Può darsi che ce ne sia un po’, ma che ambientalisti estremi saremmo senza utopia?

 

Saperenetwork è...

Tommaso D'Alessio
Tommaso D'Alessio
Ambientalista da sempre, che ha letto, all’epoca, il libro I limiti dello sviluppo, e quindi sta aspettando la catastrofe da 50 anni. Ma nonostante tutto, visto che serve Pensare globalmente Agire localmente, affligge chi gli sta vicino con l’intento di ridurre i consumi, di tutto: cibo, acqua, energia etc. e non cessa di operare per il miglioramento dell’ambiente, soprattutto urbano, nel contesto di Legambiente. È Presidente del Circolo Garbatella di Legambiente che dal 2012 ha in affidamento il Parco Garbatella in Roma, un’area di 40.000 m2, che il Circolo gestisce senza nessun contributo da parte del Comune. Da queste pluriennali esperienze ha avviato la sua strada di ambientalista estremo.

Sapereambiente

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