Giorgio Celli è stato fra i pionieri della rivoluzione green

Giorgio Celli, l’etologo rivoluzionario e il suo “mestiere di vivere”

Giorgio Celli diventò professore ordinario di Entomologia agraria, giovanissimo, nel 1963. Precursore della lotta biologica e contrario ai pesticidi in tempi non sospetti, fu scrittore, intellettuale, poeta, sceneggiatore e attore, oltre che divulgatore televisivo. Una figura rivoluzionaria, che riusciva a far coesistere arte e scienza

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Leggi tutto il dossier con gli interventi di Anna Stella Dolcetti, Micaela Ovale, Mafalda Restelli, Elisa Rossi e Francesca Signoria. Coordinamento di Rosy Battaglia 

Testo di Elisa Rossi

La mia vita è un mosaico di esperienze differenti: cicli diversi in tempi diversi. Oggi, tendo a una forma di eclettismo tra tutto questo, che non so quanto mi gioverà… Comunque, insomma, ho avuto una vita scomoda: perché per i poeti ero un grande scienziato, per gli scienziati ero un letterato.

Così si definiva Giorgio Celli, pioniere della rivoluzione green. 

Gli studi scientifici e le battaglia per la lotta biologica

Etologo, entomologo, accademico, scrittore, politico, divulgatore, conduttore tv, attore e poeta, Giorgio Celli, dopo il conseguimento della laurea in Agraria all’Università di Bologna nell’A.A. ’59-’60, iniziò le sue ricerche scientifiche in entomologia agraria. Inizia così, presso l’ateneo bolognese, la sua carriera di ricercatore e professore ordinario. Le sue ricerche diedero il via ad una lunga battaglia contro i pesticidi. Celli infatti applicava nelle sue indagini i sistemi basati sulla lotta naturale e biologica. Incentivò l’uso di insetti predatori dei parassiti delle piante coltivate: i fitofagi. Dalla parte dell’ambiente e dell’agricoltura, fu proprio per le sue ricerche che entrò in conflitto con le multinazionali del farmaco, produttrici dei pesticidi.

Grazie alle lotte del professor Celli il termine “pesticidi” è diventato di uso corrente, certamente più catastrofico del termine “agrofarmaci”, ma più realista.

Il business dei prodotti chimici in agricoltura preferiva offrire una visione più ottimista degli stessi, tanto che all’epoca gli agricoltori si trovarono spesso a non comprendere le battaglie dell’entomologo. Nel 1983, nell’ambito del progetto “Stato di Salute del Territorio” nato dal contributo della Regione Emilia-Romagna e dell’allora Provincia di Forlì, aprì a Pievesestina di Cesena, la prima biofabbrica italiana di organismi utili: il Biolab (oggi Bioplanet). Questa esperienza venne raccolta nel suo libro La fabbrica degli insetti del 1991, nel quale raccontò gli studi e l’allevamento di questi insetti, come ad esempio il neurottero Chrysoperla carnea e l’acaro Phytoseiulus persimilis utili contro gli infestanti delle fragole, gli antocoridi contro i tripidi e lo psilla del pero.

Dopo un secolo dall’affermazione scientifica della lotta biologica, avvenuta negli Stati Uniti nel 1888, Giorgio Celli sarà firmatario, insieme al Gruppo 19 del Manifesto della Lotta Biologica.

Proprio in questa occasione dichiarò: «La lotta biologica è una strategia di potenziamento della lotta naturale, combatte la natura con la natura. Al contrario della lotta chimica non semplifica, ma rende più complessi, quindi più stabili, gli ecosistemi e non fa aumentare la mutagenesi ambientale».

 

 

Connubio di scienza, arte e divulgazione 

Figura eclettica, oltre alla carriera scientifica e accademica, Giorgio Celli – sin da giovane – coltiva parallelamente anche la sua indole artistica e divulgativa, partecipando nel 1963 al convegno fondativo del Gruppo 63 a Palermo. Parliamo del Movimento letterario di Neoavanguardia che si oppose alle Avanguardie storiche novecentesche e al neorealismo ormai in declino, sperimentando un linguaggio distante dalla tradizione degli anni ’50 e più affine alla realtà sociale del boom economico in atto. In linea con le rivoluzioni promosse dal Gruppo 63, nel ’64 fonda la rivista “Malebolge” insieme a Corrado Costa, Antonio Porta e Adriano Spatola a Reggio Emilia. “Malebolge” uscì per quattro volte fino al 1967 e  pubblicò scritti poetici e narrativi, saggi e degli interventi del Gruppo 63. Di questa esperienza, più in là dirà: «C’ero anch’io, l’entomologo scrittore, un po’ in odore di zolfo per le sue propensioni positiviste e la sua mania di rintracciare continui rapporti tra la letteratura e la biologia».

 

Il primo convegno del Gruppo 63 Palermo riunisce un folto numero di giovani letterati con lo scopo di avanzare nuove proposte di poetica (Foto: Corrado Corradi)

 

Un gattaro in tv

Certamente questa propensione la si ritroverà anche nei suoi numerosi contributi narrativi, in cui è evidente la grande passione per gli animali, soprattutto per api e gatti. Proprio a queste due specie ha dedicato, infatti, tantissimi romanzi e poesie e, per lui che si definiva un “gattaro”, una sua citazione in Minù, Agenda del gatto ricorda:

«I gatti sono stati i miei maestri di etologia. Maestri senza parole, ma con gesti trasparenti; ed io a poco a poco sono diventato un loro ammiratore e un loro complice». 

Il suo forte interesse per le api inizia all’incirca negli anni ’70, quando dà il via ad una serie di progetti di interesse nazionale e internazionale, con al centro l’ape come indicatore biologico di pesticidi. Tra il 1983 e il 1986 il suo gruppo di ricerca dell’istituto di Entomologia di Bologna evidenziò, infatti, un’elevata mortalità in 581 alveari. In linea con questi studi nel 1991 pubblicherà, insieme a Claudio Porrini, un interessante articolo scientifico: L’ape, un efficace bioindicatore dei pesticidi”. Impossibile, poi, non ricordare Giorgio Celli anche per il suo contributo televisivo con Nel regno degli animali. Ideata e condotta dallo stesso Celli, è stata una trasmissione di divulgazione scientifica e culturale andata in onda su Rai Tre dal 1992 al 1998: appuntamento di due ore serali dedito ai documentari naturalistici che celebrò la sua figura al grande pubblico. 

 

“Nel regno degli animali”, il programma televisivo italiano ideato e condotto da Giorgio Celli in onda su Rai 3 dal 1992 al 1998.

“Il mestiere di vivere”

Nel 1963 diventò professore ordinario di Entomologia agraria e, poi, nel 1983 di Tecniche di lotta biologica presso l’Università di Bologna. Sempre in questo ateneo, dal 1992 al 1998 diresse l’Istituto “Guido Grandi” di Entomologia, succedendo al professor Giovanni Briolini. Certamente la sua esperienza accademica fu il frutto dei suoi studi scientifici che, oltre l’entomologia, si mossero tra l’etologia, l’ecologia e la conservazione ambientale. I suoi articoli scientifici sono stati pubblicati su riviste nazionali e internazionali.

 

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Oggi, 11 giugno, si ricorda la sua importante figura, la sua forte personalità intrisa di sentimenti e attivismo ambientalisti. Molti sarebbero i modi per farlo, eppure ce n’è uno che forse in pochi conoscono e che racchiude la sua ricca versatilità: la sua ultima lezione universitaria, “Il mestiere di vivere”. Un ultimo insegnamento che ha voluto regalare ai suoi allievi, quei ragazzi che un giorno avrebbero fatto tesoro, a favore di tutti, della sua importante eredità scientifica e umana. “Il mestiere di vivere” si è tenuta il 27 novembre 2007 presso l’ateneo bolognese e, citando l’Unibo Magazine è stata: «Una libera riflessione sui rapporti di scienza e arte».

Due mondi che forse in pochi sono riusciti a far coesistere per un unico fine: una rivoluzione green. 


L’articolo è stato realizzato nell’ambito del Corso di giornalismo ambientale e culturale di Sapereambiente. Workshop a cura di Rosy Battaglia.

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