Una bambina cubana in procinto di ricevere la dose di vaccino. Nel paese caraibico il 97% dei bambini è già stato immunizzato

Una bambina cubana in procinto di ricevere la dose di vaccino. Nel paese caraibico il 97% dei bambini è già stato immunizzato

Azzerano i decessi, colmano i divari e sono adatti ai bambini. Che ne è dei vaccini cubani?

Nonostante le difficoltà, conseguenza del “bloqueo” imposto decenni fa dagli Usa, nell’isola caraibica la gestione pandemica procede con successo. Oltre il 95% degli adulti e il 97% dei bambini sono immunizzati con Abdala e Soberana, vaccini autoprodotti. Che sono a brevetto pubblico, basso costo, e di facile conservazione. L’Oms ha avviato una procedura di prequalifica per valutarne l’esportazione

L’isola del socialismo e dell’embargo, fin da subito, ha rivelato al mondo un’eccellente gestione sanitaria della pandemia. Ed ora, ne sta raccogliendo i primi frutti. A Cuba, infatti, la quarta ondata – dove oltre il 95% della popolazione generale è vaccinata – pur accompagnata da migliaia di nuovi casi, vede dei decessi giornalieri praticamente azzerati.

Nel Paese caraibico, poiché i contrari alla prevenzione sanitaria risultano fondamentalmente inesistenti, non vige alcun obbligo vaccinale, né dichiarato né mascherato.

E la popolazione cubana, con una percentuale di immunizzati al livello globale seconda solo agli Emirati Arabi, si appresta ora a ricevere la terza dose secondo un Piano booster da non molto avviato.

 

L’embargo commerciale, economico e finanziario imposto a Cuba all’indomani della rivoluzione castrista, pesa immensamente sulle sorti dell’isola caraibica. Che però, nonostante tutto, vanta una sanità pubblica eccellente, frutto di ingenti investimenti. Nella foto, la splendida Plaza Vieja, patrimonio dell’Unesco, nel cuore de L’Avana

 

L’immunizzazione dei bambini

Tra le altre cose, alla base dell’efficiente controllo della trasmissione virale – e soprattutto delle sue conseguenze – potrebbe esserci quindi una strategia che ha puntato a proteggere ogni cubano, compresi i bambini dai due anni in poi. Ad oggi, già il 97% dei più piccoli risulta protetto dall’iniezione. Il tutto, grazie alla disponibilità dei due vaccini nazionali pubblici: Abdala, del Centro di Ingegneria genetica e biotecnologia (Cigb), e Soberana 02, dell’Istituto Finlay.

Alla fascia della popolazione più sensibile, tra i due, è stato riservato il secondo, un farmaco pensato appositamente per l’utilizzo in pediatria.

Stiamo parlando di un vaccino a subunità proteiche, così come lo è l’altro, ma anche come lo è lo statunitense recentemente approvato in Italia Nuvaxovid (Novavax).

 

     Guarda il video dell’Ap sui vaccini cubani 

 

Pensati per i più piccoli

Soberana 02, però – come spiega Fabrizio Chiodo, ricercatore italiano che ha collaborato allo sviluppo del vaccino – “utilizza una tecnologia disegnata e sviluppata proprio per la popolazione pediatrica”.

Ad esempio, i già rari eventi avversi emersi dalle somministrazioni con Pfizer e Moderna sono, in questo caso, ancor di più ridotti al minimo. In Europa e altrove, quello della vaccinazione in età giovanile è un tema scottante.

Gli scetticismi, spesso alimentati dalla disinformazione, non possono però essere curati da alcun farmaco. Ma da una corretta, capillare e sana divulgazione scientifica, sì. Cosa che il governo de L’Avana sembra aver portato avanti sin da subito, mentre da noi, almeno in Italia, non si può forse dire altrettanto.

Le valutazioni dell’Oms

Nel complesso, la strategia vaccinale cubana – complice anche una buona dose di fiducia nell’istituzioni pubbliche (quantomeno sanitarie) – ha rassicurato persino gli scettici e attirato l’attenzione della comunità scientifica internazionale. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ad esempio, ha avviato una procedura di prequalifica che potrà agevolare l’esportazione dei vaccini cubani (al momento in cui questo articolo viene pubblicato i vaccini non sono ancora stati autorizzati, non per problemi di efficacia, ma perché la produzione industriale non rispetterebbe gli standard occidentali, ndr). I quali, oltreché stabili a temperatura ambiente e conservabili nei comuni frigoriferi, hanno altri vantaggi.

«Sono a basso costo – ha dichiarato recentemente Chiodo – con un brevetto pubblico ed un trasferimento di tecnologia piuttosto semplice».

Per questo, lo scienziato crede che possano essere importanti nel supporto ai tanti Paesi che non vedranno la loro popolazione vaccinata prima del 2023. Ad oggi, sono già autorizzati in Iran, Venezuela, Nicaragua e Vietnam, Messico, e sono in corso trattative con Argentina e diversi stati africani.

 

 

Lo studio osservazionale

In Italia, ad aprire le porte alla biotecnologia cubana, ci ha pensato invece l’Agenzia per l’Interscambio culturale ed economico con Cuba (Aicec). L’ente ha infatti messo in comunicazione l’Istituto cubano Finlay e l’ospedale Amedeo di Savoia di Torino. Già la scorsa estate, grazie alla collaborazione, l’ospedale piemontese ha analizzato alcuni campioni sierologici di cittadini cubani allo scopo di verificare la capacità del Soberana 02 di neutralizzare le attuali varianti dominanti.

I promettenti risultati hanno poi stimolato un ulteriore studio osservazionale che ha interessato 29 volontari italiani.

Così, lo scorso 15 novembre, sono atterrati nella capitale cubana per ricevere, come terza dose, il Soberana Plus, versione appositamente studiata come dose singola per i convalescenti e poi adottata come booster per tutta la popolazione.

 

Per un accesso equo e universale

Nonostante l’embargo imposto dagli Stati Uniti – e purtroppo recentemente inasprito dall’amministrazione Biden – Cuba sta mostrando una significativa resilienza. Sicuramente, a fare la differenza, sono stati anche gli enormi investimenti del regime comunista nella sanità e nella ricerca pubblica.

Ma se non ci fosse stato il “bloqueo”, comunque, Cuba avrebbe potuto salvare più vite, specie quando i vaccini erano ancora in fase di sperimentazione.

Basti pensare che qualunque bene che abbia anche un solo componente “Made in Usa” non è importabile nell’isola, fatto salvo l’accettare pesanti sanzioni. Ad ogni modo, lo Stato ha gestito più che dignitosamente le criticità e, cosa più importante, ha ricordato l’importanza di un accesso equo ai vaccini. Ad oggi, secondo le stime di Our world in data, il 73% delle iniezioni è avvenuto nei Paesi ad alto e medio reddito, mentre solo lo 0,8% delle dosi è stato somministrato in quelli a basso reddito. Un divario enorme dovuto – per dirlo senza troppi giri di parole – a scelte politico-economiche irresponsabili e negligenti.

 

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Infatti, solo grazie ad una copertura vaccinale al livello globale il più possibile omogenea sarà possibile scongiurare l’emergere di nuove e potenzialmente più pericolose varianti. Come abbiamo visto con Omicron, più trasmissibile e meno letale rispetto alla variante Delta, un nuovo ceppo può, senza troppe difficoltà, eludere la barriera immunologica sviluppata grazie alla vaccinazione. Di contro, l’intento di Cuba, dal principio, è stato quello di produrre vaccini in grado di tutelare la propria popolazione e, allo stesso tempo, dalle caratteristiche tali da colmare certi squilibri internazionali.

Forse, almeno nel corso di un’emergenza sanitaria mondiale, i “battibecchi” geo-politici andrebbero messi da parte.

 

Un gruppo di bambini cubani in una classe
Secondo gli epidemiologi cubani, il vaccino Soberana 02 è stato pensato per la popolazione pediatrica (Foto: Facebook)

 

 

 

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Simone Valeri
Simone Valeri
Laureato presso l'Università degli studi di Roma "La Sapienza" in Scienze Ambientali prima, e in Ecobiologia poi. Attualmente frequenta, presso la medesima università, il corso di Dottorato in Scienze Ecologiche. Divulgare, informare e sensibilizzare per creare consapevolezza ecologica: fermamente convinto che sia il modo migliore per intraprendere la via della sostenibilità. Per questo, e soprattutto per passione, inizia a collaborare con diverse testate giornalistiche del settore, senza rinunciare mai ai viaggi con lo zaino in spalla e alle escursioni tra mare e montagna

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